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Come si usa dire in gergo calcistico, le ultime elezioni amministrative hanno visto muovere la classifica.
Il PD, asse centrale dello schieramento neoconservatore, ha subito una pesante sconfitta mentre il resto delle forze di centrodestra conferma di essere frammentato e diviso al proprio interno. Contestualmente, il M5S fa un grande balzo in avanti, in particolare nella Capitale dove diventa il primo partito e dove la sua candidata ha realisticamente ottime chance di essere eletta sindaco nel ballottaggio.
Il risultato, indipendentemente dall’opinione, positiva o negativa, che si possa avere del M5S (qui https://www.linterferenza.info/attpol/qualche-breve-considerazione-sul-m5s/ e qui https://www.linterferenza.info/editoriali/il-garante-unico/ alcune mie considerazioni nel merito) è da salutare senz’altro positivamente.
Infatti, ciò che è importante sottolineare nella situazione specifica, non è tanto l’analisi sulla natura e le contraddizioni del Movimento Cinque Stelle, ma il significato e le ragioni politiche che sono alle spalle della sua più che brillante affermazione. E proprio questa sta a dimostrare che esiste ormai un’area di dissenso sociale molto estesa, sia pure, come dicevo, con tante e profonde contraddizioni al proprio interno, ma che in qualche modo sta trovando o ha già trovato una sua rappresentanza politica, piaccia o meno, per lo meno in questa fase.
Il successo “grillino” è direttamente proporzionale alla clamorosa sconfitta di Renzi e del suo “partito della nazione”. E’ il “progetto renziano” che evidentemente non fa breccia. Il PD, che alle ultime europee aveva fatto il pieno arrivando addirittura a superare la soglia del 40%, registra un drastico e drammatico (per i “dem”, non certo per noi) arretramento. Ciò significa che anche la potenza mediatica di Renzi e del “renzismo” mostra la corda. Il “guitto” fiorentino si sta bruciando in fretta; il suo parente più prossimo, politicamente e anche ideologicamente parlando, cioè Berlusconi, aveva molto più filo da tessere e forse, per lo meno quando era più giovane e pimpante, anche più personalità e carisma. Anche il suo eccessivo tatticismo politicista (l’accordo con il trasformista Verdini), le vicende legate alla ministra Boschi (e a suo padre) e il progetto di “riformare” la Costituzione, non lo hanno aiutato.
Naturalmente ci guardiamo bene dal cantare chissà quale vittoria e del resto il risultato, sia pur positivo, nei termini che abbiamo detto, di una tornata elettorale, non deve certo essere ingigantito più di tanto ma letto e interpretato per il valore che ha.
Lo salutiamo positivamente, con la consapevolezza che le sfide che abbiamo davanti a noi sono infinitamente più gravose, richiedono una strategia e un lavoro sul lungo e sul lunghissimo periodo e che non ci sono scorciatoie né certezze di alcun genere.