Un altro giovanissimo, Giuliano De Seta, è morto schiacciato da una lastra di due tonnellate mentre si trovava in una fabbrica metalmeccanica per uno “stage”, previsto dal famigerato (a questo punto non c’è altro modo per definirlo) percorso dell’ “alternanza scuola lavoro”.
Il suo nome va tristemente ad aggiungersi a quello delle centinaia di migliaia di caduti sul lavoro dal dopoguerra ad oggi (circa duecentomila). Numeri da guerra civile.
Una ecatombe di classe – perché muoiono solo lavoratori, non certo banchieri o divi del cinema – e di genere, perché a morire sul lavoro sono quasi esclusivamente uomini.
Mi dispiace molto, credetemi, dover sottolineare ogniqualvolta questo risvolto di questa immane tragedia, e preferirei di gran lunga non farlo, anche perché non mi porta onori. Però i fatti mi impediscono di restare in silenzio rispetto ad un aspetto di questo dramma che viene sistematicamente occultato. E’ come se una parte della verità fosse ignorata – e così è in effetti – nonostante i numeri siano chiari, precisi, raggelanti nella loro fredda spietatezza.
Sono da sempre un amante della filosofia, quindi della ricerca della Vero. Tema, ovviamente, estremamente complesso, contraddittorio e, probabilmente se non certamente, di impossibile risoluzione. Tuttavia penso che i numeri (non a caso la filosofia comprende anche la matematica), quando non sono manipolati e quando corrispondono ai fatti, non possono mentire e possono aiutarci ad avvicinarci al vero.
E questi numeri ci dicono con certezza assoluta che la tragedia dei morti sul lavoro è una tragedia di classe e di genere maschile, né più e né meno di come quella dell’aborto clandestino era una tragedia di classe (perché a morire erano le donne povere) e femminile (perché, ovviamente, erano soltanto donne a morire).
Delle due, soltanto la seconda è stata portata alla luce nel suo risvolto di genere, mentre la prima resta ignorata in tal senso. Eppure sono entrambe drammaticamente evidenti. Cosa impedisce che il risvolto di genere della tragedia dei caduti sul lavoro emerga nella sua terribile drammaticità?
Qui si ferma la ragione, si ferma la scienza, si fermano quindi anche i numeri, ed entra in campo l’ideologia. E contro la potenza dell’ideologia tutti sono destinati a rompersi la testa contro un muro. Nonostante ciò, finchè avrò un alito di forza e di energia, continuerò a rompermela.
Fonte foto: Yahoo Finanza (da Google)