La Rivoluzione islamica dell’Iran ha avuto una duplice funzione: (1) da un lato ha restituito al paese la propria indipendenza nazionale, chiamando il popolo iraniano a sollevarsi contro la brutalità del dominio neocoloniale; (2) dall’altra parte – cosa non meno importante – lo sciismo iraniano si è opposto tanto all’imperialismo occidentale e al sionismo israeliano, quanto al nazionalismo radicale e al marxismo rivoluzionario. Se un primo slogan era ‘’morte all’America e morte ad Israele’’, i chierici erano soliti rispondere ‘’né Occidente e né Oriente’’. Come spiegare questa apparente contraddizione?
La figura centrale del processo antimperialista iraniano non fu Khomeini ma Ali Shariati, teorico del ‘’socialismo islamico’’ (sciismo rosso): in nome della edificazione di una società non capitalista le masse si erano sollevate, non tanto per rialzare i vessilli della tradizione. I marxisti in Iran sostenevano: “Noi diamo a Khomeini il rispetto dovuto per un così tenace rifiuto di compromettersi con lo scià, ma dopotutto è il dottor Shariati che ha descritto questa rivoluzione, Khomeini l’ha solo guidata. Ed ora che abbiamo una Repubblica Islamica, Khomeini deve basarsi sul popolo, per far sì che la rivoluzione continui.- Controinformazione internazionale Dossier n. 1 Appunti sulla lotta antimperialista in Palestina, Libano e Iran”. Purtroppo la situazione fu ben diversa: Khomeini, effettivamente si contrappose in modo fiero all’imperialismo, ma a livello interno possiamo definirlo come uno ‘’stabilizzatore’’ incline al compromesso con la borghesia del bazar. Quindi l’Iran non rifiutò l’economia di mercato, ma mantenne un confronto dialettico interno fra shariatiani, khomeinisti e bazaristi ed escludendo, anche per ragioni di ordine geopolitico ( l’Urss veniva vista come una minaccia ), i marxisti.
Il Partito comunista iraniano, Tudeh, commise l’errore di considerare lo Stato islamico un paese a capitalismo maturo quindi – mal interpretando la critica marxista della religione – rifiutò una alleanza tattica con gli sharitiani, la componente puramente antimperialista del triplice schieramento. Lo stesso possiamo dire dei Feydan del popolo, un tempo teorici e sostenitori di una ‘’teologia della liberazione islamica’’, ma poi gradualmente slittati verso posizioni più moderate fino talvolta a confondersi col MeK, organizzazione antisciita oggi aderente alle posizioni dei neocon statunitensi. .
Il confronto fra le organizzazioni marxiste resta vivo e allora, di fronte alla situazione attuale, il Tudeh ed i Fedayn rendono chiare le loro posizioni anche scontrandosi con i marxisti europei. Qual è la corretta posizione marxista davanti alla rottura Iran – Arabia Saudita oppure sul nucleare iraniano? Leggiamo cosa dicono gli anticapitalisti persiani.
Fedayn del popolo
Ali Ghaderi, rappresentante dei Fedayn del popolo, ha condannato fermamente la ricerca sul nucleare da parte dell’Iran:‘’Noi siamo contro il nucleare a prescindere. Perciò salutiamo ogni passo indietro sul nucleare come un fatto positivo. Per almeno due ragioni. La prima è che questo significa liberare risorse finanziarie enormi, che potrebbero essere usate a favore dei lavoratori. In ogni modo il mancato completamento o la fine del progetto nucleare faranno mancare al Regime il fondamentale alibi del ‘nemico straniero’ e avranno i loro effetti sociali e politici sulla popolazione. In questi giorni tutto il corpo docente delle scuole di ogni grado è sceso in sciopero e sta manifestando per il salario. Io credo che questo fatto sia in relazione diretta con il protocollo di intesa firmato a Losanna. La seconda ragione è che bloccare impianti e ricerca vuol dire indebolire politicamente il regime di Khamenei’’ 1. Ghaderi, in Italia, si è purtroppo avvicinato all’organizzazione trotskista Controcorrente facendo propria la ‘’faciloneria analitica’’ del peggior trotskismo. Restando nel campo antistalinista, gli Spartachisti ( Lega trotskista d’Italia ), hanno chiarito i reali termini della questione con ben altra profondità di analisi. Sentiamo: ‘’Vi è un chiaro accordo in tutto lo spettro politico borghese degli Stati Uniti, dai fanatici religiosi della Casa Bianca al Partito democratico, che è necessario “occuparsi dell’Iran”. Infatti, una critica comune a Bush da parte dei democratici è che l’occupazione dell’Iraq è stata una distrazione dall’occuparsi con più forza dell’Iran e dello Stato operaio deformato della Corea del Nord. La senatrice Hillary Clinton ha recentemente accusato Bush di essere morbido nei confronti dell’Iran, dichiarando, “Credo che abbiamo perso tempo prezioso nell’occuparci dell’Iran perché la Casa Bianca ha scelto di minimizzare le minacce” (Washington Post, 20 gennaio)’’ 2
Cosa rimuove però Ghaderi ? Semplice, il leader dei Fedayn, non prende in considerazione il carattere post-coloniale dello Stato musulmano. Lui parla di ‘’indebolimento del regime di Khamenei’’, ma non si pone il problema delle costanti minacce e malcelate aggressioni che la Repubblica Islamica deve affrontare. Gli Spartachisti non fanno nessuna concessione in tal senso: ‘’In caso d’attacco militare contro l’Iran da parte dell’imperialismo degli Stati Uniti o d’Israele, o da qualunque altra forza che agisca per conto degli imperialisti, noi marxisti dichiariamo: il proletariato internazionale deve schierarsi per la difesa militare dell’Iran contro gli attacchi imperialisti. Allo stesso tempo non diamo il benché minimo sostegno politico al regime reazionario di Teheran. La nostra difesa dell’Iran capitalista è condizionata: nei conflitti militari fra potenze imperialiste e paesi dipendenti semi coloniali, la nostra politica è il difensismo rivoluzionario. Difendiamo il paese oppresso contro il paese oppressore e promuoviamo la lotta di classe nei centri imperialisti, così come nel paese oppresso. Ogni vittoria per gli imperialisti nelle loro avventure militari, incoraggia ulteriori guerre di rapina; ogni battuta d’arresto serve ad aiutare le lotte dei lavoratori e degli oppressi’’.
