Il barbaro assassinio del piccolo Alì – il bimbo palestinese bruciato vivo da un colono israeliano – non è un episodio isolato ma, al contrario, il punto d’arrivo di una politica di estrema destra basata sull’esaltazione della violenza, la protezione della malavita organizzata ed il ripudio della democrazia.
Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
Come si può fomentare il razzismo antiarabo e poi nascondersi dietro la difesa degli omosessuali? Il giornalista israeliano Gideon Levy commenta correttamente questa ipocrisia: ‘’Non è semplicemente possibile fare il tifo per il comandante della brigata che spara ad un adolescente, e poi essere scioccati dai coloni che danno una famiglia alle fiamme; sostenere i diritti dei gay, e tenere una conferenza nella fondazione in Ariel; essere illuminati, e poi assecondare la destra e cercare di collaborare con essa’’ 1. Il male – dice Levy – non conosce limiti; inizia in un posto e rapidamente si diffonde in tutte le direzioni.
I laburisti – ad esempio – mantennero in piedi i Tribunali rabbinici dando poi alla destra neoliberista la possibilità di instaurare uno Stato teocratico e totalitario. Israele, oggi, non può essere considerato un paese democratico.
L’assenza di democrazia è solo uno dei tanti aspetti che connotano quello che pretende di essere chiamato – con un fondamento decisamente razzista – Stato ebraico. In Israele la delinquenza e la malavita organizzata hanno carta bianca.
Israele: il regno delle cosche mafiose
L’ambasciatore americano James Cunningham (quindi una fonte non imputabile di antimperialismo radicale) nel 2009 scrisse un documento intitolato “Israele, una terra promessa della criminalità organizzata”. Secondo Cunningham la mafia ‘’ha radici di lunga data in Israele, ma negli ultimi anni si è notevolmente potenziata.” 2
Cunningham spiega che si tratta di un’ organizzazione spietata e senza scrupoli. I gruppi criminali israeliani “hanno dimostrato la loro capacità e volontà di scontrarsi tra loro senza alcun riguardo per eventuali vittime innocenti’’. Cunningham ritiene che la polizia e le autorità israeliane ‘’non sono in grado di agire in modo efficace’’. Mi domando: come potrebbero agire in modo efficace quando il boss mafioso Yaakov Alperov era intimo amico di Ariel Sharon e di suo figlio?
Il documento è interessante perché vengono indicati i clan più pericolosi che ormai fanno il bello e cattivo tempo in Israele:
“Cinque o sei clan dominano in Israele : Abergil, Abutbul, Alperon, e Rosenstein . Arresti e omicidi hanno creato un vuoto di potere al vertice. Nuovi clan come : Mulner, Shirazi, Cohen e Domrani si sono mossi rapidamente per colmare il divari”o.
Questi criminali sono in possesso di più passaporti e possono circolare liberamente in Europa. Altri – ammette lo stesso ambasciatore – dispongono dell’ esenzione del visto per gli Stati Uniti. Una organizzazione malavitosa forte, senza scrupoli e in grado di infiltrarsi nelle istituzioni pubbliche. Chi comanda in Israele: Netanyahu o i seguaci del boss sionista Mayer Lansky? E se Netanyahu stesso fosse una loro pedina? Di certo il malaffare nello Stato ebraico è endemico.
IL regime sionista gestisce una delle “più sporche ed immorali economie del mondo” (parole dell’ebreo antisionista Gilad Atzmon). Sempre Atzmon afferma:”L’ economia israeliana è in fortissima espansione perché truffatori del calibro di Bernie Madoff riciclano il proprio denaro tramite i Sionisti e le istituzioni israeliane da decenni”. 3
Andiamo di male in peggio, ultimamente Wikileaks ha rivelato che ‘’fonti nella polizia (israeliana) ritengono che la malavita organizzata russa (Mafia russa), abbia riciclato fino a 10 miliardi di dollari americani tramite le holding israeliane” 4. Circa 18 famiglie controllano il 60 % dell’equity value di tutte le compagnie del territorio.
Tutto questo non basta, Israele ha un altro triste primato: lo sfruttamento della prostituzione.
Israele: regno della prostitutuzione
Rebecca Hughes * ha rilevato che “in Israele ci sono migliaia di individui che si prostituiscono, molti dei quali bambini’. Ed ancora: ‘Sebbene il lenocinio sia illegale in Israele, il 90% di queste donne e bambini sono proprietà altrui e subiscono violenze per mano dei loro papponi o dei loro clienti”.
Forse le leggi contro il lenocinio non sono applicate in modo efficace: possibile che sia solo questo o dietro c’è ben altro?
Sicuramente la tratta degli esseri umani è un bell’affare per l’economia del regime di Tel Aviv: dalle 1000 alle 3000 donne vengono vendute annualmente. I volontari del Center to Help Foreign Workers, e del Clinic for the Fight Against Women Trafficking hanno documentato come la maggior parte di loro siano state portate in Israele attraverso l’inganno.
N. sostiene che il suo pappone usava le donne come merce di scambio. “Se voleva verdure al supermercato avrebbe “dato” una delle sue donne ad un dipendente in cambio delle verdure. Ci barattava con il cibo, i gioielli e altre cose”.
Y., proveniente dalla Moldavia, sostiene che veniva costretta alle pratiche sado-maso. “I clienti ci picchiavano. Avevano strumenti speciali. Mi facevano gocciolare cera bollente su tutto il corpo e mi costringevano a fare cose dolorose e degradanti. Naturalmente, ne godevano: pagavano un extra per questo”.
N., proveniente dall’Ucraina – lavorava sulla Peretz Street a Tel Aviv – spiega perché le donne non scappano. “Tutte noi sognavamo di scappare, ma loro sono riusciti anche a rubarci questo sogno dopo che una se n’era andata. Una settimana dopo che era scomparsa, la casa della sua famiglia in Moldavia è stata attaccata con bombe incendiarie.
Ella sostiene che veniva dato loro un giorno libero al mese: il primo giorno del loro periodo. “Il primo giorno potevamo staccare. Il resto del tempo avevo il mio periodo. Dovevo usare un diaframma per impedire le emorragie. Ma dovevo continuare a prendere clienti”.
Fonte: http://andreacarancini.blogspot.it/2013/05/israele-linferno-dello-schiavismo.html
Testo originale: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3060127,00.html
Che altro dire ? L’ennesimo sproloquio sulla ‘’democrazia’’ israeliana lo leggerete sicuramente nel prossimo articoletto di Roberto Saviano ma è importante sapere che la realtà è ben altra.
* Rebecca Hughes è la vice-coordinatrice dei progetti della task force di ATZUM contro il traffico di esseri umani, un ente che vuole coinvolgere l’opinione pubblica e le agenzie governative in modo che affrontino e sradichino il moderno schiavismo in Israele
http://contropiano.org/articoli/item/32194
http://frammentivocalimo.blogspot.it/2010/12/israele-la-mafia-israeliana-preoccupa.html
http://www.globes.co.il/en/article-1000605267
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7951