Comparve dal nulla, esattamente nove mesi fa, autoproclamandosi presidente legittimo, anzi Salvatore del Venezuela. E, immediatamente e direi miracolosamente 55 paesi del mondo, nello stesso giorno, lo riconobbero per tale. Come in un film di Hollywood, anzi di Washington.
Era Bello e Buono. Mentre il suo avversario era Brutto e Cattivo. Ed era, di conseguenza, destinato a trionfare alla fine del film, con l’eliminazione del suo Nemico. Come e in che forma questa dovesse avvenire non veniva precisato ma, scartando e/o pudicamente negando le due ipotesi estreme – negoziato e intervento armato o, pardon, “interventismo democratico”, non poteva esserlo. Rimanendo in campo solo le due ipotesi, queste sì fantascientifiche anzi miracolistiche, dell’insurrezione popolare o dello scoppio di una specie di guerra civile ma all’interno del regime.
Nell’una né l’altra si sono, infatti, verificate. Di più il soccorso dell’Interventismo democratico non si è materializzato per mancanza di volontari; a partire dallo stesso Trump, in aperto dissidio con Bolton su questo e su altri temi, sino a licenziarlo via tweet.
Rimaneva in campo, allora, il solo negoziato: cui il Cattivo, fatto strano, si è dichiarato disponibile prima e con più convinzione del Buono, fino a riaprire il dialogo con l’opposizione moderata fino al suo rientro in Parlamento; e fino a ad accettare l’ipotesi di elezioni, internazionalmente verificate e fonte, comunque, di una legittimità condivisa.
Nel contempo, udite udite, la stessa Amministrazione, tramite il responsabile della questione venezuelana, l’ex superfalco Elliot Abrams, riconosceva l’esistenza in vita di Maduro e di uno schieramento popolare a lui acquisito, traendone le necessarie conseguenze. Primo: che ”un accordo che lasci sopravvivere il chavismo è l’unica via d’uscita alla crisi attuale”. Secondo: che “una soluzione negoziata è l’unica garanzia per una democrazia stabile” e che “tutte le soluzioni negoziate implicano garanzie per i perdenti”.
Un’analisi fattuale che ci pare corretta. Probabile, infatti, che il regime di Maduro non goda più della maggioranza dei consensi; altrettanto, se non di più, che non lo goda nemmeno lo schieramento che fa capo a Guaidò.
Comunque vadano le cose si è evitato il peggio. E, siccome ogni “ruptura pactada” comporta l’oblio, gli stessi europei dimenticheranno il loro improvvido riconoscimento di sei mesi fa.
Fonte foto: L’Indro (da Google)