Voglio chiarire, in estrema sintesi, un punto fondamentale, onde evitare equivoci e fraintendimenti.
L’UE non è riformabile per ragioni strutturali, cioè per come è stata concepita, anche e soprattutto in ragione della sua “architettura” politica e istituzionale, con i suoi trattati e le sue regole. E questo è un fatto.
Penso che sia fondamentale, per ragioni di chiarezza politica, spiegare che essere contro l’UE, che è una struttura economica e politica che impone i suoi diktat (e i suoi ricatti) a tutti i paesi membri, non significa essere contro l’Europa in sé o contro un ipotetico (e in fondo anche auspicabile, perché no…) processo di federazione europea. Per quanto mi riguarda, non ho nessuna velleità né simpatia per soluzioni di tipo nazionalistico, “localistico” o identitarie di destra fondate sull’appartenenza territoriale (né tanto meno alla terra e al sangue…), alla De Benoist (intellettuale francese della cosiddetta “Nouvelle Droite”), per capirci…
Questo è un punto fondamentale che va, appunto, chiarito.
L’UE NON rappresenta i popoli europei, l’UE non è l’Europa ma solo una struttura economica e politica neoliberista, neocolonialista e imperialista (dominata in primis dalla Germania) che impone i suoi diktat ai paesi membri (e non solo a quelli, pensiamo alle politiche neocolonialiste della Francia in tutta l’Africa settentrionale) con il ricatto economico (e in alcuni casi, se necessario, anche militare).
Una struttura dalla quale è necessario fuoriuscire proprio al fine di lavorare alla costruzione di un’altra e diversa Europa, fondata sulla cooperazione fra i popoli e su un rapporto fra pari e non sul dominio di alcuni stati su tutti gli altri.
A tal fine, per lavorare alla costruzione di questo auspicabile processo, sarebbe intanto opportuno cominciare a ragionare sulla possibilità di costruire una federazione dei paesi dell’Europa mediterranea, contigui per tante ragioni di ordine culturale, storico, e naturalmente anche economico e geopolitico ( con tutte le loro contraddizioni, ovviamente…).