La scelta del M5S di allearsi con il PD alle prossime elezioni regionali della Lombardia mette una pietra tombale su chi pensava che questo partito potesse rappresentare una valida alternativa al quadro politico esistente. Si tratta di operazione tutta in chiave “politicista”, opportunista e “tatticista” che conferma la assoluta mancanza di analisi, di solide radici, di una visione di largo respiro e di un orizzonte politico del partito guidato da Conte.
Il PD è un avversario senza se e senza ma, quindi un partito con il quale non ci si può alleare, al contrario è un partito che si deve combattere, né più e né meno di come si deve combattere la variante di destra del sistema, cioè FdI, Lega e Forza Italia (quest’ultima in realtà assai più vicina ideologicamente al PD di quanto possa sembrare se non fosse per le sparate pseudo “machiste” e goliardiche di Berlusconi…). Scegliere di allearsi con il Partito Democratico significa non avere capito nulla della realtà politica attuale oppure averla capita perfettamente e nonostante ciò perseguire lucidamente in quella direzione. Non so se sia peggio essere stupidi o lucidi opportunisti ma è del tutto irrilevante.
Il PD è il baricentro politico e ideologico del sistema neoliberale e neoliberista come e forse anche più di quanto non lo sia la destra. Il fatto che oggi sia formalmente all’opposizione dell’attuale governo è del tutto irrilevante. Con la destra condivide le questioni fondamentali, l’adesione ai capisaldi ideologici, economici e geopolitici del sistema capitalista e la collocazione internazionale del paese, e diverge su alcuni aspetti (neanche tutti…) che riguardano le questioni di genere (cioè un femminismo sessista e aggressivo sempre più lontano dalla realtà vera) e le rivendicazioni lgbtq+. Del resto, su qualcosa dovranno pur dividersi (ma è una sostanziale sceneggiata…) per alimentare l’illusione che nell’attuale contesto storico-politico esista ancora una reale dialettica politica fondata su diverse e conflittuali visioni del mondo e della realtà. Il fatto che questa apparente conflittualità sia spinta al parossismo serve proprio a camuffare la sostanziale omogeneità politica di queste forze politiche, per lo meno sulle questioni fondamentali.
Naturalmente non nutrivo particolari aspettative nei confronti del partito di Conte però pensavo che sarebbe stato quanto meno un pò più intelligente e lungimirante di quanto ha dimostrato di essere. Porsi senza nessuna mediazione di genere “politicista” e “tatticista” come forza di opposizione sociale, lo avrebbe sicuramente fatto crescere in consensi e gli avrebbe consentito di prosciugare anche una discreta fetta di elettori “pidini”, anche nella prospettiva di sostituirsi al PD stesso, o meglio, di costruire una forza comunque organica al sistema ma un pochino più accettabile da parte dei ceti popolari rispetto al salottiero, radicalchic e perciò ripugnante PD.
E invece neanche questo. Ha prevalso, appunto, il tatticismo e il localismo. Come se il problema oggi fosse quello di vincere le elezioni in Lombardia. Ridicolo. Registro quindi la totale incapacità o non volontà da parte di Conte di volare alto, di lavorare alla costruzione di una reale forza di opposizione sociale. A mio parere pagherà nel tempo questa scelta scellerata ma non è certo affar mio.
Non esistendo, allo stato delle cose, quella forza politica Socialista in grado di rappresentare i ceti popolari, le classi subalterne e il mondo del lavoro e di porsi come una reale alternativa ideale, politica e culturale all’ordine neoliberale e neoliberista (stendo un velo pietoso sui cespugli rosa alla “sinistra del PD…), non posso che invitare a disertare le urne per lo meno alle prossime elezioni regionali. Del resto la vita non termina con le scadenze elettorali e le elezioni sono soltanto uno dei terreni della lotta politica. Il lavoro che abbiamo di fronte è ben più arduo e di una difficoltà immane ma può anche essere nello stesso tempo entusiasmante.
Fonte foto: Tgcom 24 (da Google)