Cesare Romiti è uno di quegli uomini (un altro di questi era Marchionne) che ha scelto lucidamente di dedicare tutta la sua esistenza all’arricchimento del suo padrone e all’ottimizzazione dei suoi profitti. E lo ha fatto – né poteva essere altrimenti – inasprendo lo sfruttamento dei lavoratori, indebolendo quanto più possibile la loro capacità di contrattazione e colpendo (licenziando e denunciando) quelli politicamente e sindacalmente più attivi ed esposti.
E’ stato il regista della grande ristrutturazione della Fiat avvenuta nei primissimi anni ’80 e il promotore della famosa “marcia dei quarantamila quadri”, che diede il colpo di grazia a tutto il movimento operaio. Una sconfitta storica dalla quale non ci siamo più ripresi. Un evento che ha segnato l’inizio di un processo di ristrutturazione complessiva del capitalismo italiano e dei rapporti fra capitale e lavoro relegando quest’ultimo nell’angolo.
Naturalmente, per fare tutto ciò, era ben pagato.
Romiti rappresenta al meglio quella tipologia umana e sociale che una volta, ai miei bei (per lo meno rispetto ad oggi…) vecchi tempi, era definita come un “servo dei padroni”.
Ecco, Romiti era un vero servo dei padroni, anche se lui e quelli come lui erano e sono convinti di essere qualcosa di diverso da quello che in realtà sono e cioè, appunto, dei servi.
Non c’è altro da dire.
Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)