Fonte foto: Il Post (da Google)
In Venezuela hanno votato più di 8 milioni di persone per l’elezione dell’Assemblea Costituente.
Si tratta di un risultato molto importante per la tenuta del governo guidato dal Presidente Maduro che conferma di godere dell’appoggio delle classi popolari venezuelane. L’affluenza ai seggi, come previsto, è stata infatti massiccia nei “barrios” popolari e scarsissima nei quartieri medio e medioalto borghesi di Caracas e delle altre città del paese.
Ma non bisogna illudersi. La partita è appena cominciata. La prossima scadenza, quella decisiva, sarà data dalle elezioni presidenziali del prossimo anno. E allora tutto potrà succedere, sempre che la situazione non precipiti prima del tempo. Perché non è affatto escluso che la destra, appoggiata dagli USA e dai governi a loro asserviti del Messico, della Colombia, del Perù, del Brasile e dell’Argentina tenti di rovesciare il legittimo governo con la violenza. Del resto, non sarebbe certo la prima volta che accade. La storia del continente latinoamericano è costellata di colpi di stato militari promossi, sostenuti e finanziati dalle borghesie locali con l’appoggio diretto degli USA e della CIA.
Chiariamo subito un punto fondamentale. La destra sudamericana non è la destra cialtrona italiana alla Berlusconi o alla Salvini. E’ una destra violenta, eversiva, quella che rappresenta le oligarchie da sempre al potere in America Latina. E’ la destra dei proprietari terrieri, dei latifondisti, dei grandi proprietari, della cosiddetta “borghesia compradora”, degli squadroni della morte, dei militari golpisti, e naturalmente, delle grandi multinazionali nordamericane che da sempre hanno fatto il bello e il cattivo tempo in Sudamerica, in accordo e in affari con quella borghesia di cui sopra. Per lo meno fino ad una ventina di anni fa, quando proprio l’esperienza della “rivoluzione bolivariana” guidata da Chavez ha dato un spinta enorme ai movimenti popolari e socialisti in tutto il continente consentendo la formazione di governi progressisti e socialisti in Bolivia, Ecuador, Brasile, Cile, pur con le dovute differenze da paese a paese.
Il Venezuela chavista è stato il baricentro di questo grande processo di emancipazione popolare e di rifiuto delle politiche neoliberiste, ed è stato il punto di riferimento per tutti i movimenti sociali, popolari e socialisti di tutta l’America latina e non solo. E’ per questo che gli USA, i governi fantoccio alle loro dipendenze e la borghesia venezuelana alla quale Chavez prima e Maduro poi hanno messo la museruola, stanno facendo di tutto per rovesciare il governo, facendo ricorso ai mezzi più subdoli, alla disinformazione e alla manipolazione mediatica e naturalmente alla violenza.
La situazione, nonostante la vittoria elettorale di ieri è difficilissima. Maduro ha davanti a sé un lavoro di una difficoltà enorme. Deve riuscire a incrinare, se possibile, il fronte reazionario, cercando di costruire un dialogo con quei settori sociali meno fascisteggianti e meno compromessi con le forze golpiste ed eversive, e al contempo deve però dimostrare grande fermezza. Con le forze golpiste, antidemocratiche ed eversive il cui unico reale obiettivo è la destabilizzazione violenta del paese, ci vuole il pugno di ferro. Non ci sono, purtroppo, alternative. Le classi dominanti stanno al “gioco democratico” solo quando il potere è saldamente nelle loro mani. Quando non lo è la tecnica è sempre quella della destabilizzazione violenta. E allora i governi che non riescono a controllare, chissà perché (si fa per dire…), vengono sempre dipinti come dittature, tirannie sanguinarie. Ed è a quel punto che si rivela il loro vero volto, come è accaduto a suo tempo in Cile, in Argentina, in Bolivia, in Paraguay, in Brasile e pressochè in tutta l’America latina, ma anche in Asia, in Africa e in Europa, e quindi in tutto il mondo. Il fascismo, nelle sue più disparate manifestazioni (senza lanciarci ora in una dissertazione su cosa è stato il fascismo storico e le differenze con gli altri fascismi…), la “soluzione autoritaria”, rappresentano una latenza, una presenza più o meno attiva, un “essente in possibilità”, si potrebbe dire prendendo impropriamente in prestito il linguaggio e il concetto di un noto filosofo, che può appunto essere sempre possibile, qualora la situazione lo richieda. Certo, in Europa la situazione è molto diversa rispetto a quella latinoamericana, la forma del dominio sociale è estremamente più complessa e sofisticata rispetto a quella sudamericana, e al momento sono ben altri gli strumenti e le modalità attraverso le quali quel dominio si riproduce e si alimenta. Su questo non c’è dubbio e ne siamo ben coscienti.
Ma questo non significa comunque abbassare la guardia.
In America Latina la cose sono molto più semplici che da noi. La destra è la destra e la sinistra è la sinistra e non c’è rischio o possibilità di confondersi, come avviene qui per tanta gente. Da quelle parti la destra è quella che abbiamo descritto prima, quella dei padroni, dei latifondisti, delle oligarchie che vivono dello sfruttamento selvaggio dei lavoratori; la sinistra è quella dei contadini, degli operai, dei senza terra, delle popolazioni indigene che lottano per il diritto ad un’esistenza dignitosa.
Il crollo del governo Maduro e dell’esperienza chavista sarebbe un disastro, una vera catastrofe per tutto il movimento democratico, progressista e socialista latinoamericano e di tutto il mondo.
Per questo, oggi, l’appoggio al governo Maduro e al Venezuela chavista, pur con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, deve essere incondizionato, senza se e senza ma. Non ci possono essere tentennamenti o perplessità, né tanto meno discorsi che suonano fasulli sul presunto basso tasso di libertà e democrazia vigente oggi in Venezuela. Balle. Balle raccontate dai media, dalla destra e anche da una certa “sinistra” liberal e/o radical. Quanto avvenuto in questi anni (compresi i numerosi tentativi di rovesciare Chavez con colpi di stato violenti e destabilizzazioni varie falliti grazie alla mobilitazione popolare) e quanto sta avvenendo dimostrano esattamente il contrario.
Sappiamo perfettamente che la realtà è complessa e noi per primi ne siamo coscienti e lo sosteniamo da tempo, come i nostri lettori ben sanno. E però, pur con tutta la complessità del mondo, ci sono momenti in cui è necessario fare una scelta. Il Venezuela chavista è un discrimine. O si sta da una parte o si sta dall’altra. Noi stiamo con Maduro.