Guerra e pace


Volodymyr Zelensky ha affermato che presenterà al Presidente americano Joe Biden e ai candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump, un piano di pace per porre fine alle ostilità con la Russia. I giornali hanno riportato la notizia ponendo in rilievo la volontà ucraina di perseguire la pace. Sembra di leggere un episodio del testo di Collodi Pinocchio. Il leader dell’Ucraina chiede armi e ribadisce che la guerra è voluta dall’Ucraina per difendere l’integrità del proprio territorio. Dunque è l’Ucraina a condurre la guerra, è qui che viene in mente Pinocchio con le sue bugie; se è l’Ucraina a combattere sul campo la guerra e a volerla, perché mai il piano di pace dev’essere vidimato dagli Stati Uniti?

La necessità dell’assenso americano dimostra in modo lapalissiano ed incontrovertibile che la guerra è degli Stati Uniti; l’oligarchia ucraina è solo lo strumento docile e dipendente dei disegni americani. La verità che tutti hanno sempre saputo è ora dichiarata con spavalderia da Volodymyr Zelensky. La dipendenza dagli Stati Uniti, ormai padroni dell’Ucraina, è resa ancora più evidente dalla disponibilità del Presidente dell’Ucraina a condividere il piano di pace anche con i candidati alla Casa Bianca a prescindere dal colore politico. Se la pace dipende dal consenso statunitense, è inevitabile che anche la guerra dipende dagli Stati Uniti. L’unità degli opposti guerra-pace  han un unico fondamento: gli Stati Uniti e la NATO loro emanazione. Si badi che gli altri Stati fornitori di armi non sono interpellati, perché anch’essi subiscono il guinzaglio statunitense.

Le bugie di Pinocchio si manifestavano con l’allungamento del naso, in quanto nessuna bugia resta a lungo celata. Il clero mediatico si limita a riportare le parole di Volodymyr Zelensky o come detto a sottolineare la volontà dell’Ucraina di trovare una soluzione, ma verità debitamente aggirata è ormai palese. Se facciamo un altro passo in avanti dovremmo porci un’ulteriore domanda: il popolo ucraino in questi anni di guerra non è mai comparso nei media, non ha mai avuto parola e non ha potuto votare.  Esso è solo uno spettro, una presenza astratta e muta di cui non conosciamo le parole, i volti e i sogni. Il popolo è stato rimosso dalla storia, benché dia il sangue e muoia sul campo di battaglia o nelle città. È per noi uno sconosciuto. I giornalisti e le oligarchie mondiali  parlano per loro. L’unica certezza conclamata è che l’Ucraina si avvia a diventare una semicolonia formalmente indipendente.

Gli ucraini hanno avuto una grande occasione, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, potevano essere, data la posizione geografica dell’Ucraina,  terra di mezzo che poteva diventare il punto di equilibrio tra l’Est e l’Ovest, tanto più che al suo interno è presente una  consistente minoranza russa. I russi sono circa il 18%.  L’Ucraina poteva giocare la sua partita divenendo ponte tra due mondi, invece oggi è ciò che resta di uno Stato. Il popolo ha perso, non ha avuto la possibilità di scegliere.  Se per avviare delle improbabili trattative di pace  essa deve ricevere la benedizione americana lo Stato ucraino nei fatti non esiste più, è solo uno Stato formale-fantoccio.

Dobbiamo imparare a distinguere le oligarchie dai popoli, i quali spesso non li rappresentano e perseguono solo interessi finanziari transnazionali. In Ucraina, in ultimo, è evidente ciò che è meno palese in Occidente: la crisi pericolosa e a tratti irreversibile delle democrazie. Questo è il tragico punto di contatto tra tutti i popoli a prescindere dagli schieramenti più mediatici che reali. Anche l’iniziativa di pace pare arenarsi tra le bugie e i nasi che si allungano, giacché l’iniziativa è preceduta dalla richiesta fatta all’Italia di usare armi in territorio russo. Si dichiara la pace, ma si pianifica la guerra in modo sempre più aggressivo…

Fonte foto: BBC (da Google)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.