La morte dell’ex presidente egiziano Morsi, un reazionario al servizio della fazione cosmopolita dell’imperialismo USA, rende necessari alcuni chiarimenti, prevalentemente di natura geopolitica, sulla Confraternita dei Fratelli Musulmani.
1.
La Confraternita dei Fratelli Musulmani nasce come movimento reazionario ed anticomunista, organico all’islamismo radicale. Avverso tanto all’occidente capitalistico quanto all’oriente socialista, quest’organizzazione non tollerava l’eresia sciita e le riletture nazionaliste dell’Islam. Il giornalista Thierry Meyssan con la straordinaria ricerca storica Sotto i nostri occhi, ha ultimato la prima storia della Confraternita. Conviene citare quanto scrivevo nel febbraio scorso.
‘’La dottrina dei Fratelli Musulmani corrisponde all’Islam politico il quale si definisce islamismo. Secondo il fondatore della Confraternita, Hasan al-Banna, il movimento avrebbe perseguito questi obiettivi: (a) ‘’una riforma della legislazione e l’unione di tutti i tribunali sotto la Sharia’’; (b) il reclutamento militare per istruire un servizio volontario sotto la bandiera del jihad; (c) il collegamento dei paesi musulmani e la preparazione per la restaurazione del Califfato, applicando l’unità richiesta dall’Islam (pag. 131- pag. 132). Il movimento islamista, dalla metà degli anni ’40, diede inizio ad una escalation di assassinii politico-religiosi attirando l’attenzione di CIA e MI6 britannico; l’intelligence angloamericana non poteva lasciarsi sfuggire una organizzazione settaria capace di trasformare, nel giro di pochissimo tempo, i propri aderenti in spietati assassini’’
‘’Esiliati dall’Egitto panarabo, i Fratelli trovarono rifugio in Arabia Saudita dove, giurando fedeltà al re, si divisero in due sette: i Fratelli sauditi ed i ‘’sururisti’’. Questi ultimi cercarono una inedita fusione fra l’ideologia wahabita ed il jihadismo predicato da Sayyid Qutb. In realtà l’Islam saudita e quello dei Fratelli hanno poco in comune; la sete di sangue della Confraternita impedisce alla monarchia di garantirgli agibilità politica, per cui la famiglia reale si impegna nel sostenere, su scala planetaria, i seguaci di Qutb a condizione che si astengano dal cercare di fare politica in Arabia Saudita. L’imperialismo USA ha tratto vantaggio dall’alleanza strategica degli islamismi, garantendogli copertura politica e mediatica. Una scuola di ‘’politicamente corretto’’, sapientemente allestita dalla CIA, istruì i predicatori sul linguaggio da adottare davanti al grande pubblico ’’
Con la Rivoluzione nazionalista di Nasser, la setta – che negli anni ’30 riteneva ‘’non islamico’’ lo stile di vita lussuoso dei Saud – iniziò una agguerrita lotta antisocialista ed antipatriottica diventando un movimento ‘’vendi patria’’. Lo storico marxista Mohamed Hassan rileva che: ‘’A contatto con gli wahhabiti, alcuni dirigenti della Società sono diventati più reazionari. Altri si sono notevolmente arricchiti facendo affari con la borghesia compradora del Golfo’’. L’orrenda monarchia saudita, col plauso della CIA, creò una vera e propria Gladio islamica: ‘’Inoltre, l’Arabia Saudita ha inondato di denaro le università della regione per promuovere l’islamismo. I campus sono stati un terreno fertile per la predicazione della Società. Negli anni ’50 e ’60, questi campus erano generalmente divisi in due: da un lato i comunisti e dall’altro gli islamisti. La Società non aveva atteso il sostegno dell’Arabia Saudita per far arrivare le sue idee un po’ ovunque. Ma l’alleanza con le petromonarchie ha letteralmente “potenziato” la diffusione del suo messaggio. Poi ci fu la morte di Nasser, il cambio di direzione di Sadat e la caduta del blocco sovietico. Ed è l’ideologia islamista che ha vinto la battaglia delle università. Ciò ha avuto un impatto considerevole sulla formazione politica dei giovani arabi, impatto che si sente ancora oggi attraverso le manifestazioni che scuotono la regione’’. Il fondamentalismo sunnita entrò in contrasto coi nemici storici di Washington, venendo preso in custodia dal complesso militar-industriale ‘’yankee’’. Il defunto presidente Morsi era un figlio bastardo e disconosciuto di questa reazionaria alleanza.
2.
Il golpe del generale El Sisi (2013) rientrò all’interno del conflitto fra il cosmopolitismo ultra-borghese ed il nazionalismo territoriale israeliano. La fazione ‘’nazionalista’’ del sionismo razzista prese, seppur per poco tempo, il sopravvento sui cosmopoliti dominati dal clan Clinton.
