L’esercito israeliano, mercoledì scorso, ha assaltato la casa di Hadil Owda, moglie di Mohammad al-Faqih, aggredendo fisicamente la donna. Si è trattato di un pestaggio, come riferisce l’agenzia infopal: ‘’Secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Al Ray, la famiglia ha affermato che le forze militari israeliane hanno invaso l’abitazione di Owda, mentre donne-soldato hanno picchiato la giovane sull’addome con l’intento di farla abortire. Hanno anche cercato di arrestarla, quando il padre improvvisamente ha perso i sensi ed è stato portato in ospedale.
La moglie di Faqih è al quarto mese di gravidanza e più volte, secondo quanto riferito dalla famiglia, le forze israeliane le hanno chiesto di abortire’’ 1.
L’episodio, che rientra nella molto discutibile categoria di femminicidio – sorprende la codardia dei soldati e delle soldatesse israeliane che si accaniscono, con calci e pugni, contro una donna indifesa – è stato sapientemente occultato dai media occidentali, a partire dalle omertose ‘’neofemministe capitaliste’’ europee e statunitensi. Per quale ragione? Prima di tutto, è fondamentale rilevare che la cosiddetta “questione di genere” – contrapposizione uomo/donna; antagonismo eterosessuali/minoranze lgbt – è, dall’inizio alla fine della narrazione, un’arma geopolitica degli imperialismi occidentali contro il blocco capitalistico euroasiatico e i paesi musulmani. Non si tratta – come certa propaganda vorrebbe dare a bere – della difesa dei diritti civili (magari contrapposti alla ben più rilevante questione dei diritti sociali), ma di un rimodellamento dei rapporti sociali finalizzato a stravolgere la nostra “postura” ideologica ed esistenziale: lo stile di vita del gay “ricco borghese”, molto spesso strafottente e orientato politicamente a destra (che comprende anche la ”sinistra” liberal…), come obiettivo da raggiungere, si contrappone tanto alla legittima lotta al “machismo” quanto alla centralità della lotta di classe nei paesi a capitalismo maturo. Malgrado il tamburo battente della propaganda ufficiale, dobbiamo fare tutti quanti uno sforzo e capire come non sia casuale che l’imperialismo Usa abbia scelto una donna, Hillary Clinton, la Regina del Caos, per scatenare una ipotetica terza guerra mondiale contro la Russia. Sono queste le ragioni per cui, ipocritamente, le femministe borghesi fanno spallucce di fronte alla pulizia etnica della Palestina, fregandosene altamente del massacro che l’imperialismo della Triade – Usa, Gran Bretagna e Israele – ha pianificato, da tempo, contro i popoli sottoposti a dominio coloniale e post-coloniale.
Israele e il sessismo come arma di guerra neocoloniale
L’avvocatessa dell’OLP, Diana Buttu, ha ricevuto numerose email cariche di odio – sessista/ sionista – e di violente minacce. La sua testimonianza la dice lunga sulla condizione patologica della società israeliana’’: “In passato ricevevo messaggi in cui mi chiamavano pazza o fuori di testa, ma ora dicono cose come ‘dobbiamo uccidere tutta la feccia musulmana’, senza scordare i gruppi organizzati di israeliani che inviano regolarmente messaggi di posta elettronica per insultarmi.” 2 Il sessismo violento – secondo la Buttu – è diventato ‘’tradizione’’ nella pratica sionista anche a causa dei modi rozzi e violenti, legati ad una concezione etnicista dello sfruttamento capitalistico, del primo ministro Netanyahu: “Quando si ha un primo ministro che definisce la persone che hanno ucciso i tre coloni israeliani ‘animali umani’, o come Ayelet Sheked (membro della Knesset) che chiama le persone ‘serpenti’ che devono essere ‘sterminati’ … Questo si riflette nel livello dei commenti e delle lettere di odio che riceviamo.”.
La verità è che gli sproloqui di Netanyahu non sono ‘’sproloqui sessisti’’ ma, seppur prendano di mira le donne, sono frasi coerenti col discorso di dominio imperialista sionista: il sionismo è una ideologia imperialista che persegue l’edificazione di una potenza super-capitalista israeliana fondata su basi messianico religiose, il Talmud, e che punta a guidare la NATO. La ‘’purezza etnica’’, all’interno di questo delirio sciovinistico, è tutto. Le donne palestinesi vengono picchiate ed uccise non per la loro appartenenza sessuale ma, cosa ancor più grave, per la propria, imprescindibile e non negoziabile, nazionalità. Tutto ciò rende ancora più chiara la politica di Netanyahu, da un certo punto di vista assimilabile all’ ideologia del White Power e dei movimenti neonazisti ben presenti – nel silenzio dei media occidentali – in Israele e vergognosamente tollerati.
