E’ iniziata oggi la prima
deportazione di migranti, rigorosamente maschi, nei centri di detenzione (perché
di questo si tratta) in Albania, in virtù dell’accordo fra il governo italiano
e quello albanese. Sarebbe interessante conoscere i risvolti di questo accordo
che prevederà sicuramente un ricompensa economica per il governo albanese per
questo servigio reso a quello italiano.
Per la serie “Occhio non vede,
cuore non duole”, questa la linea del governo Meloni, anche se per la verità –
dobbiamo essere onesti – la gran parte degli italiani che ha votato per questo
governo non si dolgono affatto di una tale “strategia”, e anche una buona parte
di quelli che non lo hanno votato fanno solo finta di dolersene.
Naturalmente sia la destra che la
“sinistra” si guardano bene dallo spiegare le cause che determinano il fenomeno
dell’immigrazione che viene in tal modo ridotto ad un problema di ordine
pubblico o di decoro.
Ma nessuna delle due parti in
commedia può farlo altrimenti dovrebbero spiegare che l’immigrazione è uno
degli effetti fisiologici e inevitabili delle politiche imperialiste, colonialiste
e neocolonialiste, cioè dello sfruttamento e del saccheggio sistematico a cui è
sottoposta da secoli la periferia dell’impero, quello che chiamiamo terzo mondo.
Il benessere, sia pure (molto) inegualmente distribuito di cui godiamo in
Occidente, è il risultato di questo saccheggio di risorse ed esseri umani di
quella parte di mondo extraoccidentale sotto il suo dominio.
Grazie a questo saccheggio l’impero
targato USA (o forse ormai post impero, come lo definisce Emmanuel Todd nel suo
bel libro “La sconfitta dell’Occidente”) prende più piccioni con una fava. Succhia
risorse e materie prime impoverendo sempre più quei paesi che devono restare in
quella condizione, cioè dei meri serbatoi di risorse e manodopera a basso e bassissimo
costo; delocalizza gran parte della sua industria facendo un favore alle
imprese e alle multinazionali che possono fare profitti retribuendo i lavoratori
locali (spesso bambini…), già privi di ogni diritto, con salari ridicoli; “importa”
a sua volta una massa di lavoratori che finiscono ad ingrossare il famoso “esercito
industriale di riserva”. Quest’ultimo viene utilizzato come arma di ricatto sui
lavoratori autoctoni, per la serie: “O mangi questa minestra – dice il padrone ai
suoi dipendenti – oppure ne trovo quanti
ne voglio disposti a prendere il vostro posto, anche a condizioni salariali e
di lavoro ben peggiori delle vostre”. In
parole ancora più povere, la famosa guerra fra poveri che fa tanto comodo ai
padroni del vapore, cioè al capitale, industriale e/o finanziario che sia.
Come dicevo, nessuno dei due
commedianti può spiegare quanto sopra, perché se lo facesse dovrebbe poi
spiegare che per risolvere il fenomeno dell’immigrazione e riportarlo entro
dimensioni gestibili e anche fruttuose per tutti, bisognerebbe operare una
svolta radicale, smettere di saccheggiare impunemente i paesi da cui provengono
i migranti, costruire rapporti di cooperazione, equo scambio e collaborazione
con quei paesi, e quindi porre fine alle politiche neocolonialiste e
imperialiste. Se ciò si facesse sono assolutamente convinto che nell’arco di
una dozzina di anni l’immigrazione tornerebbe ad una dimensione governabile e
non costituirebbe più un elemento di lacerazione per le società occidentali e non
sarebbe causa di ulteriore immiserimento per i paesi di origine che non
verrebbero più a perdere energie preziose e necessarie al loro sviluppo. Ma sarebbe
come chiedere ad una tigre di non mangiare più carne. Eppure questa è la sola
strada. Tutto il resto è retorica, che sia quella securitaria e repressiva
della destra o quella pelosa e buonista della “sinistra”. Entrambe si rivelano
nei fatti essere funzionali al dominio capitalista e imperialista.
Naturalmente anche e forse
soprattutto la destra non può entrare in rotta di collisione con l’ideologia politicamente
corretta che è tuttora l’ideologia largamente egemone nel mondo occidentale, e
quindi le sue decisioni politiche e operative devono essere conseguenti. E
allora ben venga la deportazione dei migranti ma, beninteso, che siano soltanto
maschi e adulti. La “sinistra”, dal canto suo, oppone una debole protesta di
default, come si usa dire, ma si guarda bene dal denunciare il risvolto
palesemente sessista di tale politica da parte del governo in carica. Del resto
come potrebbe, dal momento che il sessismo in chiave antimaschile è una delle
sue principali linee guida? La differenza consiste nel fatto che la destra criminalizza
i maschi immigrati mentre la “sinistra”
quelli autoctoni.
Possiamo, dunque, continuare a dormire sonni tranquilli dal momento che le nostre strade saranno d’ora in poi ripulite dagli immigrati maschi, la destra si farà vanto di ciò e la “sinistra” potrà continuare nella sua opera di demonizzazione dei maschi autoctoni. Chapeau!
Fonte foto: La Stampa (da Google)