Dall’altra parte, il generale El Sisi avviò un processo di modernizzazione capitalista contrastante con il progetto dei Fratelli Musulmani (appoggiato da Clinton) di ripristino di un ordine neofeudale. La repressione post-golpe fu durissima, ma – seppur filosionista – la nuova casta dei militari egiziani sfruttò le frizioni inter-capitaliste edificando un, per nulla inedito, capitalismo ‘’nazionale’’ post-coloniale. La fazione burocratica e militarista della borghesia egiziana ebbe la meglio su quella islamista, troppo fluida e manipolabile. Il capitalismo invertebrato dei Fratelli Musulmani non dà garanzie di stabilità ad una parte dell’oligarchia mondiale: Alt Right, neoconservatori repubblicani e sionisti nazionalisti.
Chi è il ‘’meno peggio’’: il tagliagole Morsi o il sionista El Sisi? Entrambe le scelte sono peggiori.
3.
L’Iran non considera la Confraternita (reazionaria) dei Fratelli Musulmani una organizzazione terrorista. Quanto meno, i rivoluzionari sciiti dovrebbero averne una opinione alquanto negativa; i Fratelli Musulmani non contemplano l’idea di nazione ed avversano, con tanto d’azioni terroristiche, la Rivoluzione della oppressi lanciata dall’Imam Khomeini.
Nel blog Sollevazione è stato pubblicato un interessante saggio dal titolo L’Iran in difesa dei ‘’Fratelli Musulmani’’ di F.f. Leggiamo:
‘’ Molti analisti del Vicino Oriente, assolutizzando erroneamente la questione siriana, che costruisce un unicuum nella regione, in cui effettivamente Iran e l’Hezbollah si trovano nel fronte della difesa del Presidente Bashar al Assad e del Baath siriano di contro alla Fratellanza musulmana siriana, confondendo le acque e avvelenando i pozzi – proprio come è del resto nei piani del Sionismo razzista e colonialista – scrivono e propagandano una fantomatica contrapposizione di civiltà e di obiettivi tra l’Iran sciita e il Qatar/Fratellanza musulmana. Di contro, grazie all’azione lungimirante e “provvidenziale” dello statista Ahmadinejad, la relazione tra Iran e Qatar, centro simbolico dell’Islam clemente e mite della Fratellanza musulmana globale, si può ben considerare assolutamente strategica per la Repubblica persiana’’ 3.
Ci sono alcune questioni, per chi scrive basilari, sottovalutate:
- L’alleanza fra la fazione antimperialista dell’Islam sciita, precisamente i Guardiani della Rivoluzione, gli Hezbollah ed il Partito Baas è strategica. La linea Ahmadinejad (inglobare l’Islam sunnita nell’idea imperiale dello sciismo di stato), di fatto, è stata sconfitta.
- L’Islam sunnita, chiusa la parentesi del socialismo panarabo, ha accettato tutti i postulati capitalisti occidentali. L’alleanza fra la Confraternita dei Fratelli Musulmani e l’imperialismo ‘’cosmopolita’’ occidentale è diventato addirittura una sorta di baluardo della “sinistra imperiale”.
- L’Iran, attraverso il realismo politico, vorrebbe evitare la fitna portando la ‘’setta’’ dei FM su posizioni ‘’non terroristiche’’. Una linea discutibile che, gran parte delle organizzazioni antimperialiste (anche sciite), respingono.
La prospettiva politica dell’Iran è la liberazione della Palestina storica, quella dei Fratelli Musulmani è lo scontro di civiltà contro il blocco (capitalista) emergente euroasiatico. Non vedo punti di contatto.
4.
Il defunto ex presidente Morsi era un uomo dell’imperialismo ‘’liberale’’ USA, colpevole d’aver assecondato la sovversione wahabita contro Damasco. Non ha mosso un dito in difesa del popolo palestinese, contrariamente cercò di rovesciare diversi anti-sionisti storici: Fronte popolare di liberazione della Palestina (Comando – Generale); Hezbollah; Partito Baas siriano. Un reazionario con la cittadinanza statunitense.
Il popolo egiziano, in questo momento, è lontanissimo tanto dall’antimperialismo di Nasser quanto dall’anti-sionismo di Khomeini. L’oscurantismo, ciononostante, sembra un (drammatico) ricordo.
1.
https://www.linterferenza.info/cultura/la-nuova-guerra-fredda-secondo-thierry-meyssan/?fbclid=IwAR2PrIr1gtCXf1179-UQRIWqWvBnrlu6nN5glTmKJST5MBQY1xA4mT6EnP0
2.
http://www.resistenze.org/sito/os/mp/osmphe22-019160.htm
3.
https://sollevazione.blogspot.com/2019/05/liran-in-difesa-dei-fratelli-musulmani.html