Il Papa ha ufficialmente annunciato che entro due anni affiderà un importante dicastero ad una donna. E’ un’apertura che fa seguito a quelle già avvenute nei confronti del mondo lgbtq+ in particolare con il via libera alle unioni civili.
Sono posizioni che se fossero state assunte una sessantina di anni fa sarebbero state oggettivamente rivoluzionarie e da salutare senz’altro positivamente, perché avrebbero significato un vero cambio di passo, epocale, verso una nuova concezione della Chiesa stessa.
Oggi invece non sono altro che un cedimento allo spirito dei tempi, cioè all’ideologia neoliberale e politicamente corretta dominante o comunque egemone nel mondo capitalista occidentale.
Rappresentano il tentativo di una Chiesa sempre più in crisi, soprattutto in seguito al crollo del comunismo, in una società sempre più ultra laicizzata, completamente de-sacralizzata, immiserita anche e soprattutto psicologicamente, culturalmente e spiritualmente da un capitalismo iper mercificante e consumista, di recuperare un ruolo, di ritrovare una sua collocazione. La destituzione (de facto) di Ratzinger e l’elezione di Bergoglio – ormai è evidente – vanno lette in questo senso.
Il punto più basso di questo cedimento, simbolicamente parlando, è stato a mio parere toccato quando Papa Francesco ha scelto di farsi intervistare in diretta da Fabio Fazio nella sua trasmissione. Non quindi negli uffici vaticani da un importante esponente laico della cultura o della filosofia di levatura mondiale, ma da uno dei più squallidi saltimbanchi mediatici da tempo in auge in uno dei “templi” (ogni epoca ha quelli che si merita…) della propaganda politicamente corretta e neoliberale.
Nutro dei dubbi sul fatto che questa strategia, cioè il totale abbandono della sua missione storica per inseguire affannosamente lo “spirito dei tempi”, possa condurre a quella rivitalizzazione che gli attuali vertici della Chiesa si auspicano, e del resto non è affar mio. Però il nostro compito è innanzitutto comprendere lucidamente quanto accade nel tempo e nel contesto che ci è dato di vivere ed elaborare un’analisi corretta e non fantasiosa – magari per assecondare i nostri desiderata ideologici – della realtà.
Ed io credo, restando nell’argomento in oggetto, che la strada intrapresa dalla Chiesa con l’elezione di Bergoglio, sia quella sopra descritta sia pure in modo necessariamente sintetico, con l’inevitabile rischio di banalizzare.
Da un altro versante – penso ad esempio alle questioni di politica internazionale e anche al tentativo di contenimento (sia pure sul piano puramente ideologico) di un capitalismo sempre più aggressivo nella sua attuale (per lo meno fino a quando non cambierà paradigma…) declinazione neoliberista – le posizioni di Francesco sono sicuramente equilibrate e in buona parte condivisibili. Non è un caso che, a differenza di suoi molti predecessori, la sua strategia in politica estera non susciti particolari entusiasmi sull’altra sponda dell’Atlantico. Il che è sicuramente positivo per chi, come noi, auspica un mondo multipolare, più equilibrato, non dominato da una sola superpotenza e quindi auspicabilmente più relativamente pacifico.
Siamo, dunque, di fronte ad una contraddizione, di cui forse le stesse gerarchie ecclesiastiche attualmente al comando, sono consapevoli. Perché da una parte si criticano (sia pure non in modo strutturale) le politiche economiche e sociali e la politica estera (cioè la guerra imperialista permanente) del sistema mentre dall’altra si sposa la sua sovrastruttura ideologica.
Come andrà a finire non ci è dato saperlo. Per ora è importante, come dicevo, registrare quanto sta accadendo e nello stesso tempo leggere e analizzare la realtà con la necessaria lucidità.
Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)