Diciamoci una verità indicibile: il nazifascismo è una creatura velenosa partorita nel grembo stesso dell’Occidente con l’assistenza premurosa della sua più perfida rappresentante, la grande potenza coloniale inglese. Il suo obiettivo era distruggere la nascente esperienza socialista sovietica e sconfiggere le velleità rivoluzionarie di paesi come l’Italia e la Germania in presenza di forti movimenti di ispirazione socialista.
Non è un mistero il sostegno finanziario ricevuto da Hitler dalle banche anglosassoni e le simpatie interessate degli inglesi e di Churchill alla nascita e all’ affermazione del fascismo in Italia, ampiamente documentato dalle ricerche storiche di Giovanni Fasanella.
Questo sostegno non si fermò nemmeno dopo il delitto Matteotti e dopo l’occupazione della Cecoslovacchia da parte dell’esercito nazista, occupazione facilitata e favorita dal famigerato Patto di Monaco patrocinato da Inghilterra e Francia e con la partecipazione della Germania e dell’Italia fascista, che legittimò le rivendicazioni tedesche nei Sudeti. Anzi e di più. Le riserve auree della Cecoslovacchia depositate nella Banca d’Inghilterra furono consegnate alla Germania nazista senza colpo ferire. Con quel tesoro Hitler finanziò infatti il suo armamento.
L’obiettivo era quello di rafforzare la Germania nazista a spese dei paesi-cuscinetto dell’est e spingerla poi contro la Russia sovietica.
Questo spiega l’avversione di Mosca al Patto di Monaco e la sua stessa esclusione da esso. Tutto procedette secondo i desiderata britannici fino alla questione del corridoio di Danzica, dove gli inglesi procedettero con una posizione ambigua da una parte ponendosi come mediatori, dall’altra sollecitando il nazionalismo polacco nell’opporsi alle richieste tedesche.
L’obiettivo probabilmente era quello di incendiare un conflitto locale e coinvolgere la Russia contro i tedeschi. Ma le cose presero una piega diversa con l’accordo tra Russia (allora URSS) e Germania sulla spartizione della Polonia nell’agosto del 1939. A quel punto si materializzò il fantasma della unificazione delle due grandi potenze di terra, da tempo l’ossessione geopolitica dell’Inghilterra, che avrebbe infranto il suo sogno di dominio sull’Europa e ridimensionate le sue ambizioni.
Da questo pericolo mosse la decisione successiva di dichiarare nel settembre del 1939, insieme alla Francia, la guerra alla Germania e la tragedia della seconda guerra mondiale. La democrazia non c’entrava niente.
Faccio questa lunga premessa storica per affermare che il conflitto oggi in atto in Europa in terra di Ucraina, è il proseguimento di quel tentativo geopolitico incompiuto di distruggere la Russia e di impedire una unificazione geopolitica dell’Europa, dall’Atlantico agli Urali, che vede come principali protagonisti la Russia e la Germania. Oggi quel pericolo era rappresentato dalla cooperazione economica tra Russia e Germania attraverso l’approvvigionamento delle fonti energetiche russe da parte della industria tedesca. La distruzione del gasdotto Nord Stream 2 è altamente simbolico e significativo al riguardo. Assistiamo di fatto oggi al tentativo anglosassone di azzerare i risultati della seconda guerra mondiale e i suoi equilibri geopolitici che la fine della guerra fredda aveva paradossalmente rimesso in discussione per ritornare al punto di partenza, a quel famigerato 1939, alla crisi polacca e all’inizio di quella tragedia, e forse di un’altra.
Mi sono posto una domanda: perché è stato rispolverato e riesumato il nazionalismo neonazista in Ucraina e nei paesi baltici per riutilizzarlo di nuovo contro i russi? Non bastava l’ideologia liberale? Evidentemente no. Non ci sarebbe stato in questo caso il casus belli. La Russia non ha più una Costituzione socialista, ma una di stampo liberale. Non avrebbe funzionato. Meglio riesumare l’armamentario nazista antirusso e far leva sul revanscismo nazionalista banderista, che poi è lo stesso galiziano antipolacco. RItorniamo così al 1939 e al Patto Ribbentrop-Molotov. La storia si ripete e riparte da qui.
Mi ritornano in mente a proposito, le parole di Giulio Andreotti, uno che la sapeva lunga, contrario alla riunificazione tedesca, che immortalò con una frase: “preferisco due Germanie invece di una”. Aveva visto lontano la vecchia volpe ancora una volta. Senza uno sguardo alla Storia non si capisce il presente e si cade in confusione, prendendo lucciole per lanterne e scambiando quella in corso come una guerra tra democrazia e autocrazia.
La cosa strana è che poi gli anglosassoni non fanno mai guerre ideologiche, ma solo geopolitiche. In caso contrario avrebbero dovuto farle innanzitutto contro se stessi e il loro razzismo coloniale.