Et voilà. Trovata la soluzione ai problemi di Tor Sapienza. Il centro per rifugiati, maldestramente individuato dagli abitanti del quartiere come una delle fonti del loro disagio e addirittura come controparte, ospiterà da ora in avanti solo donne e bambini: http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CAMPIDOGLIO/marino_tor_sapienza_multe_pd/notizie/1018301.shtml
Quindi un immigrato, anche se esule politico, anche se perseguitato nel suo paese di origine per ragioni politiche, dovrà trovarsi un’altra collocazione, perché lui, in quanto soggetto di sesso maschile, rappresenta comunque un potenziale pericolo. Del resto – è risaputo – “la violenza è maschile”, le donne non si ubriacano, non agiscono in modo violento, non sporcano, non rubano, non spacciano droga, non maltrattano mai i bambini, gli anziani,non si prostituiscono e non organizzano traffici di prostituzione (ricordo che, secondo i dati ONU di un paio di anni fa, il 60% del traffico mondiale della prostituzione è gestito da donne…). Queste sono cose che fanno solo gli uomini. Ergo, gli immigrati maschi che avranno la ventura di passare da quelle parti dovranno procurarsi un’altra collocazione; magari sotto i ponti del raccordo anulare che costeggia la borgata.
La vicenda di Tor Sapienza (una fra le tante, in Italia ci sono centinaia di Tor Sapienza e forse più…) viene quindi “brillantemente” e anche furbescamente affrontata dal sindaco Marino secondo la migliore tradizione “politicamente corretta”.
D’altronde, chi oserebbe mai cacciare donne e ai bambini? Nessuno, neanche i borgatari brutti, sporchi, cattivi e razzisti di Tor Sapienza, gli stessi che un tempo ormai lontano davano il 50% dei loro consensi al Partito Comunista Italiano e oggi voterebbero in massa per “er pecora” (cioè Teodoro Buontempo, vecchio fascista “capopopolo” ormai da tempo scomparso) o per un Salvini in salsa “de noantri”.
Altri tempi… Il sindaco, allora, si chiamava Luigi Petroselli e oggi si chiama Marino, e qualche differenza c’è, diciamocelo…
Insomma, Tor Sapienza come il Titanic. Affondano i maschi di terza classe e portano a casa la pelle quelle e quelli di prima classe. La logica del “genere” viene applicata anche agli extracomunitari. Del resto, le leggi, scritte o non scritte, del paese che li ospita (non con molto entusiasmo, a dire il vero…) devono valere anche per loro.
Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, se sia più razzista la gente di quel quartiere o il sindaco e la giunta che approdano a tale soluzione.
Ma è una domanda retorica e anche priva di senso perché ciò che conta non è la verità, cioè la realtà vera delle cose, ma quella che è stata costruita più o meno artificialmente e che diventa immaginario comune.
Complimenti (ca va sans dire…) al sindaco Marino e alla giunta capitolina. Di meglio non poteva proprio fare…