In Pakistan, il colpo di stato ‘’bianco’’ ai danni di un governo semi-indipendente s’inserisce nel quadro geopolitico e di classe che vede le nazioni ‘’non allineate’’ schierarsi contro la proiezione unilaterale del Pentagono. Con la guerra in Ucraina, gli Stati Uniti hanno accelerato la necessità, da parte del mondo non globalizzato dagli anglosassoni, di resistere alla costruzione di una nuova Architettura di potere: la mondializzazione del capitalismo statunitense basato sui crediti sociali, di fatto un atto di sudditanza dei ‘’nuovi’’ diseredati alla dottrina della ‘’guerra perpetua’’. Gli USA non hanno perdonato al premier pakistano, Imran Khan, l’appoggio all’Operazione Z ed allo sradicamento della ‘’banda di drogati e neonazisti’’ ucraini: i nazisti neocons. Washington, massacrando i socialisti nella Nuova Russia e trasformando il Pakistan in uno ‘’stato paria’’, globalizza neofascismo ed islamofobia, due facce della stessa medaglia: l’anima nera dell’imperialismo statunitense.
La saldatura del nazionalismo conservatore indiano con lo sciismo antimperialista ed il “socialismo neoconfuciano” (tre dottrine politiche apparentemente inconciliabili) rappresenta il compimento della Linea Soleimani: l’elaborazione politico-militare dell’Asse fra Iran, India e Cina di transizione al mondo multipolare, non cosmopolita, ma basato sulla valorizzazione delle culture autoctone. L’internazionalizzazione del sogno di Frantz Fanon ed Ali Shariati venne raccolta dal generale-martire, vigliaccamente assassinato da Donald Trump su ordine di Netanyahu.
I servizi segreti pakistani, l’ISI, hanno prima osteggiato il conservatorismo antimperialista dei Talebani, per poi contribuire insieme alla Repubblica Popolare Cinese ad abbattere un governo fantoccio degli Stati Uniti: Kabul è l’ago degli equilibri strategici nel cuore dell’Eurasia. L’analista di Sollevazione, OG, ci ha offerto degli ulteriori spunti di riflessione sulla natura ideologica del golpe pakistano:
‘’Di conseguenza, di fronte alla sorprendente iniziativa di Khan di visitare Vladimir Putin a Mosca proprio il giorno dell’ inizio dell’Operazione speciale militare (SMO) e al reiterato sostegno a Mosca tributato dal premier nonostante la medesima posizione filorussa dei nazionalisti indiani di Modi, il 2 aprile scendeva ufficialmente in campo l’influente generale Qamar Javed Bajwa, capo dell’esercito di Islamabad (Pak Fauj) e dunque massima espressione politica dell’ISI. Il generale pakistano condannava Putin e la Russia e pur nell’auspicio della immediata soluzione diplomatica sosteneva esplicitamente l’estrema destra nazionalista e “filonazista” di Kiev, come del resto aveva fatto dall’inizio dell’operazione militare il Partito del Congresso di Dehli, sempre più minoritario nel dibattito interno e sempre più disprezzato dalle masse popolari indiane, che considerano quasi generalmente Modi una sorta di emanazione divina venuta per restaurare il primato mondiale indiano e per ridare all’India il suo posto al sole.’’ 1
Non mi stancherò mai di ripetere che la politica, all’esterno del mondo globalizzato, non è caratterizzata dalla dicotomia destra/sinistra e religiosi/laici, ma dalla contrapposizione fra Resistenti e Collaborazionisti: il potere militare di Islamabad non può sopravvivere senza la contrapposizione col nazionalismo filo-israeliano induista, ciononostante pur di scontrarsi con Nuova Delhi preferirebbe diventare una agenzia della CIA. Contrariamente a quanto scrive OG in un altro articolo, Israele è un prodotto del colonialismo inglese: la sopravvivenza del regime sionista è legato al flusso d’armi provenienti dal Pentagono e dal denaro sporco della City di Londra. Tel Aviv non ha futuro fuori dall’imperialismo.
Il giornale antimperialista cinese, The Global Times 2, ha inquadrato la questione in termini meramente economicisti: secondo gli analisti cinesi, il Pakistan, al di là della natura politica del proprio governo, non può sganciarsi dalla Via della Seta. La grande questione del nostro tempo non è (solo) economica, ma militare: l’imperialismo statunitense non teme – più di tanto – le relazioni commerciali pan-planetarie intrecciate dal Partito Comunista Cinese, ma la cerchia dei neoconservatori è rimasta terrorizzata dall’Operazione Z. Il Pentagono segue l’ “istinto di classe”: il PCC ha al proprio interno una fazione ‘’neoliberista’’ che rappresenta il ponte della Cina con le centrali del capitalismo finanziario osteggiate dal presidente Xi Jinping.
L’esercito di leva russo ha una base sociale indiscutibilmente popolare. Attraverso l’Operazione Z, la Federazione Russa non si è limitata a vendicare il martirio di migliaia di comunisti nella Nuova Russia, ma ha dimostrato al sub-imperialismo europeo la superiorità militare delle sue forze armate. Non è (soltanto) antifascismo, ma antimperialismo.
Il presidente Xi Jinping, interprete del marxismo-leninismo nell’epoca dell’imperialismo del ventunesimo secolo, ha due priorità: (1) strangolare la mafia di Shangai legata alla fazione ‘’dem’’ dello Stato profondo statunitense; (2) trasformare la Cina in una grande potenza militare, rilanciando la dottrina maoista del Maresciallo Lin Piao, la mondializzazione della rivoluzione anticoloniale contro la borghesia metropolitana Anglo-Sionista. Lo statista Xi ce la può fare.
Gli USA cercano di cambiare l’orientamento geopolitico del Pakistan in proprio favore: Russia ma Cina ed Iran possono riorientare la bussola euroasiatica. Mosca prima ancora di Pechino e Teheran. Il presidente pakistano ha denunciato una ‘’cospirazione occidentale’’: Washington vorrebbe trasformare il Pakistan in uno ‘’stato paria’’.
https://www.sollevazione.it/2022/04/il-golpe-in-pakistan-di-og.html
https://www.globaltimes.cn/page/202204/1259071.shtml?fbclid=IwAR1xZIiDpLpDCb8u2QKVXQGeL5ZYAvrGwtIUKqQm0PUcgUaYEADtcBKnjeI