Si chiudono i parchi ma non vengono chiuse le fabbriche dove le persone lavorano gomito a gomito in ambienti chiusi e spesso, purtroppo, anche malsani. La contraddizione mi pare evidente.
Non discuto le misure draconiane finalizzate a combattere il virus, però che siano applicate con logica e raziocinio, perché la priorità dovrebbe essere la salute pubblica e non la produzione (a parte i servizi essenziali alle persone, ovviamente). Impedire di passeggiare in un parco e contestualmente tenere centinaia di migliaia se non milioni di persone in ambienti chiusi all’interno di fabbriche e uffici, è assurdo e anche stupido.
Questo conferma alcune cose.
La prima è che la classe operaia (intesa nel senso più ampio, quindi anche tanti lavoratori, pubblici o privati, più o meno qualificati che prestano servizi essenziali alle persone e di pubblica utilità) esiste ancora, è una parte consistente della società e svolge una funzione fondamentale nel processo produttivo.
La seconda, che sono sempre i lavoratori a tenere in piedi la baracca, come si suole dire, e quindi sono quelli sempre e comunque sacrificabili.
La terza. L’economia (leggi, il profitto) ha comunque la precedenza su tutto il resto, anche sulla salute.
Ciascuno può sbizzarrirsi come meglio crede, ma le cose stanno così.
Fonte foto: Il Faro Online (da Google)