La morte di un uomo importante è un pubblico bilancio della sua vita, generalmente ipocrita. Ma nel caso del manager dei due mondi l’aspetto più significativo sono due giorni: gli epitaffi pre-morte e le ansie post-mortem. Perché questa apologia in vita? Non era simpatico e come tutti i padroni ha fatto la sua parte antioperaia. La FIAT “auto” era di per sè spacciata ma furbescamente è riuscito con il gioco delle tre carte a riciclare agli americani robetta fiat, agli italiani robetta americana (Jeep) e farsi finanziarie dagli uni i nuovi stabilimenti e dagli altri la cassa integrazione per gli operai dismessi. Ma perché la fretta? La risposta era prevedibile già sabato 21, con l’urgente nomina dei tre nuovi manager -prima della morte- ma confermata martedì 24 – dopo la morte – ed è da cercare tra Wall street, la City e Milano, nelle borse, nella finanza. La fretta della vigilia (di sabato) era dettata non solo dal timore di forte perdite azionarie alla riapertura delle borse di lunedì ma, soprattutto, da OPA, scalate, insomma da una furtiva acquisizione di proprietà. Peraltro la presenza dei due nuovi manager inglesi è un segno rassicurante alla City, che rimane la casa madre di tutti gli speculatori. Martedì invece la notizia della morte sui TG è stata immediatamente collegata alla perdita azionaria del 15% dei titoli FCA. Il prologo (sabato) illumina sulla forma antisociale del Capitale, nel senso della “sussunzione reale” di Marx dove la realtà è sempre più dissolta nella merce e quindi nel denaro, dicendo che la forma puramente finanziaria della proprietà capitalistica (l’esaltata public company come superamento del capitalismo familiare) ne determina una fragilità, precarietà e predabilità e così distrugge ogni weberiano principio di responsabiltà ed elimina ogni residuo di utilità nelle merci prodotte (la FCA fa auto vecchie di tecnologia per consumare le eccedenze di petrolio americano). L’epilogo (martedì) descrive la totalità del nichilismo: Marchionne non poteva più produrre soldi, morendo ha infatti determinato la “minusvalenza” del 15%, la sua morte è stata cioè misurata dalle borse. In fondo tale reductio ad pecunia è il meccanismo intimo della residuale democrazia del denaro: tutti a vari livelli vivono finché servono a generare denaro, perdendo questa funzione di “plus-valore” muoiono. Perciò Marchionne era già morto sabato e lo hanno detto senza ipocrisia.
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