I lavoratori e le lavoratrici sopra i cinquant’anni, come sappiamo, non possono più recarsi al lavoro senza essere muniti di Green Pass. Di conseguenza non percepiranno più il salario necessario a vivere.
Passi (si fa per dire…) per essere esclusi dalla vita sociale, per non poter più entrare in un bar, un ristorante, una libreria, un cinema, una discoteca, una palestra, in un ufficio postale e così via, ma essere esclusi dal lavoro (e quindi dalla possibilità di vivere onestamente e di contribuire alla crescita del paese) per una Repubblica fondata sul lavoro è una contraddizione in termini.
Questa, oltre ad essere una misura palesemente incostituzionale, è anche oggettivamente classista perché va a colpire chi vive esclusivamente del proprio lavoro. E’ infatti evidente che una persona ricca che ha scelto di non vaccinarsi può infischiarsene altamente di un simile provvedimento, nè tanto meno sarà una multa di cento euro a convincerla a vaccinarsi.
Siamo, dunque, di fronte ad una misura palesemente e sordidamente classista e reazionaria fondata su un sostanziale e anche formale ricatto.
Penso di poter dire che questo sia forse il punto più basso toccato da questa Repubblica nella sua storia. Certo, le leggi emergenziali degli anni ‘ 70, quelle sui pentiti, sulla carcerazione preventiva, sul fermo di polizia e, di fatto, sulla licenza di tortura, sono state molto gravi sia sul piano giuridico e costituzionale che politico.
Tuttavia – ma questa non vuole essere certo una giustificazione – erano, per lo meno formalmente, finalizzate a combattere il terrorismo, anche se sappiamo perfettamente che in realtà finirono per annientare una intera generazione di militanti e di giovani politicamente impegnati che molto spesso, se non il più delle volte, col terrorismo non c’entravano nulla.
In questo caso, invece, siamo di fronte ad un ricatto sociale perpetrato dal governo di una “Repubblica fondata sul Lavoro” nei confronti di persone, di cittadini, la cui colpa è quella di non credere alla politica vaccinale in corso e di conseguenza di non essersi volute vaccinare.
E’ evidente che si tratta di misure che non hanno nessun fondamento dal punto di vista sanitario dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione è ormai vaccinata, il virus contagia anche le persone vaccinate (che a volte finiscono in ospedale esattamente come quelle non vaccinate) e lo stesso virus, a quanto dicono le stesse fonti ufficiali, si sta indebolendo e sta progressivamente regredendo.
Mi pare quindi di poter dire che siamo di fronte ad un accanimento sociale e politico, ad una sorta di punizione collettiva la cui finalità, si badi bene, specie dal punto di vista psicologico, non è tanto quella di colpire i cosiddetti “no vax”, di fatto degli irriducibili, quanto tutti gli altri, in particolare i tanti (molto più numerosi di quanto si pensi) che hanno scelto di vaccinarsi pur fra molte perplessità, scarsamente convinti dalla narrazione mediatica, per quieto vivere, per poter circolare e vivere senza impedimenti di nessun genere (fra questi molti giovani), per timore di essere pubblicamente stigmatizzati ed emarginati e naturalmente anche tanti che si sono vaccinati consapevolmente, pur nutrendo dubbi e perplessità, talvolta radicali, sulla gestione politica (e mediatica) della crisi pandemica. Come il senso di colpa non serve a punire i colpevoli (che se ne infischiano per definizione) ma da deterrente sugli innocenti, così queste misure servono a condizionare i perplessi, gli indecisi, i dubbiosi, i critici.
La pandemia sta scemando – lo raccontano gli media ufficiali – ma la stretta repressiva non accenna a diminuire e, anzi, tende ad accentuarsi. E’ necessario chiedersi il perché…
Fonte foto: Il Messaggero (da Google)