Dopo qualche anno di anomalia politica scaturita dal troppo peso che ancora si dà alla volontà popolare – reminiscenze novecentesche di obsolete convinzioni sulla vita democratica – è stata effettuata la necessaria correzione civilizzatrice. Ora possiamo godere di una buona competizione partitica nella quale si potrà snocciolare sano marketing aziendale e si potranno avvicinare orizzonti razionali. Ci possiamo incantare di fronte alla sinistra post-sessantottina liberale e moderata alleata della sinistra riformatrice fio-tedesca liberale e moderata. Entrambe coperte dalla sinistra degli affari privati liberale e moderata a sua volta compagna di giochi di una piccola cellula, la sinistra manageriale liberale e moderata. Scorrendo verso destra troviamo la destra padronale liberale e moderata che si differenzia nettamente dalla destra arcaico/federalista liberale e moderata. Al centro i nuovi arrivati i tecno/pirati populisti liberali e moderati. Ma un sistema non può funzionare senza una salutare opposizione. Per questo ruolo si prestano alla perfezione i post-fascisti liberali e moderati.
La ricchezza dell’offerta così aggiunge gusto al piatto della democrazia. Lo starnazzare compulsivo dei rappresentanti liberali e moderati suddivisi in club all’interno delle arene del giornalismo moderato e liberale renderà i loro tifosi sempre più orgogliosi davanti agli schermi. A istruire sulle giuste condotte personali ci penseranno gli intellettuali moderati e liberali. Così la Governance liberale e moderata potrà finalmente e in via definitiva schiacciare, annientare, silenziare, ridicolizzare queste menti piccine e arretrate che ancora agognano un parassitismo improduttivo, che si ostinano a straparlare di Giustizia, di sfera pubblica, di Stato, dei poveri falliti malsanamente definiti classi popolari. Il loro castigo appare quanto mai necessario per rendere l’Italia un vero Paese liberale e moderato. Una prigione costruita nel nome della libertà, del moderatismo, della civiltà d’impresa.
Fonte foto: Dagospia (da Google)