Foto: www.ilsussidiario.net
Le primissime parole di Virginia Raggi, appena eletta sindaco di Roma, ascoltate al Tg della 7 intorno alle 7,30 di questa mattina, che riporto testualmente: ”Questo è un momento storico fondamentale. Per la prima volta un sindaco donna nella Capitale in un momento storico in cui le pari opportunità sono ancora una chimera. E questo è merito innanzitutto di Grillo e Casaleggio”.
Un esordio non proprio originale se non del tutto scontato. Credo che in molti/e si sarebbero aspettati/e una dichiarazione un po’ meno banale e un po’ più fuori dal coro politicamente corretto da parte di chi sostiene di rappresentare un’istanza di radicale rottura non solo rispetto alla politica tradizionale ma anche alle sue liturgie simboliche e mediatiche altrettanto scontate. E invece si sceglie di restare nel solco del più trito e ritrito “mainstreaming”, come si usa dire, mediatico-politico. Le parole di questa mattina della neoeletta sindaco di Roma le avremmo potute ascoltare da una qualsiasi esponente di centrosinistra o di centrodestra, da una Boschi, una Turco o una De Gregorio, così come da una Gelmini, una Carfagna o una Moratti.
Deboli e contraddittorie anche nella sostanza. Cara Raggi, se sei stata eletta da una maggioranza schiacciante di elettori ed elettrici, significa che la discriminante sessuale di cui parli non sussiste, per lo meno non nella testa (ma neanche nella “pancia”…) dei romani e delle romane che ti hanno votato. E non ti hanno votato in quanto donna perché, per lo meno per quanto ci riguarda, se fossi stata maschio etero, gay, lesbica, bisessuale, trans o queer sarebbe stata la stessa identica cosa, bensì per dare una spallata al sistema di potere che, con l’eccezione delle primissime giunte di sinistra negli anni ’70 (Petroselli e Argan), ha da sempre spadroneggiato a Roma. Ti hanno votato nella speranza di liberare la città dalla cupola politica-economica-mafiosa-clericale che la sta asfissiando da troppo tempo. Ti hanno votato perché hanno pensato, a torto o a ragione, che un’affermazione del M5S nella Capitale potrebbe forse rappresentare una sorta di piede di porco per far saltare in aria o quanto meno incrinare l’attuale assetto politico che al momento ha nel PD il suo architrave.
Ancora più scontato e anche improvvido, devo dire, il richiamo al partito, anzi, ai vertici del partito, quando si dice “Questo risultato lo dobbiamo innanzitutto a Grillo e a Casaleggio”. Veramente lo devi a centinaia di migliaia di elettori ed elettrici, uomini e donne, che ti hanno sostenuto. Una volta i vecchi segretari di partito, quando vincevano una tornata elettorale, elogiavano innanzitutto “il lavoro delle decine e decine di migliaia di militanti, vero motore e cuore pulsante del partito, che hanno reso possibile questa grande vittoria”. Solo retorica? In parte sì, però anche nella retorica c’è, tra le pieghe, un messaggio e un risvolto simbolico che sarebbe sbagliato sottovalutare. Un risvolto simbolico inevitabilmente presente anche in quelle parole, forse inconsciamente e spontaneamente pronunciate dalla Raggi, ma proprio per questo più autentiche. Si ringraziano innanzitutto i vertici, i leader, cioè “coloro che hanno reso possibile tutto ciò”. A me pare, in tutta onestà, uno scivolone, forse dettato dall’inesperienza o dall’emozione. Può darsi. Però può anche darsi che dietro il tanto decantato “nuovismo”, “ideologia” di cui il M5S è paladino e “portatore sano” si celino le logiche politiche di sempre. E il richiamo più o meno enfatico al leader fa parte di quelle. Del resto da Craxi a Renzi passando per Berlusconi, Fini e Occhetto, tutti si sono autocelebrati come portatori del “nuovo, quindi nessuna novità sotto questo profilo. In fondo nulla di male, sia chiaro, la politica ha le sue leggi che non moriranno mai e non ci scandalizziamo di certo per questo. Però diciamocelo, concentriamoci sulla sostanza delle cose e sulle idee, se le abbiamo, e lasciamo perdere le sciocchezze “nuoviste” sul rinnovamento della politica o sessiste (eletta perché donna). A questo proposito, da registrare un’ altro passaggio nelle sue parole. “Grillo e Casaleggio – dice la Raggi – hanno reso possibile per la prima volta l’elezione di una donna a sindaco di Roma”. Quindi sono soprattutto due uomini che hanno creato le condizioni affinchè ciò si realizzasse?
Ci sarebbe naturalmente da approfondire e molto, perché il discorso aprirebbe una riflessione ben più ampia ma, in questa sede, ci limitiamo a dire che ciò che lo ha reso possibile è stato il sostegno di centinaia di migliaia di donne ma anche di uomini. Insomma, idee un po’ confuse, per chi sa leggere fra le pieghe, in questa primissima uscita, ma scegliamo di darle l’attenuante della stanchezza.
In conclusione, seguiremo con attenzione i suoi passi, a cominciare dalla giunta che andrà a formare, e naturalmente dalle politiche, in particolare in tema di urbanistica, ambiente, beni comuni, trasporti, gestione e trasparenza dell’amministrazione capitolina, cioè le ragioni concrete per cui i cittadini e le cittadine romane, auspicando un radicale cambiamento di rotta, le hanno dato fiducia. Il M5S si gioca tutto a Roma. Ed è nelle scelte concrete che sarà obbligato, obtorto collo, a sciogliere, in un senso o nell’altro, le sue ambiguità, che sono tante, e che gli hanno consentito di raccogliere consensi a destra e a manca, nel senso letterale del termine. Da ora in poi, governando una città come Roma, questo non sarà più possibile.