Ghaderi, esule politico, pare purtroppo essersi fatto tirare la mano dall’odio verso il khomeinismo. Invece di coniugare il riconoscimento della Rivoluzione antimperialista del ’79 con la legittima opposizione ai governi borghesi, si spinge a negare il carattere anticoloniale della storica rottura che ci fu e che spaventò per davvero le forze imperialiste dell’occidente. L’Iran – al di là della provenienza di classe (e degli interessi di classe) dei suoi rappresentanti – offre un supporto vitale agli Hezbollah libanesi ( alleati del Partito comunista libanese ) e alla guerriglia del Fronte popolare di liberazione palestinese. L’errore di Ghaderi è tattico ma in parte anche strategico.
Volendo fare un parallelismo storico, ben altro comportamento tenne l’esule più famoso del ventesimo secolo: Leon Trotsky. Il grande rivoluzionario bolscevico, una volta allontanato dall’Urss, non confuse il primo Stato proletario della storia con lo stalinismo, dando ai suoi (spesso in cattiva fede ) seguaci la direttiva della difesa incondizionata dello Stato socialista. Questa è, storicamente, la posizione che le organizzazioni comuniste hanno sempre tenuto.
Tudeh
Il Tudeh, a differenza dei Fedayn, negli anni ’70 rifiutò la strategia della lotta armata. Questa organizzazione filosovietica pagò allo Scià un tributo di sangue altissimo, perdendo nelle carceri del dittatore i suoi migliori militanti e teorici. Allo stato attuale, rotti i rapporti con lo staliniano Partito comunista siriano, il suo prestigio internazionale è venuto meno.
Di fronte all’assassinio del chierico sciita Al Nimr, questi marxisti dichiarano: ‘’Il provocatorio discorso al di fuori delle regole diplomatiche della Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, sull’esecuzione dello sceicco Nimr, e gli attacchi all’ambasciata e al consolato dell’Arabia Saudita sono politicamente e diplomaticamente ingiustificabili. L’invasione dell’ambasciata di uno Stato, sotto qualsiasi pretesto, è considerata un’invasione di quel paese e da condannare agli occhi degli organismi internazionali, incluse le Nazioni Unite. Va aggiunto che, sia il presidente sia il capo della magistratura iraniana hanno stigmatizzato l’attacco all’ambasciata saudita definendolo illegale’’ 3. La posizione di Khamenei – ovvero la lotta senza quartiere contro Casa Saud – non è una provocazione ma una condivisibile posizione politica antimperialista: per quale ragione l’Iran dovrebbe usare i guanti bianchi con la dittatura saudita?
L’invasione dell’ambasciata saudita è figlia dello sdegno dei giovani iraniani, i quali vedono nella monarchia wahhabita un prodotto del colonialismo occidentale e del sionismo. Il Tudeh avrebbe fatto meglio a gettare un ponte a questi giovani invece di appellarsi alla ‘’legalità internazionale’’.
