Prosegue senza sosta il tentativo di destabilizzazione violenta del Venezuela da parte degli USA. Più che di tentativo si tratta di una vera e propria strategia, a metà fra il golpismo e lo strangolamento economico. Un processo che va avanti da vent’anni, con tentativi di colpi di stato falliti grazie alla mobilitazione popolare e all’appoggio dell’esercito fedele a Chavez e fino ad ora a Maduro e ad un boicottaggio economico e commerciale guidato dalla borghesia venezuelana (appoggiata dagli USA) che tuttora controlla gran parte dell’economia nazionale, in primis la grande distribuzione.
Tutto ciò al netto degli errori commessi in politica economica sia da Chavez che da Maduro. Ma questo è un altro discorso.
La situazione è difficilissima, è inutile negarlo. E’ evidente che gli Stati Uniti non rinunciano a riaffermare il loro dominio su tutto il continente latino americano che da sempre hanno considerato il loro cortile di casa. E stanno cercando (purtroppo in buona parte riuscendovi) di spazzare via i movimenti e i governi progressisti e socialisti che in questi anni si erano affermati.
La “reconquista” del Brasile è stato il primo e più importante passo. Ora tocca al Venezuela, l’altro grande paese che ricopre un’importanza strategica sia dal punto di vista economico che politico in tutto il continente. Con il crollo del Brasile e del Venezuela, gli altri paesi guidati da governi socialisti e di sinistra come l’Ecuador o la Bolivia sono destinati a restare isolati, in una condizione di ricatto economico e commerciale, con scarse possibilità di resistere all’offensiva neoliberista e di destra.
Arrivati a questo punto, non credo che siano possibili mediazioni di nessun genere. Il tentativo di rovesciare il legittimo governo Maduro è palese. Ora si tratta di capire alcune cose. Innanzitutto la “tenuta” dell’esercito. Fino ad ora è stato fedele al governo e proprio questa fedeltà è quella che ha garantito la sopravvivenza dell’esperienza bolivariana. Non conosco la situazione nello specifico (per cui le mie sono soltanto riflessioni) però non posso escludere (ed è anzi molto probabile) che pesanti pressioni saranno esercitate in queste settimane sui vertici delle forze armate da parte di Washington. Insieme a queste anche ingenti carichi di dollari potrebbero essere “investiti” per ammorbidire la posizione di qualche alto ufficiale o comunque per aprire delle crepe insieme alla promessa o alla garanzia di un ruolo dominante nel futuro assetto politico che si determinerebbe in seguito al rovesciamento dell’attuale governo.
Dopo di che sarà fondamentale capire fino a che punto potrà spingersi il sostegno al governo Maduro da parte della Cina e della Russia appunto perché ci troviamo nel “cortile di casa” degli Stati Uniti. Saranno capaci o avranno la volontà politica di esercitare una pressione tale da impedire il rovesciamento del legittimo governo in carica?
Maduro ha invitato quella parte di popolo (la maggioranza che lo ha democraticamente e liberamente eletto) alla mobilitazione, alla vigilanza ma anche alla calma. Difficile dire quale possa essere la strategia migliore da adottare in questa fase, se optare per la linea dura nei confronti dell’opposizione oppure per una più morbida, come in fondo è stato fino ad ora. Anche in questo caso dipende in larga parte dalla posizione che assumerà l’esercito che in tutti i paesi latinoamericani ha sempre e tradizionalmente esercitato un ruolo fondamentale, il più delle volte (il Venezuela fa eccezione) in chiave reazionaria. Non nascondo che se ci fosse la certezza dell’appoggio totale da parte delle forze armate, propenderei senz’altro per la linea dura. Non siamo, infatti, di fronte ad una opposizione democratica, ma di forze apertamente reazionarie e golpiste finanziate e sostenute dagli USA, che usano mezzi violenti e terroristici.
In tutto ciò, sono semplicemente vergognose le posizioni assunte dalla “sinistra”, ma non è certo una novità. Di seguito le dichiarazioni della deputata Quartapelle (PD) e della Boldrini (LeU) in Commissione Esteri della Camera dei deputati: https://www.aise.it/anno/venezuela-dibattito-in-commissione-esteri/125858/1
Sarà interessante vedere che posizione assumerà ufficialmente il governo italiano (soprattutto se – come ovviamente non auspichiamo – la situazione dovesse precipitare), dal momento che M5S e Lega hanno una posizione molto diversa nel merito. Questa la dichiarazione di Salvini che per ora sceglie un profilo relativamente più basso rispetto a quello che ha avuto in occasione della vittoria di Bolsonaro in Brasile: https://www.ilmessaggero.it/politica/maduro_salvini_m5s_lega-4253179.html evidentemente per non confliggere apertamente con i suoi alleati di governo.
Di certo, nessuno potrà cavarsela con qualche finta di corpo o giochi di prestigio, come si suol dire. Staremo a vedere.
Nel frattempo invitiamo tutti a mobilitarsi in sostegno del legittimo governo Maduro. Aderiamo ufficialmente, come giornale, alla manifestazione che si terrà sabato mattina a Roma davanti all’ambasciata venezuelana.
Fonte foto: Agenzia Dire (da Google)