A tutto era chiamata Virginia Raggi, tranne che a vivacchiare, cosa che di fatto sta facendo da sei mesi a questa parte, barcamenandosi fra dimissioni a ripetizione dei suoi assessori per i più disparati motivi e quelle paventate, avvisi di garanzia a questo o a quella, cose dette e non dette, smentite e poi confermate, litigi interni al M5S, fra il “direttorio” del movimento e il cosiddetto “raggio magico”, con divisioni e fratture all’interno di entrambi. Da quando è stata eletta non si è parlato d’altro. Certo, i media ci hanno messo sicuramente (molto) del loro, su questo non c’è dubbio, però non c’è altrettanto dubbio che questa giunta e la sindaca in particolare siano stati a dir poco opachi, fino a questo momento. Insomma, non c’è stato nessun cambio di passo, pure auspicato e auspicabile. A tutt’oggi – fermo restando che i problemi di una città come Roma sono strutturali e solo qualcuno in malafede potrebbe realisticamente pensare che possano essere affrontati e risolti in poco tempo – nessun cittadino romano ha avuto sentore di un cambio di passo, di un segno tangibile, anche di discontinuità con il passato. Al contrario, la giunta sembra abbastanza chiusa in se stessa, segno evidente di una difficoltà, specie per un movimento che del rapporto con la sua gente, i movimenti, le associazioni, le realtà sociali di base e i cittadini tutti, non potrebbe e non dovrebbe fare a meno.
Ora, addirittura l’arresto di Marra, cioè l’uomo che la Raggi aveva scelto come braccio destro, come uomo chiave per guidare l’amministrazione capitolina.
Sostenere che la Raggi abbia peccato di inesperienza o di ingenuità nello scegliere un uomo con quella storia e con quelle caratteristiche, è ridicolo sotto ogni punto di vista. A meno che non sia totalmente idiota (ma allora non può stare dove sta…), Raggi sapeva benissimo che Marra è un uomo legato al vecchio sistema di potere, nel caso specifico alla sua variante di centrodestra (ma se fosse stata quella di centrosinistra sarebbe stata esattamente la stessa cosa), e nonostante ciò, e nonostante gli sia stato spiegato a chiare lettere anche da Grillo e da altri esponenti pentastellati che era meglio disfarsene, non solo se lo è tenuto nei ranghi ma lo ha difeso anche davanti a quella parte del movimento che lei rappresenta e che le chiedeva di rompere con quel personaggio e con quegli ambienti a cui era ed è legato.
La qual cosa è assai grave – come ripeto – per un movimento la cui ragion d’essere è la lotta alla “casta” e la conseguente e logica rottura di ogni rapporto con il vecchio sistema di potere.
Grillo ci ha messo una pezza, ma sa bene anche lui che si tratta appunto di una pezza. La frittata è fatta e a poco valgono le dichiarazioni di questi giorni in cui in buona sostanza si ripete più o meno che “ora tutto è stato risolto e che si andrà avanti a tutta birra con la barra dritta”…Parole, slogan, chiacchiere, un po’ di inevitabile fumo da buttare in pasto alla stampa e peggio, ai cittadini che l’hanno sostenuta.
La mia opinione è che la Raggi sia ben poca cosa sia dal punto di vista politico (e intellettuale) che gestionale-amministrativo. A Roma si direbbe che è una “ragazzetta” che per una serie di circostanze favorevoli si è trovata in quella posizione. Però poi i nodi vengono inevitabilmente al pettine.
Tuttavia sarebbe sbagliato personalizzare quando sta accadendo. La vicenda Marra non è un accidente, un fatto casuale da attribuire alla scarsa capacità o lucidità politica della sindaca e tanto meno all’ingenuità, ma ad una contraddizione strutturale o a una delle contraddizioni strutturali del M5S, come peraltro ho avuto modo di spiegare anche in un precedente articolo: https://www.linterferenza.info/editoriali/le-relazioni-pericolose-della-raggi-le-ambiguita-del-m5s/
E’ in quelle contraddizioni e in quelle ambiguità (il non essere “né di destra e né di sinistra” è la principale), che pure costituiscono la struttura ideologica (ho scritto proprio ideologica…) del M5S e che pure gli hanno permesso di crescere, che va individuata la causa dello “scivolone” della Raggi, cioè in questo caso la scelta di dotarsi di un “arnese” come Marra.
Sia chiaro, le vere questioni e le vere criticità, allo stato attuale, sono ben altre. Tuttavia la politica è una materia assai ampia e complessa e anche le vicende romane hanno la loro importanza. Per i “grillini” sicuramente, perché a Roma si giocano la loro credibilità.
Personalmente penso che le contraddizioni strutturali del M5S prima o poi esploderanno, e già in parte sta accadendo; si tratta di capire solo con quali tempi. Questo non costituisce per me un trauma particolare. Il problema è sempre quello su cui batto da sempre. E cioè che in assenza di un soggetto politico autenticamente di classe, non statico, non dogmatico, ma dinamico e dialettico, capace di interpretare la complessità della realtà attuale e di offrire una sponda e una rappresentanza politica a larghe masse popolari, l’esplosione di quelle contraddizioni interne al M5S finirebbe inevitabilmente, in questa fase, per premiare la destra e in particolare la neo destra populista e razzista, cioè il “mostro” prodotto da quarant’anni di ideologia “politicamente corretta e di sinistra” (non meno inquietante del primo) e che in questo paese, a differenza di altri, non ha ancora dilagato, proprio grazie all’esistenza del M5S. Questo lo dobbiamo sapere e lo dobbiamo avere ben chiaro, anche quando ragioniamo circa le “sorti magnifiche e progressive” (si fa per dire…) del M5S che comunque è anch’esso figlio di quel processo sociale, culturale e ideologico che ha portato alla sistematica distruzione di ogni coscienza e identità di classe e di ogni forma di criticità strutturale all’attuale ordine sociale.
Non sono per carattere un pessimista ma neanche un ottimista. La fase che abbiamo davanti a noi è molto difficile e anche pericolosa sotto ogni punto di vista e la crisi che sta attraversando il sistema capitalistico potrebbe realisticamente portare i padroni del vapore a pensare ad un restringimento degli spazi di agibilità democratica, anche nella sua cittadella. In tal senso, il No massiccio al referendum è stato sicuramente una risposta positiva diciamo pure un argine. Però sappiamo bene che anche all’interno di quel No le contraddizioni sono enormi e non ci si può cullare sugli allori.
In conclusione, grande è il disordine sotto il cielo, ma la situazione – diciamoci la verità – non è proprio eccellente. In ogni caso siamo in ballo e non ci resta che ballare. Cerchiamo di farlo meglio degli altri…