La grande ondata di lotte, scioperi e mobilitazioni dei lavoratori francesi contro il “Jobs Act alla francese”, in corso da settimane in Francia, rappresenta una vera e propria boccata di ossigeno per tutti coloro che non si sono rassegnati all’accettazione passiva del modello neoliberista dominante.
Gli eventi francesi devono essere salutati molto positivamente per diverse ragioni. La prima, di fondamentale importanza, è che il conflitto di classe rientra prepotentemente sulla scena e fa piazza pulita di tutte le sciocchezze raccontate in questi anni sul suo presunto superamento storico. Il conflitto sociale non è in realtà mai stato superato, né potrebbe esserlo per ragioni strutturali legati alla natura stessa del sistema capitalistico (così come esisteva anche prima dell’avvento di quest’ultimo, anche se in contesti storici e sociali diversi). Quello che è avvenuto in questi anni è che tale conflitto è stato combattuto unilateralmente, cioè soltanto da parte delle classi dominanti le quali, a differenza dei ceti subalterni, sono sempre provviste di coscienza (di classe). L’arma ideologica o meglio, una delle principali armi ideologiche, utilizzata per depistare e disarmare i gruppi sociali subalterni è stata proprio quella di convincerli che il conflitto sociale fosse storicamente esaurito, che si trattasse di un’anticaglia del passato, di un reperto archeologico da consegnare agli archivi della storia. E’ (anche) in questo modo che il soggetto sociale subalterno e potenzialmente antagonista, è stato trasformato in un “individuo fra altri individui”, indipendentemente dalla condizione sociale di appartenenza, secondo i dettami dell’ideologia neoliberale e neoliberista dominante.
Gli eventi francesi dimostrano però che nonostante gli sforzi fatti in questa direzione, l’offensiva ideologica neoliberale e neoliberista non è riuscita a colonizzare completamente l’immaginario collettivo e che rimangono delle sacche consistenti di dissenso sociale.
Non solo. Il possente ritorno sulla scena politica della classe operaia ci dice che una gran parte di questa, nonostante la sciagurata e ignobile deriva della “sinistra” “neoliberale” e “politicamente corretta” e la contestuale assenza di una Sinistra autentica e di classe, non si è lasciata ammaliare dalle sirene della neo destra populista e nazionalista che pure ha fatto breccia in molti settori popolari proprio a causa di quella tragica assenza.
Al contrario, la mobilitazione dei lavoratori francesi conferma che la maggioranza di essi non ha smarrito la bussola e che nonostante i disastri causati dalla “sinistra”, sia nella sua versione “liberal” che “radical” del tutto omogenea politicamente e ideologicamente al sistema capitalista, continua a mantenere una forte e coesa identità di classe. Non è certo un caso che le forze populiste, interclassiste, reazionarie e xenofobe, come il FN, siano totalmente assenti in questi giorni nelle piazze in rivolta. Tanto più cresce la coscienza di classe quanto più si affievolisce la capacità di quelle forze di esercitare egemonia sulle masse popolari. E’ l’assenza di conflitto e di coscienza di classe che permette a quelle forze di espandersi e di conquistare consensi al di fuori del loro tradizionale baciano di utenza.
Non possiamo quindi che rallegrarci per quanto sta accadendo, nella speranza che il vento francese possa soffiare in tutta l’Europa.