Le sterilizzazioni forzate delle donne ebree etiopi, è interna ad una politica che, come disse uno dei fondatori dello Stato israeliano, Ben Gurion, punta a realizzare ‘’uno Stato etnicamente omogeneo’’ 3.
Il femminismo è una ancella omertosa del sionismo?
Il femminismo, incistato nei media tradizionali e nelle ricchissime università statunitensi, ha trovato una nuova giovinezza grazie al supporto della lobby sionista. David Saranga è un esponente della borghesia israeliana negli Usa, incaricato dallo Stato ‘’per soli ebrei’’ di curare l’immagine di Israele, attraverso l’utilizzo dei social networks, nel mondo.
Questo ambizioso progetto prese il nome di Progetto Maxim e risale al periodo immediatamente successivo alla disfatta militare israeliana in Libano da parte del movimento popolare Hezbollah. Il console israeliano, intervistato dall’International Herald Tribune, non nascose le losche intenzioni della lobby pro-Israele:
“L’idea è nata nell’ufficio media del consolato israeliano a New York, perché le ricerche di mercato hanno mostrato che Israele significa poco per i giovani maschi americani.
“I maschi di quell’età non provano nulla nei confronti di Israele, né in un senso né nell’altro, e questo lo vediamo come un problema, e così abbiamo tirato fuori un’idea che pensavamo li avrebbe interessati”, dice David Dorfman, consulente per i media del consolato”. 4
Per questa ragione Saranga ‘’ha lanciato Israele nel Web 2.0, tra i blog, su MySpace, YouTube, Facebook e Twitter’’, come spiega Miguel Martinez in un suo esauriente articolo (Miguel Martinez, Il Giovin Guerriero e la Jeune Fille d’Israele, 21/01/2009 ). La descrizione che Martinez fa del ‘’progetto’’ è eloquente, tanto per il linguaggio usato che per le informazioni diffuse, e inchioda il moderno femminismo che, con tutti questi sporchi retroscena, è diventato ormai una sorta di esca degli imperialismi statunitense ed israeliano: ‘’Da notare come nel progetto per arrapare i giovani maschi americani, gli organizzatori siano tutti maschi. Le donne devono fornire solo l’esca. Come si sa, le donne in Israele devono fare il servizio militare, e quindi qualche fanciulla particolarmente appariscente ci sarà per forza. Proprio come ci saranno fanciulle dall’aspetto simpaticamente umano, e proprio per questo escluse dal mondo Maxim’’. Domanda: le femministe ‘’islamofobe’’ ne hanno abbastanza oppure vogliono continuare ad essere delle pedine del complesso militare-industriale nord-americano?
L’operazione si diffonde, invade i social networks; la rete ‘’femminista e sionista’’ non si limita agli Usa ma coinvolge tutti i paesi europei. Quindi, dal giornale online filo-israeliano Jewish Chronicle, apprendiamo che: “si stanno costruendo focus group internazionali in 13 paesi coordinati dal Ministro degli Affari Esteri, Tzipi Livni. Si stanno collaudando tre messaggi potenziali, il risultato di un brainstorming da parte di un gruppo di elite di esperti internazionali di branding, diplomatici israeliani e agenzie di pubbliche relazioni, per stabilire alla fine un unico messaggio globale per Israele. I risultati della ricerca focalizzeranno gli sforzi di hasbara nei paesi considerati di massima importanza strategica e in cui le opinioni negative su Israele sono più forti, in particolare in Europa. Si stanno conducendo attualmente ricerche per vedere come applicare questa strategia al Regno Unito” (traduzione di Miguel Martinez ) 5
Gli Usa e Israele hanno scelto le loro donne: Tzipi Livni e Hillary Clinton. Una ha compiuto – per sua diretta ammissione – diversi omicidi per conto del Mossad; l’altra si candida a diventare la madre di tutti i droni e addirittura – come sostiene Diana Johnstone – della Terza Guerra Mondiale. Domanda: cosa c’è che non va nelle donne statunitensi e israeliane le quali si sentono rappresentate dalla Clinton e dalla Livni? Il potere o la ricerca di esso, come sempre, genera, parafrasando le parole di Francisco Goya, indicibili mostri.
http://www.infopal.it/85650-2/
http://www.infoaut.org/index.php/blog/approfondimenti/item/12483-il-discorso-israeliano-sulla-violenza-sessuale-emerge-nellassalto-a-gaza
http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=4883
http://kelebeklerblog.com/2009/01/21/il-giovin-guerriero-e-la-jeune-fille-disraele/
http://www.thejc.com/news/world-special-reports/meet-david-saranga-man-whose-campaigns-are-rebranding-israel