La dittatura – sotto le mentite spoglie di una falsa democrazia – di Erdogan ha letteralmente spazzato via ciò che restava dello Stato indipendente e laico costruito da Mustafa Kemal. Dopo il golpe del 1980, per mano del generale filo-occidentale Evren, la Turchia ha letteralmente smantellato la sua industria pubblica integrandosi nel complesso militar-industriale statunitense. Le prime vittime di questo processo involutivo, capace di combinare occidentalizzazione politica ed islamizzazione sociale, sono i popoli turco e curdo. Erdogan, questo caudillo privo di qualsiasi legittimazione democratica, ha da poco lanciato una sporca guerra contro il popolo curdo, spingendo questa minoranza etnica, martoriata, fra le braccia di organizzazioni politiche separatiste che in alcuni casi presentano anche tratti sciovinistici. Domanda: dove porteranno le sue politiche scellerate ed autoritarie ?
Erdogan: leader eletto o dittatore sanguinario ?
Dal golpe di estrema destra del 1980, in Turchia, non c’è stata una sola elezione politica conforme a quella che noi europei chiamiamo democrazia sostanziale (e formale): brogli, minacce e repressione sono da oltre 30 anni all’ordine del giorno. Secondo il sociologo marxista James Petras: ‘’Erdogan fa appello ai valori plebei e austeri della piccola borghesia anatolica provinciale, mentre si costruisce il più grande palazzo presidenziale di lusso in tutto il mondo – adatto a un Pasha del 21° secolo. Egli ripetutamente ribadisce la sua fedeltà alla ‘Nazione Turca’, mentre deruba il tesoro turco, ripetutamente accettando tangenti e bustarelle da imprese edili che poi raddoppiano i costi per i progetti finanziati pubblicamente’’ 1. Possiamo aggiungere come ai continui richiami all’ordine ed alla ‘’pacificazione sociale’’, questa sorta di “sultano” sanguinario faccia seguire un violentissima repressione delle organizzazioni di sinistra e marxiste (tutti quanti conosciamo la triste sorte di Dilek Dogan, militante del DHKP-C)
La storia di Erdogan è quella di un Pasha neoliberista e truffaldino: debutta politicamente nel 1970 con gli islamisti radicali del Partito della Salvezza Islamico. Questo partito, dopo il 1980, prese il nome del Partito del Welfare, un partito che ( sempre citando Petras ) ‘’ha sviluppato un programma di assistenza sociale populista con sfumature religiose islamiche, al fine di costruire una formidabile organizzazione di base nei quartieri popolari di Istanbul. Erdogan è stato eletto sindaco della più grande città della Turchia nel 1994’’. Diventato sindaco di Istanbul, il nuovo sultano, ha usato l’islamismo radicale come fucile puntato contro le classi lavoratrici. Nel 1998 arrivò la condanna per ‘’sedizione contro lo Stato laico’’.
Per essere eletto capo dello Stato, nel 2002, si alleò col magnate Gulen. Questa unione, destinata a finire presto, gli ha permesso di lanciare una grande purga contro 300 funzionari militari laici, magistrati e giornalisti, tutti sostituiti con islamisti lealisti al duo autoritario. L’operazione è stata denominata Operazione Sledgehammer, una vera e propria pugnalata alle spalle basata su prove false e fabbricate ad arte.
Nel 2010, non saturo per il potere ottenuto, Erdogan decise di tradire il magnate Gulen – che intanto aveva stretto legami col clan statunitense dei Clinton, i maestri delle ‘’rivoluzioni colorate’’ – procedendo ad una ‘’erdoganizzazione’’ forzata degli apparati statali. Il sultano di Ankara, da questo momento in poi, sarà la lunga mano della CIA contro lo Stato ed il popolo turco. La tragedia della miniera di Soma, in cui persero la vita 300 lavoratori, è la fotografia della sua dittatura capitalista, islamista e antiproletaria.
La guerra contro la Siria baathista e i legami con Israele
Erdogan nel 2011 lanciò la sua falsa ‘’jihad’’ contro la Siria baathista, laica ed indipendente. Il giornalista antimperialista Bahar Kimyongur immediatamente annotò che: ‘’Il progetto megaloane di Erdogan è dovuto alla sua necessità di conquistare lo spirito dei popoli da lui sottomessi. Una sorta di revanscismo dell’eredità dell’Impero Ottomano. Egli si sente il nuovo Selim Ier, il sultano soprannominato «Il terribile» o «Crudele», colui che ha sottomesso la Siria e l’Egitto all’inizio del Sedicesimo secolo’’ 2. L’amministrazione Usa, e in particolar modo i neoconservatori guerrafondai vicini alla Clinton, aumentarono per tal ragione i legami col sultano di Ankara sperando di poter sfruttare a loro vantaggio la sua smisurata ambizione: ‘’Tuttavia, a differenza del sultano-califfo, Erdogan non è che uno zerbino di un impero più forte di lui, quello degli Stati Uniti. La sua carriera politica alla testa dello Stato è segnata dalla sua volontà di conciliare le sue ambizioni personali con gli interessi dei suoi padroni. È arrivato perfino ad arrivare a sostenere il terrorismo in funzione della guerra siriana, sostegno incoraggiato da parte degli Usa da quando oltre confine è scoppiata la guerra civile’’.
