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Pochi giorni fa, subito dopo aver pubblicato questo articolo sulla tragedia di classe e di genere (maschile, è un fatto, sul quale c’è ben poco da discettare…) https://www.linterferenza.info/editoriali/morti-sul-lavoro-tragedia-classe-genere/ sul profilo FB di un comune “amico”, ad un certo momento un “intellettuale” sedicente comunista, anche abbastanza noto, un accademico, uno tutto “scienza e materialismo dialettico e guai a chi esce dal seminato”, è intervenuto e mi ha liquidato in due righe (due) dandomi del “rossobruno”, cioè del fascista, anzi del “rozzobruno”.
Mi viene da ridere, ovviamente, e sono sicuro che verrà da ridere anche a chi mi conosce, ma tant’è…
L’“intellettualone-materialista-dialettico-scientifico-e-guai-a-chi-esce-dal-seminato” ha postato un commento rivolto al comune amico in cui scriveva testualmente:” O selezioni meglio le tue amicizie e lasci stare i “rozzobuni” oppure sarò costretto a toglierti l’amicizia”.
Non faccio il nome di cotanto pezzo da novanta (si fa per dire, stiamo parlando di un docente universitario di filosofia come tanti altri che la povertà culturale del contesto attuale ha elevato oltre misura e ben oltre i suoi stessi meriti…) perché ho sempre detestato il gossip e le polemiche personali e di bottega. Del resto, ciò che conta è quanto accaduto, altamente rappresentativo del modo di essere e di pensare del clero accademico e intellettuale di sinistra e, drammaticamente, anche comunista (o sedicente tale), e non la persona di cui non ce ne importa assolutamente nulla.
Un mio amico mi ha fatto simpaticamente notare che il tizio mi ha dato del fascista per avere semplicemente detto la verità, e cioè che a morire sul lavoro sono soltanto maschi e appartenenti ai ceti popolari (non si sono mai visti banchieri o notai precipitare dalla loro scrivania…).
Un dato eclatante che ciascuno può interpretare come meglio crede. Resta il fatto che comunque lo si voglia leggere, si tratta di un dato oggettivo. Quindi, sempre a logica, se il criterio da seguire è quello dell’ ”intellettualone”, chi dice la verità diventa automaticamente un fascista. A meno che non lo diventi chi non dice la “sua” verità.
Si dà il caso però che quel dato, come ripeto, sia oggettivo, e quindi incontestabile e inoppugnabile e, aggiungo io, anche inconfutabile. Dopo di che se ne possono dare (ho i miei dubbi anche su questo, per la verità, ma insomma…lascio la porta aperta alle più svariate opinioni…) diverse interpretazioni ma resta il fatto che quel dato è oggettivo.
Ora, un intellettuale, e ancor più un marxista, di fronte ad un dato oggettivo (cioè di fronte alla realtà) dovrebbe porsi in una relazione dialettica. E quindi dovrebbe chiedersi:” A morire sul lavoro sono soltanto uomini. Però, non me ne ero mai accorto (va bè, tiremm innanz…). E come mai? Perché? E soprattutto: cosa sta a significare? Apriamo la riflessione, a qualsiasi conclusione essa ci porti, perché ciò che conta è stabilire il vero, anche e soprattutto per confermare, correggere o eventualmente anche accantonare, anche se a malincuore, quelle nostre posizioni di cui prima eravamo certi ”.
Così dovrebbe agire un intellettuale e, soprattutto, un intellettuale marxista e dialettico (ma realmente dialettico, non per finta…). Il tizio invece liquida la questione in due righe, liquidando contestualmente anche il sottoscritto dandogli del “rossobruno”.
Dopo di che ci si lamenta (e lui è uno di quelli) se la sinistra (quella che se non erro anche lui ha sostenuto) prende l’1,1% alle elezioni. Se così stanno le cose, è giusto che prenda l’1,1%. Anzi, se così stanno le cose probabilmente è giusto che scompaia del tutto così forse c’è la speranza e la possibilità di ricostruirla dalle fondamenta. Non me ne vogliano i miei compagni e amici, non c’è nessuna ostilità da parte mia, anzi, c’è un antichissimo affetto, però così stanno le cose.
Più che invitarvi a riflettere (come faccio da tanto tempo) non posso fare…
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