Avrà ragione Thierry Meyssan che l’obiettivo strategico politico-militare degli States nei confronti dei Paesi emergenti non è tanto il cambio di regime quanto invece la distruzione 1) di quei paesi e di quegli stati in modo che non possano più emergere come potenze rivali in grado di disturbare i piani egemonici dell’Impero. La storia recente conferma che la tesi del fondatore della rete Voltaire è tutt’altro che peregrina. Del resto è un progetto emerso qualche anno dopo l’autodistruzione delle torri gemelle.
Se tale è stato il progetto si potrebbe dire che gli States hanno vinto dappertutto in questi anni, a partire dalla Jugoslavia per finirla con lo Yemen. Ma se la questione viene osservata secondo l’attuale situazione politica e militare odierna in un quadro mondiale, potremmo dire che hanno perso dappertutto.
In Corea del Nord, la tempesta di fuoco minacciata da Trump si è sgonfiata in un “se ci attaccate contrattaccheremo”. James Mattis, segretario della difesa degli Stati Uniti, ha dovuto ammettere, e con lui molti esperti militari americani, che le forze armate americane non erano pronte al momento per una tale evenienza e che comunque una guerra nucleare sarebbe stata una catastrofe per gli Stati Uniti.
Personalmente non ho mai creduto ad un conflitto nucleare causato per i test missilistici della Corea del Nord. Avevo ipotizzato che Kim fosse un ottimo giocatore di scacchi e che, tutt’altro che folle2), avrebbe vinto la partita e determinato una caduta di credibilità internazionale degli Stati Uniti.
James Mattis, ex generale, che nella politica estera ha assunto funzioni presidenziali, pare che sia rimasto colpito negativamente da un’ispezione a tutto campo delle forze armate americane 3), denunciando armi obsolete, spese inutili, scarso addestramento dei militari, nonostante il flusso gigantesco di finanziamenti nettamente superiore alle spese dei rivali principali, della Russia e della Cina. Le sue parole hanno fatto pensare ad un’enorme diffusione della corruzione tra le forze armate
Il segretario della difesa ha fatto capire, dopo la disatrosa campagna militare in Siria, che è meglio abbassare i toni, come si è fatto con la Corea del Nord, anche con il molto odiato dal Congresso, Iran, molto forte militarmente, con truppe ben addestrate, tra l’altro superprotetto da Russia e da Cina.
Mattis, anche in questa querelle con l’Iran, ridimensionate le pretese Usa, cercherà presumibilmente di contare ancora qualcosa nella Regione attraverso la questione curda, diventata piuttosto complicata dopo l’avvicinamento della Turchia all’Iran, con l’ostilità della Siria ad una possibile indipendenza dell’area siriana.4)
In Medio Oriente si guarda alla Russia ormai come mediatore delle dispute locali. Il ruolo che un tempo era occupato dagli USA è ora ben saldo nelle mani dell’orso russo. Il genocida Netanyahu si è rivolto infatti a Putin per affrontare questioni di confini, preoccupato della vicinanza di Hezbollah e dell’Iran sulle alture del Golan occupate illegalmente da Israele. Putin forse riuscirà ad ottenere dai suoi alleati l’arretramento di qualche chilometro, esito che difficilmente sarebbe raggiunto da Trump e da Mattis.
Trump ha deciso di mandare altre migliaia di soldati in Afghanistan per aiutare il debole governo locale e per non lasciare il Paese in mano ai terroristi. La verità è che non si abbandona il territorio per non ammettere la sconfitta militare e politica. Non si vincerà contro i Talebani e questo Mattis e Trump lo sanno bene. Solo retorica per il popolo.
E ci si ritirerà invece dallo Yemen, dove l’aviazione e la marina sono andati in soccorso delle mire imperiali del Principe saudita Mohamed, che sarà costretto a ritirarsi dalla barbarica aggressione5) accettata dall’Occidente, a causa della guerra civile nel suo Paese tra sciiti e sunniti. Per porre fine al conflitto interno e alle tante lacerazioni religiose proporrà la fine della guerra contro lo Yemen e la sua personale guida di un movimento arabo che comprenda tutte le ramificazioni dell’islamismo e che si ponga contro il mondo iraniano.
NOTE
1) Thierry Meyssan ” Gli Stati Uniti e il loro progetto…in “Rete Voltaire”
2) Mio ” Corea del Nord. Nessuna guerra. Trump sconfitto” in “l’interferenza” 15/8/17
3) Andrej Akulov “Erosione militare degli Stati Uniti” in “Aurora 27/8/17
4) Nell’ultima decade di settembre referendum nell’area curda dell’Iraq per decidere su annessione o indipendenza
5) A. Sc. ” L’arabia saudita si prepara a cambiare…in “Rete Voltaire” 27/8/17
Fonte foto: Lettera43 (da Google)