Il comunicato prosegue in questo modo: ‘’Il Partito Tudeh dell’Iran condanna le politiche reazionarie e antipopolari del regime saudita ed esprime allo stesso tempo la sua profonda preoccupazione per gli avvenimenti degli ultimi giorni e la pericolosa escalation delle tensioni nella regione. Se questa profonda crisi non sarà gestita con saggezza e sulla base degli interessi nazionali del nostro paese, potrebbe essere sfruttata dai circoli guerrafondai di entrambi i lati e portare a ulteriori conflitti, costringendo la nostra nazione a soffrire per le sue imprevedibili, disastrose e devastanti conseguenze. Il regime saudita è determinato a trarre vantaggio da qualsiasi innalzamento della tensione nei confronti della Repubblica islamica dell’Iran, per rafforzare la sua posizione nella regione e approfondire l’isolamento dell’Iran, cosa che avrà enormi costi politici ed economici. I circoli reazionari e guerrafondai nella struttura di potere del regime teocratico iraniano potrebbero anche sfruttare questo ambiente teso e la possibilità di un conflitto per rimodellare a proprio vantaggio il clima politico del paese nel corso dei prossimi mesi che portano alle elezioni parlamentari (di febbraio) e causare nuovi problemi e nuovi cicli di sanzioni devastanti contro l’Iran. Qualsiasi aumento delle tensioni e di qualsiasi nuovo conflitto militare nella regione potrebbe avere conseguenze disastrose per il futuro del nostro paese’’
Parlare di ‘’regime teocratico iraniano’’ è a mio parere errato; l’Iran semmai è uno Stato teocentrico e ripetendo da sinistra la propaganda di Washington si cancellano, irresponsabilmente, i conflitti fra le differenti fazioni sciite. Qualcuno pensa che i khomeinisti abbiano avuto simpatia per l’operato di Ahmadinejad ?
Moreno Pasquinelli, studioso aderente al Campo antimperialista, così inquadra la posizione dell’ex presidente nei confronti dell’ ‘’onda verde’’ made in CIA del 2008: ‘’E’ vero che Ahmadinejad salì al potere e ci è potuto restare perché esso ebbe anche l’appoggio del clero shiita khomeneisticamente ortodosso, ovvero seguace del principio delVelayat-e faqih per cui il potere politico (in assenza dell’Imam nascosto) va affidato al clero. Tuttavia a Teheran ognuno sa che Ahmadinejad non è affatto un sostenitore di questa concezione. Dal punto di vista politico, nella complessa dialettica politica interna alla Repubblica islamica, appartiene alla corrente politica Isargaran, i “devoti della causa”, ovvero il settore militante non ortodosso ma certamente il più intransigente, quello che si è fatto le ossa in prima linea nella guerra contro l’Iraq e che si è fatto portatore non solo di una visione reducista estrema, ma del rancore diffuso verso tutti i chierici imboscati, accusati apertamente di essere scappati dal fronte, contrariamente alle decine di migliaia di martiri, nel cui nome Ahmadinejad sempre parla. Il mentore di Ahmadinejad all’interno del potente clero shiita non è infatti Khamenei, bensì l’ayatollah radicale Mesbah-Yazdi, per il quale non il clero deve guidare la rivoluzione ma il partito, un partito che non per forza debba essere diretto da chierici, ma da militanti senza turbante, da coloro che hanno mostrato, pur non essendo usciti dalle scuole teologiche, una piena affidabilità e una coerenza di ferro. In larga parte questo significa miliziani, ovvero i settori militari più lealisti verso gli ideali della rivoluzione islamica’’ 4
Cosa pensano gli sharitiani del conflitto Iran – Arabia Saudita oppure sulla cosiddetta fine delle sanzioni ? Rohani – ad esempio – stringe accordi col governo capitalista italiano in nome della ‘’modernizzazione industriale’’. Ahmadinejad avrebbe fatto lo stesso? I comunisti, se vogliono rilanciare la lotta per un cambiamento radicale in direzione di una possibile società alternativa mall’attuale, dovrebbero inserirsi in questo dibattito; isolarsi non serve.
L’Iran resta un paese antimperialista ma la dirigenza Rohani lo sta portando sul binario della “coesistenza”, al prezzo di una mal taciuta repressione dei più stretti collaboratori di Ahmadinejad. Perché il Tudeh non ha denunciato ciò? In realtà saranno proprio le pressioni imperialiste e sioniste a rendere necessario un nuovo spostamento a sinistra della Repubblica Islamica. Domanda: i governi iraniani sono disposti a concedere agibilità ad un Partito operaio ( sharitiano ) vicino alle organizzazioni comuniste europee? Quesito non da poco, la posta in gioco è alta e i marxisti (atei o meno) devono poter dire la loro anche in un paese islamico. Mettere fuori legge i partiti comunisti (per non parlare della repressione che ne è seguita) è stata una sciagura, un gravissimo atto politico da condannare senza esitazione.
Domanda anche per il Tudeh: se l’Iran fosse davvero un paese ‘’teocratico’’ perché in Palestina sostiene i marxisti del Fronte popolare di liberazione palestinese? A volte, come si suol dire, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. La complessità delle cose impone scelte adeguate.
http://lnx.associazionecontrocorrente.org/site/?p=2519
http://www.icl-fi.org/italiano/spo/67/iran.html
http://www.resistenze.org/sito/os/dg/osdgga17-017365.htm
http://www.campoantimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=639:ahmadinejad-i-tre-schieramenti&catid=16:iran-cat&Itemid=29