Spesso ci si chiede quali siano state (e continuino ad essere) le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica. Tante, naturalmente, e per lo più tutte o quasi molto negative. Rimando ad altro momento la riflessione su questo tema che meriterebbe ben altra e approfondita riflessione.
Fra queste, una delle più gravi è stata sicuramente il fatto che tanti popoli sottoposti a dominazione neocoloniale e/o imperialista si sono ritrovati completamente soli, abbandonati e privi di ogni sostegno internazionale. E’ il caso dei curdi che oggi sono nell’occhio del ciclone, così come degli yemeniti, questi ultimi del tutto ignorati dai media. Ma è valso e vale per i palestinesi e per tanti altri popoli del mondo.
Oggi i curdi siriani (ma vale automaticamente anche per tutti gli altri, a cominciare da quelli turchi) vengono scaricati dagli americani (e dagli israeliani) i quali – in funzione antisiriana e soprattutto per riavvicinare la Turchia alla NATO ed evitare il possibile rafforzamento delle sue relazioni con la Russia – stanno lasciando campo libero ad Erdogan. Una sorta di scambio: ti lasciamo massacrare i curdi, che fino all’altro ieri erano nostri alleati, così da prenderti anche un pezzo di territorio siriano (due piccioni con una fava) e però resti fedele all’Alleanza Atlantica dalla quale, peraltro, Erdogan, caudillo spregiudicato che gioca su tutti i tavoli possibili e immaginabili, non ha mai avuto intenzione di uscire.
Vedremo ora la Russia, ma anche l’Iran, quale atteggiamento assumeranno.
Ma torniamo a noi.
I curdi stanno allo sbando. E’ innegabile che negli ultimi anni, soprattutto quelli siriani e quelli iracheni, abbiano stretto un accordo con gli USA (e quindi, per la proprietà transitiva, anche con Israele e Arabia Saudita) in cambio delle solite promesse (che gli USA, in primis, hanno sempre storicamente e immancabilmente tradito) di costruzione di una loro entità statuale. Anche i curdi (siriani e iracheni in particolare) hanno dimostrato una notevole spregiudicatezza, alleandosi e finendo per diventare delle pedine degli USA e di Israele i quali, ovviamente, hanno interesse a distruggere qualsiasi movimento di resistenza antimperialista nell’area mediorientale e ad essere egemoni in tutta la regione, specie in una fase come quella attuale dove la Russia, in ragione della sua rinnovata forza militare e tecnologica, ha ricominciato ad esercitare un ruolo molto importante; ricordiamo l’appoggio esplicito al presidente siriano Assad, all’Iran e l’intervento militare diretto contro l’ISIS. L’intervento russo (e iraniano, e siriano, e degli Hezbollah libanesi) è stato determinante nella sconfitta dello stato islamico, molto più, ovviamente, per ovvie ragioni, del pur lodevole impegno dei curdi (che hanno combattuto contro l’ISIS per conto dagli americani). Le contraddizioni sono, naturalmente, evidenti anche ai più sprovveduti: l’IISIS è una creatura dell’Arabia saudita (alleata di ferro di Israele e degli USA) costruita ad hoc per destabilizzare l’area mediorientale e distruggere in particolare la Siria che nei sogni degli americani, degli israeliani, dei sauditi, dei turchi (e anche dei curdi) avrebbe dovuto essere spartita fra questi. Ma le cose, come ben sappiamo, sono andate diversamente, la Siria ha retto egregiamente l’urto, anche e soprattutto grazie all’appoggio della Russia e dell’Iran, e questo ha obbligato tutti gli altri a cambiare strategia. L’aggressione turca ai curdi (e alla Siria) in corso in questi giorni è parte di questo cambiamento di strategia da parte turca. Erdogan dispone di un esercito molto potente (dicono il secondo più potente della NATO), è una pedina fondamentale degli USA e della NATO, e questo gli dà la possibilità di agire più o meno indisturbato (Russia e Iran a parte che però non possono rischiare un confronto militare diretto con la Turchia che avrebbe conseguenze catastrofiche per l’intero pianeta).
Abbiamo criticato i curdi più volte, dalle pagine di questo giornale, mettendo in risalto le oggettive contraddizioni in cui si trovano, pur se motivati dalla legittima aspirazione alla loro indipendenza. Del resto, non siamo “anime belle”, non abbiamo l’anello al naso, come si suol dire, e capiamo che quando un popolo si trova da sempre smembrato, prostrato, frammentato, sottomesso e occupato, cerca di trovare tutte le strade pur di arrivare ad una soluzione politica che possa fargli balenare l’idea di un proprio stato. Per questo, nonostante tutto, non mi sento di condannare tout court i curdi, diciamo da un punto di vista morale. Perché capisco – anche se non giustifico – le loro scelte, date da una condizione di profonda frustrazione. Purtroppo per loro non li porteranno a nulla, come i fatti recenti stanno dimostrando. Il ritiro del contingente americano in questi giorni è semplicemente vergognoso (ricorda quasi il comportamento dell’esercito israeliano guidato da Sharon che lasciò massacrare i palestinesi a Sabra e Shatila dalle milizie falangiste in Libano) e dimostra quanto fossero malriposte le speranze curde.
Ma questa deriva, come dicevamo nell’incipit, è il risultato diretto e indiretto del crollo dell’URSS e del “campo socialista”. Soli, abbandonati, senza più alcun sostegno diretto o indiretto, diciamolo pure, disperati, i curdi hanno finito per diventare gli strumenti proprio di quelle potenze imperialiste che da sempre impediscono la costituzione di un loro stato. Le stesse che ora li abbandonano.
Lo stesso discorso vale, in fondo, per i palestinesi. L’OLP, che era una organizzazione laica e socialista, con forti e organizzate componenti marxiste, è morta da tempo. L’ANP è ormai ridotta al rango di fantoccio di Israele e tutti gli altri (specie i palestinesi di Gaza) hanno finito per gettarsi nelle braccia della Fratellanza Musulmana. Era inevitabile che così fosse.
Mi addolora sinceramente la situazione in cui versano i curdi (tutti, quelli siriani, turchi, iracheni), anche se non posso non evidenziarne le contraddizioni. Quelle stesse che sono state sottaciute anche e soprattutto dalla sinistra cosiddetta radicale e “antagonista” alla quale basta che gli parli di ecologismo, femminismo e diritti civili che gli brillano gli occhi e si dimentica di ogni cosa…
Ma, ripeto, la questione che volevo evidenziare è che la deriva politica di tanti movimenti di liberazione nazionale è dovuta allo stato di abbandono e quindi di disperazione in cui si trovano. E non vanno demonizzati per questo ma compresi. Una condizione che li porta, paradossalmente, a scelte strategicamente e intrinsecamente contraddittorie, spesso troppo contraddittorie (e quindi sbagliate), anche per chi approccia la realtà con gli strumenti della più cinica realpolitik.
Mi auguro che il popolo curdo e le sue organizzazioni sciolgano quelle contraddizioni di cui sopra in modo di tornare quanto prima a far parte a pieno titolo di quel fronte antimperialista che lotta per una vera indipendenza e autodeterminazione dei popoli dell’area mediorientale.
Fonte foto: Il Cannocchiale blog (da Google)