La media borghesia targata PD (anche se camuffata dietro a movimenti e associazioni formalmente apartitici) è scesa in piazza a Torino per dire SI alla TAV e alle logiche “sviluppiste” e vetero industrialiste, sponsorizzata anche dalla Lega, alleata di governo del M5S (“I lavori sono già iniziati – ha dichiarato prontamente Salvini – tanto vale completarli”…). Logiche industrialiste e sviluppiste sostenute ovviamente anche e soprattutto dell’alta borghesia, sia industriale che finanziaria, nazionale ed extranazionale.
E’ evidente anche a chi non ha occhi per vedere, come l’alleanza di governo fra Lega e M5S sia in realtà poco più che un mero accordo a termine e non una vera alleanza programmatica e strategica, dettato dalla situazione contingente, cioè dalla necessità e dall’impossibilità di dare vita ad un altro esecutivo o comunque altre ipotesi e soluzioni politiche. Forse, in una determinata fase, i 5 Stelle hanno veramente creduto di poter raggiungere un consenso tale da potergli consentire di governare da soli. Si sono, ovviamente, resi conto di quanto potesse essere non realistica tale ambizione e hanno dovuto cedere a dei compromessi (come è del tutto normale che avvenga in politica…).
M5S e Lega sono divisi pressochè su tutto, perché su tutto hanno una visione molto diversa: politica economica, politica fiscale, nazionalizzazioni, rapporto fra privato e pubblico, “grandi opere”, reddito di cittadinanza, giustizia, politica estera. Solo la congiuntura internazionale – cioè la competizione economica fra gli USA e l’UE (o meglio, l’asse Berlino-Parigi) ha reso possibile la formazione del governo “gialloverde”, in qualche modo “benedetto” e comunque non osteggiato dall’attuale amministrazione americana.
E’ altresì evidente, sempre per chi ha occhi per vedere, come la vera crepa nel sistema politico europeo sia rappresentata dal M5S e dalle istanze di cui è portatore (reddito di cittadinanza, nazionalizzazioni, protezione sociale) che implicano la necessità di ricorrere a quel deficit di bilancio tanto temuto e demonizzato dalle oligarchie finanziare europee, dagli euroburocrati e dai governi loro alleati (ma sarebbe più corretto scrivere a loro subalterni…). Del resto, non è certo la Lega a rappresentare un problema per queste ultime, del tutto disinteressate alla flat tax, ai condoni, alle politiche securitarie e repressive o a quelle contro l’immigrazione (quest’ultima questione utilizzata come una bandiera ideologica da sventolare sia per la Lega e la destra da una parte, che per il fronte liberale “cosmopolitista” e per la “sinistra”, dall’altra…) portate avanti dalla Lega. Non che il M5S sia una forza rivoluzionaria, sia chiaro, e neanche socialista, nel senso alto e pieno del termine. Tuttavia, si trova a rappresentare legittime istanze e rivendicazioni sociali (ma anche ambientali, pensiamo appunto ai movimenti NO TAV e NO TAP che hanno avuto nel M5S l’interlocutore politico privilegiato) che oggettivamente finiscono per inceppare gli “algoritmi” economici, finanziari e quindi anche politici dell’UE. La decisione del M5S di “mollare” il movimento NO TAP in Puglia (che pagherà ad un costo politico molto alto in termini di consensi) è il risultato di quel compromesso di governo. NO TAV, NO TAP e NO Olimpiadi rischiavano di essere troppo, anche per il M5S. Qualcosa si doveva mollare…
Per non parlare della politica estera dove, al di là del lasciapassare da parte di Trump dovuto alle ragioni contingenti a cui ho fatto cenno poc’anzi, il M5S e la Lega hanno posizioni in molti casi completamente diverse se non opposte. Penso, in primis, al Medio Oriente ma anche all’America Latina. La Lega è esplicitamente schierata dalla parte di Israele (e della destra israeliana, da tempo al governo) e dei suoi alleati in loco (l’Arabia Saudita e le monarchie wahabite), per non parlare dell’appoggio altrettanto esplicito nei confronti dell’ultradestra brasiliana capeggiata da Bolsonaro. Il M5S, fortunatamente, ha posizioni molto diverse nell’un caso e nell’altro.
E’ quindi evidente come le contraddizioni di questo governo stiano venendo alla luce, anche se i loro leader fanno naturalmente di tutto per ridimensionarle e disinnescarle.
Noi, invece, facciamo quanto è nelle nostre modestissime possibilità per acutizzarle, perché pensiamo che, sia pure fra tante contraddizioni, il M5S sia una forza che – come detto prima – rappresenta, obtorto collo, istanze e bisogni sociali di larghe masse popolari che cercano un loro spazio e una loro rappresentanza politica. E sono proprio quelle masse popolari che devono tornare ad essere protagoniste della scena politica e questo sarà possibile solo se sapranno ritrovare una propria autonomia (di classe) politica. Un percorso difficilissimo, allo stato delle cose, ma non ci sono altre strade. Il consenso di massa al M5S rappresenta, sia pure in modo contradittorio, un timidissimo embrione di quella volontà e di quella esigenza, magari anche inconsapevole, di riconquistare e ritrovare quell’autonomia. Ed è per questo che è necessario incalzare il M5S, “tirandolo a sinistra” per la giacca, come si suol dire, facendo emergere le contraddizioni.
Il PD, dal canto suo, sta palesemente confermando la sua natura e la sua vocazione di partito liberale, liberista ed intrinsecamente borghese, nel vero senso della parola (di fatto la versione di “sinistra” di Forza Italia che ovviamente è sulla linea del SI TAV senza se e senza ma e appoggia da sempre la politica delle “grandi opere”…). Europeista senza se e senza ma, liberista in politica economica, filo UE, pro TAV a Torino, favorevole alla privatizzazione del trasporto pubblico a Roma e sostenitore del SI al referendum (insieme ai radicali e a Forza Italia) per la privatizzazione dell’Atac, l’azienda locale dei trasporti. Poche settimane fa ha organizzato, sia pure sottobanco, una manifestazione contro la Raggi) per chiederne la testa anche se ora l’assoluzione della sindaca gli ha scombussolato i piani…
Più o meno stesso copione a Torino anche se con la Appendino ci vanno giù più morbidi. Una manifestazione oggettivamente reazionaria che per alcuni versi, politici e non estetici, ha ricordato la famosa e funesta (e anche lugubre, un corteo silenzioso di gente a capo chino, in larga parte ricattati e sottoposti a pesanti condizionamenti dai vertici dell’azienda guidata allora da Romiti) “marcia dei quarantamila” quadri avvenuta nell’ormai lontano 1980 organizzata dalla Fiat, che segnò la sconfitta storica e definitiva del movimento operaio in Italia, anche se – come dicevo – più colorata e festosa (i tempi cambiano e necessitano anche di un diverso look…). Sarà forse perché entrambe le due kermesse reazionarie (anche se camuffate sotto abiti “progressisti e di sinistra” e soprattutto la gente che vi ha partecipato è convinta di esserlo…), quella romana di poche settimane fa e quella torinese di ieri, sono state organizzate da gruppi o comitati formati esclusivamente da donne (formalmente fuori da ogni partito ma ovviamente tutte o quasi di area PD e liberal), cosa che, mediaticamente, dato lo spirito dei tempi, ha sempre il suo ritorno di immagine.
In conclusione, mi pare di poter dire che queste ultime vicende stiano semplificando un pochino il quadro politico e contribuiscano a chiarire chi sta con chi. Vedremo quali saranno le evoluzioni da qui a dopo le prossime elezioni europee.
Fonte foto: Polisblog (da Google)