“Sì. In questi anni vi abbiamo imbrogliato. Abbiamo avallato tutte le controriforme volute dai padroni. Loro la lotta di classe hanno continuato a combatterla, con tenacia e violenza. Noi siamo stati i loro più affidabili alleati. Abbiamo mercificato definitivamente il lavoro, abbiamo lavorato per disintegrare principi costituzionali, quello della dignità sociale per esempio. Vi abbiamo tolto pezzo dopo pezzo sempre più diritti e nel frattempo vi abbiamo illuso con manifestazioni piene di palloncini colorati per dirvi che da soli avreste potuto e dovuto farcela. Attraverso sempre nuovi marchingegni di marketing, studiati dagli stessi padroni, vi abbiamo parlato solo di diritti individuali. Per farvi affermare che ognuno può correre con le proprie gambe. I grandi testimonial, i personaggi pubblici che vi abbiamo presentato dai nostri palchi servivano a questo. Le intemperie si superano con il coraggio personale. Abbiamo contribuito a fortificare in voi l’idea che si debba essere imprenditori di sé stessi. Che lo sfruttamento sul lavoro al massimo si potrà risolvere rivolgendosi a un giudice. Ma mai attraverso la lotta. Che dovevate votarvi alla resilienza.
Oggi, primo maggio, è la festa del lavoro. Ma è il giorno in cui i lavoratori, in condizioni di sfruttamento simili a quelle dell’800, dovranno tornare a una dimensione conflittuale. Perché senza di essa loro non avranno mai paura. Ed è solo se loro iniziano ad avere paura che la democrazia tornerà a nutrirsi di sostanza.
In questi anni è tornato il lavoro a cottimo, le aziende de-localizzando possono licenziare chi vogliono e quando vogliono, si firmano dimissioni in bianco. In questi anni muoiono 1000 lavoratori l’anno. Quasi tutti maschi. Sì maschi. Questo vuol dire che il capitalismo ama le donne e odia i maschi? Assolutamente no. E non è vero neanche il contrario.
Chi ve lo dice mente. Ed è la menzogna più codarda. Chi ve lo dice è lo stesso capitale per mostrarsi civile e tollerante. Ma mente per tentare di spezzare la vostra unità. E noi siamo stati il suo megafono. Il capitalismo non odia un genere, non sfrutta un genere più di un altro. Il capitalismo depreda le vite di TUTTI. E lo fa con un solo intento. Allargare il profitto. Il massimo profitto è il suo unico e solo obiettivo. Che aumenta grazie alla vostra sofferenza.
Oggi non è solo la festa del primo maggio. Ricorre l’anniversario della strage di Portella delle Ginestre. Giorno in cui si è dimostrato che chi lotta per una vita dignitosa può essere massacrato. Oggi ricordiamo Giuseppe Di Vittorio. Colui il quale con orgoglio rivendicava l’aver dormito nelle “cafonerie”. E che per i diritti di quei cafoni ha dedicato l’intera esistenza. Al contrario con i nostri messaggi da ricchi annoiati in questi anni vi abbiamo portato a pensare che i cafoni non hanno alcuna dignità. Che chi non fa l’Erasmus non dovrebbe avere neanche il diritto di voto.
Ma da questo momento la smettiamo di farvi ubriacare a un concerto. Di manipolarvi con qualche adunata in cui le celebrità assumono pose da ribelli. La lotta non ha pose. La lotta non ha un look. La lotta è faticosa. E solo collettivamente raggiunge risultati. La smetteremo di organizzare parate sponsorizzate dalle stesse aziende che sfruttano voi. La smetteremo di avallare il vostro sballo. O il vostro disimpegno. Giuro che la smetteremo.”
• Discorso immaginario, molto retorico, di una sindacalista che non esiste o che io ancora devo conoscere alla manifestazione del primo maggio. Manifestazione in cui nessuno balla e nessuno canta. E in cui nessun giovane pensa di essere un combattente anarchico con una canna tra le mani.