Gli esperimenti neoliberisti di ultradestra, che diversi analisti definiscono fascismo sudamericano, presuppongono la creazione di un movimento reazionario di massa; un blocco antipopolare che vede la compresenza del sottoproletariato “evangelizzato” con i settori più ideologizzati della borghesia vendi patria.
Per il centro-sinistra “compatibile” e filo oligarchico le cose sono di gran lunga differenti; i partiti di ‘’centro-sinistra’’ raccolgono le aspirazioni di ceti produttivi e classe operaia annichiliti socialmente dalla shock economy per poi, il più delle volte, tradirle. Il proletariato, in seguito al processo di pauperizzazione portato avanti dalle oligarchie liberiste, è diventato un immenso esercito industriale di riserva pronto ad essere indottrinato dai predicatori evangelici. Lo scenario ecuadoriano è decisamente complesso.
Il presidente Lenin Moreno si presentò come continuatore della rivoluzione dei cittadini, di conseguenza ha ereditato una parte importante delle strutture del “correismo” e delle istanze sociali necessariamente antimperialiste. La linea di Rafael Correa, nel quadro del “socialismo del ventunesimo secolo”, era una versione molto moderata del chavismo, ossia ridistribuzione delle risorse, keynesismo in versione sudamericana e rifiuto radicale della Dottrina Monroe (con la quale gli USA nel lontano 1821 sancirono, arbitrariamente, il loro dominio sull’America Latina). La giornalista Magdalena Leon ci aiuta ad inquadrare l’unicità del caso:
‘’Partecipando all’esperienza accumulata nel confronto con il FMI, al protagonismo della critica sugli impatti nefasti sulle condizioni di vita che tali formule comportano, alle ben note difficoltà di lavoro e tenore di vita che la crisi neoliberista proponeva. Le aziende dei trasporti rivelavano un profilo meno ancorato agli interessi e più disposte a convergere cogli altri. Non senza contraddizioni, passavano a una diversa esperienza di interlocuzione con lo Stato, combinando politiche settoriali di promozione ed incentivazione con la regolamentazione, oggi offuscate. In termini più ampi, l’enorme massa e forza di una cittadinanza che integra il senso dei propri diritti. È principalmente una sorta diffusa di base “correista” che persiste nonostante squalifica e stigma con cui la corrente venne attaccata da vari fronti. A differenza di altri momenti dell’imposizione neoliberale, la mobilitazione esprime la percezione della perdita dei progressi raggiunti nella formula che privilegia vita e lavoro sul capitale e la resistenza alla chiusura delle possibilità di trasformazione che furono aperte. Ma le risorse del potere neoliberista sono varie, combinando vecchi dispositivi politici con manipolazione dei nuovi media e violenze dirette e simboliche, tra gli altri’’ 1
La ‘’percezione della perdita dei progressi raggiunti’’ è conseguente al tradimento della linea Correa. L’attuale capo di stato è una sorta di Tsipras con le bombe: non gode del sostegno di nessun pezzo della società civile (in fondo fuoriesce dal correismo); il potere presidenziale dipende dalla capacità dei caudillos di controllare e massacrare la popolazione.
Stracorrotto dalle multinazionali, Moreno ha ceduto allo Stato profondo USA per occultare la vergogna Ina Papers: ‘’Edwin Moreno, fondatore dell’Ina Investments Corp., ha ricevuto 18 milioni di dollari, riciclati attraverso 11 società fantasma: Espíritu Santo Holdings, Fundación Amore, Fundación Esmalau, Fundación Pacha Mama, Inversiones Larena, Inversiones Maspal, Manela Investment Corp, Probata Investments, San Antonio Business Corp, Turquoise Holdings Ltd, Valley View Business Corp’’ 2. Abbandonato dal popolo ecuadoriano, Lenin Moreno ha accusato Assange di tramare contro Quito insieme agli hacker russi; Soros (certamente più di Trump) ordina e le marionette eseguono. Il giudizio dell’analista Alfredo Jalife-Rahme è definitivo:
‘’Già prima dell’ignominiosa consegna di Assange, il livello di popolarità di Moreno era precipitato al 17%. L’indegnità del personaggio si era già palesata con la svolta verso la destra estrema, nonché con la sottomissione a Trump, dopo aver ottenuto il prestito di 10 miliardi di dollari dal FMI e dalla Banca Mondiale, al prezzo di draconiane misure di austerità e di una riduzione di 10.000 posti di lavoro nel settore pubblico ’’
L’insurrezione è l’arma degli oppressi necessaria per scalzare governi riformisti a parole, ma neoliberisti nei fatti. Preso in custodia dal FMI e dalla CIA, l’esecutivo (anti)nazionale deve assecondare i capricci della borghesia commerciale ‘’yankee’’ ed eseguire gli ordini del Deep State. Due padroni: Trump e Soros. Lenin Moreno, da riformista a caudillo.
Ecuador: Lenin contro Lenin 3. Trump non può rilanciare il ‘’monronismo’’ aprendo, a ridosso della campagna elettorale, un ennesimo fronte di guerra mentre, qualora la mobilitazione popolare ne uscisse vincitrice, il correismo tornerebbe al governo con un programma ancora più radicale. Colui che venne eletto grazie alla generosità ed all’ingegno di Rafael Correa per poi tradirlo come un Giuda qualsiasi è, stando alle cronache locali, con le spalle al muro. Washington potrebbe perdere l’ennesimo fantoccio.
http://aurorasito.altervista.org/?p=8645
https://www.voltairenet.org/article206189.html
L’Asia agli asiatici