Erdogan si è mosso su tre piani: (1) la guerra alla Siria baathista; (2) il massacro sistematico del popolo curdo, finendo ( volontariamente ? ) per alimentare (a) il separatismo etnico, (b) la turcofobia in Europa; (c) il ripristino delle relazioni diplomatiche con Israele ovvero con la dittatura sionista complementare al suo islamismo totalitario.
In un intervento, risalente a quest’estate, Petras opera un parallelismo fra la sporca guerra anticurda di Erdogan e la pulizia etnica della Palestina portata avanti da Netanyahu nel silenzio vergognoso dei mass media internazionali. Leggiamo: ‘’Entrambi i leader non hanno alcun rispetto della sovranità dei loro stati confinanti, tanto meno della sicurezza della loro popolazione civile. Entrambi dipendono da un sostegno militare degli USA. Entrambi sono nel processo per far scoppiare guerre sempre piu’ ampie e distruttive in Medio Oriente’’ 3. E ancora: ‘’Netanyahu ed Erdoğan vogliono riconfigurare il Medio Oriente: la Turchia prende la Siria e il Kurdistan; Netanyahu espande il dominio militare nel Golfo Persico, attraverso la distruzione dell’Iran’’.
Se Erdogan mira a realizzare uno Stato islamista ‘’puro’’ sul modello wahhabita – anche a costo di balcanizzare la Turchia – Netanyahu vuole uno Stato israeliano razzista ed intollerante: un regime per soli ebrei, basato sulla violenza del Talmud di Babilonia – vera negazione della Torah – e ben coccolato dalle mafie finanziarie internazionali. Il braccio armato del dittatore di Ankara è il terrorismo jihadista, quello dell’autocrate reazionario di Tel Aviv il razzismo dei coloni: gruppi di terroristi fanatici, figli dell’ideologia etnica sionista.
Il capo di Stato turco ha lanciato una guerra all’intellighenzia curda con queste paranoiche parole: ‘’Solo perché hanno titoli come professore o dottore davanti ai loro nomi non significa che siano illuminati’’ 4. Nella stessa maniera il padrone del Likud israeliano, partito militarista che molti storici paragonano ai partiti fascista e nazista, forte dell’appoggio della lobby sionista, ha messo con le spalle al muro i governi occidentali censurando qualsiasi dibattito sulle guerre mediorientali: tutti i giornalisti che hanno avuto il fegato di denunciare i crimini sionisti, su mandato dell’autocrate di Tel Aviv, sono stati emarginati e silenziati.
Il giornalista Thierry Meyssan ha messo ai ‘’raggi X’’ i rapporti fra Erdogan e Daesh 5 eppure la Comunità Internazionale continua a tacere. Gli Usa, da sempre cinici e irrispettosi del diritto internazionale, e i governi capitalistici europei, hanno degli interessi in comune con questo sultano fuori controllo? E che dire degli strettissimi legami di intelligence fra il MIT turco e il Mossad israeliano ? La pace mondiale, oggi come negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, è messa a rischio da questi personaggi: Netanyahu, Erdogan, Casa Saud, e a questo gruppo presto potrebbe aggiungersi il nord-americano Donald Trump. Domanda: la Russia capitalista può ricoprire un ruolo analogo a quello adempiuto dall’Urss nel secolo scorso ? Purtroppo, dubitare di questo è più che legittimo.
La guerra non verrà fermata dal debole pacifismo ma, al contrario, dall’antimperialismo radicale, il solo capace di rimettere al centro del dibattito la necessità di coniugare la democratizzazione politica con una prospettiva socialista in campo economico. In Europa siamo pronti a questo salto di qualità? Al momento, la situazione non è delle più incoraggianti.
http://albainformazione.com/2015/12/25/67/
http://www.morasta.it/kimyongur-vi-racconto-chi-e-veramente-erdogan/
http://thelivingspirits.net/cospirazioni-contro-lumanita/erodogan-e-netanyahu-dichiarano-guerra-per-riconfigurare-il-m-o.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2016/01/15/erdogan-docenti-vili-giudici-agiscano_f8f13a82-a653-4243-a77a-79fc93eb3813.html
http://www.voltairenet.org/article190356.html