Il M5S si è di fatto suicidato. Prima fallendo completamente a tutti i livelli, politici e mediatici, la competizione di governo con la Lega, poi (per paura di andare ad elezioni anticipate) per aver scelto di governare con il PD, cioè con il partito che più di altri ha rappresentato e rappresenta quel “sistema” che lo stesso M5S, per lo meno a parole, voleva abbattere. Se avesse optato per le elezioni anticipate, non avrebbe sicuramente bissato quel 33% ottenuto alle precedenti politiche ma avrebbe mantenuto una forza dignitosa – diciamo fra il 15% e il 18% – che gli avrebbe consentito di continuare ad esercitare un ruolo importante. Allo stato attuale, se si andasse al voto, non so neanche se riuscirebbe a raggiungere il quorum. In ogni caso sarebbe ridotto ad una forza residuale, utile forse per fare da stampella a questa o a quella coalizione di governo e quindi vivere di rendita di posizione in virtù della possibilità di fungere da ago della bilancia. Ma nulla di più e ben poco rispetto a quelle che erano le sue premesse e le ragioni stesse per le quali nacque. Che non erano certo di ordine rivoluzionario. Il M5S non è mai stato un partito realmente antisistema, per lo meno se per “antisistema” intendiamo una forza che abbia nel suo orizzonte la trasformazione radicale dell’attuale ordine sociale (neoliberista) e tanto meno, quanto meno in linea teorica, il potenziale ipotetico e futuro (o futuribile) superamento del capitalismo.
Tuttavia, nonostante questi limiti strutturali che abbiamo affrontato in tanti articoli (qui ne segnalo solo alcuni https://www.linterferenza.info/editoriali/luigi-maio-pensiero/
https://www.linterferenza.info/editoriali/la-svolta-moderata-annunciata-del-m5s/
https://www.linterferenza.info/editoriali/antisistema-funzionali-al-sistema/ ) il M5S poteva rappresentare una sorta di grimaldello utile a scardinare la falsa dicotomia che oppone ormai da decenni l’attuale destra all’ attuale “sinistra” (due forze organiche al sistema capitalista anche se camuffate dietro a paradigmi e paraventi ideologici differenti) e riaprire, in tal modo, una reale dialettica politica capace di far emergere le contraddizioni strutturali del contesto sociale e politico in cui ci troviamo. Ma il fallimento è stato totale anche e soprattutto da questo punto di vista. Né poteva essere altrimenti perché le premesse ideologiche del movimento erano già errate alle fondamenta. Da un punto di vista concettuale, infatti, destra e sinistra, rappresentano due polarità in relazione dialettica che non potranno mai essere superate, come ho cercato di spiegare nel primo editoriale pubblicato – non casualmente – in occasione del primo numero de L’Interferenza, ormai quasi sei anni fa https://www.linterferenza.info/editoriali/destra-e-sinistra/
Il M5S – se fosse stato altro rispetto a quello che era e che continua ad essere – avrebbe dovuto spiegare alla gente la menzogna che si cela dietro la relazione fra l’attuale destra e l’attuale “sinistra” e NON il superamento delle categorie di Destra e di Sinistra che esisteranno sempre, per lo meno finchè esisteranno la divisione in classi, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le diseguaglianze sociali.
Il risultato di tutto ciò è che il M5S, in questo modo, non ha fatto altro che portare acqua al mulino (già abbondantemente annacquato) del sistema dominante (e dei suoi cantori, politici, mediatici, accademici ecc. siano essi di destra o di “sinistra”) che ha ovviamente interesse a sostenere che il conflitto di classe sia ormai un anticaglia del passato e che siamo entrati nell’era delle sorti magnifiche e progressive della post-modernità più altra simile “debolista” (e soprattutto debolissima…) paccottiglia pseudo ideologica.
Non solo. Quella falsa dialettica di cui sopra che oppone l’attuale destra (Lega e FdI) all’attuale “sinistra” (Pd più propaggini, “sardine” e cespugli vari) ne è uscita ancora più irrobustita. Lo scontro politico in atto vede da una parte la Lega e dall’altra il PD (attraverso l’ultima invenzione delle “sardine”) e quindi la riproposizione dello schema più trito e ritrito che proprio il M5S si era proposto di superare. Peggio di così non poteva andare, per il M5S ma in fondo anche per tutti noi.
Ora, il passo indietro di Luigi Di Maio che ha annunciato che non sarà più il capo politico del movimento, lascia intendere che da qui a poco sarà il “movimentista” Alessandro Di Battista a cercare di risollevare le sorti del M5S. Del resto, è la sola carta che possono giocarsi, anche se, a mio parere, è troppo tardi perché la frittata l’hanno già fatta. D’altro canto, chi parte con fondamenta così fragili (e sbagliate) non può andare lontano. E i fatti lo hanno dimostrato.
E’ quindi giunto il momento di mettersi concretamente al lavoro con l’obiettivo strategico di costruire, in tempi possibilmente non biblici, una nuova e moderna forza socialista, di classe, popolare, realmente alternativa all’ordine sociale dominante, che affondi le sue radici nella migliore storia e tradizione del Movimento Operaio (perché una forza politica senza fondamenta solide non va da nessuna parte), ma capace nello stesso tempo di elaborare una critica radicale e lucida alla realtà con tutte le sue contraddizioni, quelle di sempre e quelle nuove, cioè quelle prodotte dal processo di trasformazione che la società capitalista e “tecno-capitalista” ha vissuto in questi ultimi decenni.
Fonte foto: Today (da Google)