L’involuzione del Partito del lavoratori curdo è inscindibile dalla disgregazione dell’Unione Sovietica, come ha spiegato il direttore dell’Interferenza, Fabrizio Marchi, nella sua ultima analisi. La domanda è cruciale: “Quali siano state (e continuino ad essere) le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica”, e Marchi risponde correttamente: “Fra queste, una delle più gravi è stata sicuramente il fatto che tanti popoli sottoposti a dominazione neocoloniale e/o imperialista si sono ritrovati completamente soli, abbandonati e privi di ogni sostegno internazionale. E’ il caso dei curdi che oggi sono nell’occhio del ciclone, così come degli yemeniti, questi ultimi del tutto ignorati dai media. Ma è valso e vale per i palestinesi e per tanti altri popoli del mondo” 1.
Il conflitto geopolitico tra l’imperialismo americano-sionista, gli euro-atlantici ed il nascente mondo multipolare ha imposto ai popoli schiacciati dall’imperialismo e dal neocolonialismo nella migliore delle ipotesi il realismo politico; sono ben pochi i paesi disposti a rifiutare il compromesso con l’occidente capitalistico.
Ciò detto, la comprensione della lotta di classe nel Vicino Oriente, necessita di una breve introduzione storica: dall’antimperialismo curdo alla cooperazione politica coi colonizzatori.
La distruzione (pianificata) del PKK
Il PKK intraprese la lotta armata contro il militarismo turco nel 1978 in quanto reazione all’ingresso dei Lupi Grigi nella maggioranza governativa. L’opzione guerrigliera fu fondata ed assolutamente condivisibile nella prospettiva marxista-leninista. Seppur maoista, il Partito dei lavoratori curdo ottenne protezione da Hafez al-Assad, filo-sovietico e padre della Siria moderna, a patto di non rivendicare i territori curdo-siriani. Ocalan saldò l’alleanza strategica dei curdi con i guerriglieri palestinesi e libanesi, installando sotto la protezione della Forza di Pace siriana un campo d’addestramento nella pianura libanese di Bekaa insieme al Fronte popolare di liberazione della Palestina (FPLP). Il PKK, negli anni ’80, era una organizzazione marxista-leninista e profondamente antiamericana.
Caduta l’Urss, il popolo curdo si ritrovò solo ed abbandonato; lo smembramento dello “Stato antimperialista proletario” (così definito da Hosea Jaffe) sovietico fu una catastrofe per quei settori del proletariato internazionale (europeo, ma soprattutto del terzo mondo) in lotta contro l’imperialismo americano-sionista. Arrestato nel 1999, l’antisionista e marxista Ocalan revisionò il marxismo-leninismo adottando le teorie anarchicheggianti della “sinistra” statunitense ed europea. La fazione filo-russa del PKK venne eliminata, ci furono assassinii mirati da parte del MOSSAD contro quei guerriglieri che della liberazione nazionale ne avevano fatto una ragione di vita. I vertici del Partito dei lavoratori, venuta meno la “sorveglianza” del KGB, finirono nelle mani della CIA e – ritornando all’articolo di Marchi – “i curdi hanno finito per diventare gli strumenti proprio di quelle potenze imperialiste che da sempre impediscono la costituzione di un loro stato”. Dall’antimperialismo radicale, comprese diverse operazioni contro i caporioni del MOSSAD, la guerriglia curda nel ventunesimo secolo passò agli attentati contro i civili trasformandosi di fatto in una organizzazione terroristica. Secondo il generale İlker Başbuğ, “il PKK è stato in seguito infiltrato dagli Stati Uniti, che ne hanno trasferito la sede in Danimarca” 2. Una spiegazione attendibile: gli ex guerriglieri hanno perso il rispetto della sinistra di classe (soprattutto quella palestinese ed islamica), guadagnandosi la diffidenza della Federazione russa. Le informazioni, nel mondo dell’intelligence, circolano rapidamente.
La differenza storico-politica fra PKK e YPG, stando alle rivelazioni della Rete Voltaire, è basilare: ‘’Lo YPG è stato creato dagli Stati Uniti nel 2011, nel contesto della guerra contro la Siria, per rovesciare la Repubblica Araba Siriana. Francia e Germania l’hanno sostenuto sin dalla fondazione, con l’obiettivo di creare uno Stato kurdo sulle terre assire e arabe, conformemente al progetto di Léon Blum e di Chaim Weizman del 1936’’ (Ibidem). Per la pulizia etnica del nord della Siria, l’YPG meriterebbe il titolo di organizzazione terroristica, ma a parte la Turchia nessuno considera i separatisti curdi ‘’sicari del colonialismo’’. Forse per questa ragione: “fino al 6 ottobre 2019 i kurdi del “Rojava” sorvegliavano per conto degli Stati Uniti sette campi di detenzione di combattenti di Daesh fatti prigionieri, nonché otto campi in cui erano rinchiuse le loro famiglie’’ 3. La differenza fra YPG ed ISIS è soltanto “ideologica”, ma non politica e socioeconomica, mentre l’YPG mortifica gli ideali del PKK degli anni ’80. Il giornalista Thierry Meyssan, con un articolo decisamente controcorrente, ha inquadrato la svolta ideologica (anticomunista) del “nuovo” revisionismo curdo:
‘’All’inizio della “primavera araba, Öcalan ricostituì dalla sua cella il PKK, fondandolo su una nuova ideologia. Dopo negoziazioni segrete con la NATO nella prigione d’Imrali, Öcalan abbandonò il marxismo-leninismo per abbracciare il “municipalismo libertario”. L’uomo che aveva da sempre lottato contro la Turchia per uno Stato indipendente, il Kurdistan, giudicava ora lo Stato in quanto tale strumento di oppressione’’ 4
I curdi non sono esenti da colpe; chi sta gettando il mondo nel caos? L’imperialismo USA ed il sionismo, non lo “stato nazionale”, categoria alquanto aleatoria definibile attraverso la lotta di classe. La caduta dell’Urss ha consegnato diverse forze un tempo antimperialiste (es. PKK) alle potenze imperialiste occidentali, lasciando i popoli inermi di fronte alle scorribande dei tagliagole della CIA o da questa prezzolati. Il popolo curdo, per il gendarme statunitense e per Erdogan, è l’ennesima vittima sacrificale.
I curdi, strumentalizzati e abbandonati (e non esenti da gravi errori)
https://www.voltairenet.org/article207952.html
https://www.voltairenet.org/article207899.html
https://www.voltairenet.org/article197892.html
Fonte foto: Notizie Geopolitiche (da Google)