Ieri, mentre facevo la spesa al mercato dell’Alberone (storico quartiere popolare romano), un paio di commercianti volevano allontanare in malo modo un immigrato arabo che girava per il mercato vendendo spicchi di aglio. “Cerca de annattene a Mustafà, io sto a lavorà da ‘na vita e tu mò voresti venì proprio qui a rompe li cojoni…”.
Capito? Uno che vendeva spicchi di aglio per pochi spiccioli…
Naturalmente sono intervenuto invitandoli a prendersela con i potenti, i ricchi, le banche il governo, e non con quei disgraziati. Una signora della bancarella del pesce che conosco perché mi rifornisco da lei (così come conosco gli altri, del resto…) ha annuito e mi ha detto (ma sottovoce):“Hai ragione, io la vedo come te, semo boni a pijasseela solo coi più deboli”.
Ci sarebbe ben poco altro da aggiungere.
L’ostilità nei confronti degli immigrati non è data tanto dal razzismo quanto dalla meschinità e dalla vigliaccheria delle persone. L’immigrazione è servita a farci capire quanto squallida, meschina e vigliacca sia tanta gente incapace di prendersela con i potenti e con quelli che gli stanno sopra e che li considerano come mangime per galline.
Il livore contro gli immigrati è sinonimo di viltà e meschinità, più che di razzismo. Il razzismo riguarda solo una parte di questa gent(aglia), la solita fascisteria, vecchia o nuova, in camicia nera o verde, poco cambia. La maggior parte sono solo dei frustrati, dei meschini e dei vigliacchi.
Quelli che si scagliano contro gli immigrati sono come quei “negri da cortile” descritti da Malcom X. Scodinzolano fedeli dietro al padrone, vorrebbero essere come lui, cercano disperatamente di assomigliargli ma non ci riescono. E per questo non gli resta altro che prendersela con chi sta sotto di loro, con i “negri da fatica”.
Per questa gent(aglia) c’è solo tanta “rieducazione”, per quanto mi riguarda, preferibilmente in una miniera della Siberia nord-orientale, e per un periodo non inferiore ai tre anni. E chi se ne frega se qualcuno mi dà dello stalinista.
P.S. si astengano dal commentare i soliti “Sì però, ma però, c’anche da dire che, io non sono razzista ma, sì ma le Ong, hai ragione però, il piano Kalergi, sì ma l’ “invasione…” ecc. ecc. ecc.
