Il mondo occidentale esulta per la liberazione del giovane Zaki e nello stesso tempo seppellisce vivo Assange mentre ha già lasciato che fossero seppelliti vivi il leader palestinese di Al Fatah, Marwan Barghouti, e il curdo Ocalan, entrambi imprigionati da più di vent’anni e destinati a non uscire più, come del resto lo stesso Assange, “colpevole” di aver denunciato i crimini dell’esercito americano in Iraq.
Due pesi e due misure. Ci sta, sia chiaro. E’ la spietata logica della realpolitik, a patto, appunto, di non prendersi in giro e non raccontarsi delle favole sulla libertà, i diritti, la democrazia e retorica cantando.
La vicenda Zaki è una variabile, diciamo così, anche secondaria (se non fosse per il risalto mediatico che le è stato dato) di una questione geopolitica molto più grande che riguarda le relazioni politiche, economiche e commerciali tra l’Unione Europea (e l’Italia in particolare) e l’Egitto e la sua collocazione nello scacchiere internazionale.
L’Egitto è un paese molto importante dal punto di vista geopolitico e strategico, è un partner economico e commerciale altrettanto importante per l’Italia e per l’Europa (e quindi anche per gli USA) ma non è sdraiato a pelle di leopardo ai piedi della NATO come ai bei” tempi (per l’Occidente) di Sadat e poi di Mubarak. La “rivoluzione colorata” e le vicende successive non hanno portato agli esiti sperati – cioè ad uno stato e ad un governo schierati a fianco dell’Occidente senza se e senza ma, e oggi l’Egitto che non è un “pais bananero” ma un paese con una sua consistenza complessiva e una sua collocazione geografica che lo rendono strategico, rivendica da tempo la sua indipendenza e la sua autonomia. Tradotto, non disdegna, come tanti altri paesi, di intessere relazioni politiche e commerciali anche con la Russia e la Cina.
E’ questo il quadro all’interno del quale si inserisce la vicenda del giovane Zaki (sono contento sul piano umano per la sua liberazione ma noi siamo qui per cercare di fare analisi politica e geopolitica) che è stato solo una pedina da usare o scambiare in un gioco enormemente più grande di lui e dei suoi destini personali. Non sapremo mai, ovviamente, l’oggetto della trattativa (come di qualsiasi trattativa di questo genere) ma è del tutto irrilevante ai fini della comprensione di quanto accaduto. Certo è che l’ “affaire” Regeni è ormai passato in giudicato, per dirla metaforicamente, così come è altrettanto certo che i vari governi italiani (l’uno vale l’altro…) non hanno certo fatto la voce grossa con quello egiziano per arrivare alla verità e soprattutto ai mandanti e agli esecutori del suo assassini. Anche quella vicenda è tutta interna alla “partita” di cui sopra. L’Occidente non può permettersi di mollare l’Egitto come se nulla fosse e d’altro canto non può neanche tirarsi giù le brache. Del tutto impensabile, ovviamente, una “soluzione libica”. L’Egitto, come dicevo, è un grande paese, il più potente di tutta l’Africa settentrionale, del tutto improponibile e destinata al fallimento una soluzione di tipo militare esterna.
L’epilogo positivo della vicenda Zaki era, in fondo, nell’interesse di tutti, e anche un po’ annunciata. Con la sua liberazione l’Egitto dimostra o vuole dimostrare, mediaticamente parlando, di essere un partner tutto sommato affidabile e comunque non il mostro che è stato dipinto, e le diplomazie occidentali – quella italiana in primis – possono cantare vittoria e, cosa ancora più importante, mantenere strette relazioni economiche e commerciali (e politiche) con un paese troppo importante geopoliticamente per essere regalato alla Cina e alla Russia, soprattutto dopo il riavvicinamento fra l’Arabia Saudita e l’Iran (e indirettamente alla Russia). E quindi, come vediamo, la questione si fa ancora più complessa perché entrano in ballo anche le relazioni fra l’Arabia Saudita, il Qatar, Israele e l’Egitto. Una vicenda ancora (infinitamente) più complicata che affronteremo in altro momento.
Ora l’Occidente ha il suo nuovo “eroino” mediaticamente spendibile. Ci hanno provato ad eleggere Navalny come paladino dei diritti e del liberalismo ma i suoi trascorsi nazisti e razzisti sono troppo imbarazzanti, perfino per i media occidentali. Zaki invece è perfetto per lo scopo. Sembra uscito da una sezione universitaria del PD. L’uccellino birichino in servizio effettivo e permanente mi bisbiglia all’orecchio che non è da escludere una sua candidatura alle europee del 2024. Chi vuole scommettere?
Fonte foto: Agi (da Google)