Trincee e pubbliche rimozioni

I ventisette ministri degli Esteri si sono riuniti nella capitale ucraina per riaffermare il loro impegno incrollabile ad armare Kiev. I riflettori sono concentrati sulla guerra “russo-ucraina”, si sprecano le parole che motivano la guerra in nome della pace, della libertà e dei diritti umani. È d’obbligo in tale condizione, in cui l’umanità è difesa anche a suon di bombe e droni militari, definire ciò che è umano.

Nella rappresentazione scenografica del dominio si aprono improvvise delle crepe e delle contraddizioni che potrebbero far sospettare che per “umano” non si intende l’umanità intera, da difendere da tutto ciò che la umilia e la strumentalizza per fini economici, ma per “umano” e per “umanità” si intende solo coloro che, momentaneamente, sono dalla parte giusta. Non tutti quindi sono umani e degni di essere oggetto d’informazione.

Se ci riconosciamo nel concetto di umanità anche i nemici lo sono, e tanto più il nemico è oggetto di umani trattamenti quanto più si è credibili nella difesa dell’umanità. A Homs in Siria centrale, paese non certo amico degli interessi anglofoni, durante la consegna dei diplomi all’Accademia militare vi è stato un attacco terroristico con ben cento morti. Nessun giornale ha ritenuto di riportare la notizia, vi sono stati solo scarni trafiletti in alcuni, mentre i media hanno praticamente taciuto sull’accaduto. Giorno dopo giorno ci informano delle vittime di alcuni conflitti in corso, ma si tace su altri. Da tale duplice trattamento non si può che dedurre che il concetto di umanità ha subito una brusca e pericolosa contrazione. Sono umani solo coloro che sono schierati con gli interessi economici e politici dell’Occidente. Il diverso trattamento tra le vittime e tra i morti è il segno di un occidente che ha perso e disperso la propria umanità e il proprio Umanesimo che sin dai tempi più antichi gli permetteva di aprirsi al mondo per capirlo e per risolvere le tragiche contraddizioni che esso stesso talvolta aveva posto. Le parole di Terenzio sono state la sintesi dell’Umanesino europeo che, oggi, velocemente declina fino ad obliarsi:

Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (Sono un essere umano, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me)

La frase presente nell’opera Heautontimorùmenos (Punitore di se stesso) del 165 a.C, ci svela la disumanità e il disumanesimo del nostro tempo. L’umanesimo è riconoscimento della comune umanità e dunque dell’ eguale dignità di amici e nemici. Se si rinuncia all’Umanesimo vi è solo la piena realizzazione della lotta di tutti contro tutti e specialmente il prevalere della sola ragione strumentale. I morti di Homs non servono per la propaganda, non sono funzionali agli equilibri dei poteri, sicchè non sono oggetto di informazione. L’Umanesimo è anzitutto la libertà dello spirito capace di trascendere trincee e fili spinati emotivi e militari. L’identificazione empatica con il presunto nemico, la sua visibilità all’interno dell’orizzonte percettivo individuale e collettivo è la condizione affinchè l’altro perda il connotato dell’assolutamente altro per essere vissuto come “umano”. Le differenze necessitano di informazione e di ponti concettuali per porre ponti che possano contribuire a risolvere conflitti dolorosi.

Il Prometeo scatenato dell’Occidente sta mostrando la sua disumanità e la sua fragilità in un momento della storia in cui solo l’Umanesimo può motivare a cercare le ragioni per risolvere i conflitti sanguinosi che consumano popoli e identità millenarie. Siamo dunque in pieno disumanesimo, manipolazione e indifferenza in modo inesorabile e apocalittico avanzano sempre più fino a travolgere ogni umanità e razionalità. Occultare l’attentato di Homs, rimuovere dalla pubblica discussione quanto è accaduto e accade in Siria sono il segno evidente della fragilità dell’Occidente senza Umanesimo: la politica è solo tattica, l’economia è soltanto crematistica, il logos è manipolazione delle parole, la pace è attacco difensivo. Una realtà di tal genere non può che portare ad  un perenne stato di assedio e di guerra.

La differenza reale è vissuta come una minaccia, in quanto sono i soli interessi crematistici-militari a condurre le decisioni, ogni principio universale è solo un mezzo per catalizzare il consenso. L’antiumanesimo ci rende fragili, contrae la capacità progettuale e cancella la cultura e i valori dell’Umanesimo in quanto sono usati come mezzi, non sono vissuti, sicchè il mondo intero non reputa credibile e appetibile la democrazia. L’Umanesino non è una dichiarazione di intenti universalistici, è pratica vissuta nella quale biografia e valori coincidono. I popoli che si dichiarano eredi dei valori universali, e quindi dell’humanitas, ma li utilizzano solo per giustificare le guerre rischiano di cancellare con la loro cultura l’intera umanità, giacchè i conflitti nel nostro tempo comportano sempre il pericolo atomico.

Umanesimo e Principio di rensponsabilità si intersecano, senza di essi non vi è Koinè ma solo conflittualità. Il disumanesimo imperante è l’indifferenza verso le guerre in corso, è la normalità della guerra in tutte le sue forme vissuta come “normale”. Senza humanitas non vi è cultura, perché la cultura non è erudizione, non è semplice accumulo di competenze da spendere sul mercato, la cultura è la capacità di pensare la realtà storica con le sue contraddizioni per la prassi trasformatrice. L’Occidente sta rinunciando alla cultura e ai valori universali, è il dramma del nostro tempo, è il razzismo non dichiarato ma perpetrato con costanza e tenacia fino all’autodistruzione dello stesso Occidente. In tale frangente storico non possiamo che resistere e ribadire l’humanitas in un contesto che ha fatto della violenza la sua legge.

Terenzio ci viene incontro dal passato con le sue parole e squarcia il velo dell’ignoranza e della manipolazione in cui siamo, ci guida  a guardare oltre le barriere di fango che ci dividono per capire e ritrovare la comune umanità. Lasciamo a Terenzio la conclusione, alle sue parole tratte dall’ Heautontimorùmenos che ci rammentano la pericolosa distanza dalla prossimità dell’altro in cui stiamo cadendo:

 

“Cr. È vero che noi ci conosciamo da poco, cioè da quando hai comprato un fondo qui presso, e che tra noi non c’è mai stato dell’altro, però tu sei un galantuomo e noi siamo vicini, e per me la vicinanza è prossima all’amicizia. Tutto questo m’induce a darti francamente e familiarmente dei consigli. Perché, vedi, mi pare proprio che tu lavori troppo per la tua età per quel che richiede il tuo stato […]. Me. O Cremete, i tuoi affari ti lasciano bel tempo, eh? e così puoi impicciarti negli affari altrui e in ciò che non ti riguarda. Cr. Uomo sono. Nulla di ciò che è umano mi è estraneo, io dico. Fa’ conto che io ti dia un consiglio ovvero che ti ponga una domanda. Sei nel giusto? Seguirò il tuo esempio. Non lo sei? Lascia che ti metta in guardia”.

Siria, attentati ad Homs e Damasco, l'Isis rivendica. Oltre 100 morti - Rai  News

Fonte foto: RaiNews (da Google)

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