Non c’è nulla di più antidemocratico delle “primarie”, spacciate invece dai neoliberali come il trionfo della democrazia
Nulla di più falso. La logica delle primarie si fonda proprio sull’annullamento del vero dibattito democratico in favore degli “umori”, del “sentito dire”, di una immagine, di un’espressione, un volto, un sorriso visti o ascoltati più o meno distrattamente in televisione.
Alle primarie di un partito possono votare tutti, anche quelli di un partito opposto e contrario. Chiunque può esprimere il proprio voto per le ragioni più disparate che molto spesso nulla hanno a che vedere con i contenuti, i programmi, la strategia e la linea politica dell’esponente politico al quale si dà la preferenza.
Un segretario di partito, come era giustamente una volta, dovrebbe essere eletto dagli iscritti e dai militanti di quel partito, dopo un lungo e approfondito dibattito interno.
Al di là degli esiti nefasti (e soprattutto di un patrimonio politico e umano enorme colpevolmente dissipato) che abbiamo tutti sotto gli occhi, la fase costituente che portò allo scioglimento del PCI e alla costituzione del PDS, rappresentò un grande esercizio di democrazia. Centinaia e centinaia di migliaia di militanti di quel partito per un anno si confrontarono e si scontrarono e il livello della discussione era altissimo. Un confronto molto spesso drammatico, lacerante, sia sul piano politico che soprattutto umano. Quello fu un momento di alta politica, con una partecipazione di popolo straordinaria, in quantità e in qualità.
Ma questo valeva anche per i congressi di quei partiti della cosiddetta prima repubblica, sia pure con tutti i loro difetti: le cordate, le correnti e le sottocorrenti organizzate, i pacchetti di tessere, le clientele, tutto quello che volete. Ma non c’è dubbio che in quei partiti si discutesse veramente. Gli intellettuali si mescolavano con gli operai, gli uomini con le donne, i dirigenti con i militanti delle sezioni più sperdute del territorio nazionale.
Ciò a cui assistiamo invece oggi è soltanto spettacolo, finzione. Le primarie sono una burla, possono forse andar bene per decidere il cantante di maggior gradimento, ma non certo per eleggere un leader di partito.
L’elezione di Elly Schlein a segretaria del PD non è il risultato di una vera discussione politica ma dell’effetto mediatico. Al grigio amministratore privo di ogni appeal e soprattutto di idee, il “popolo” pidino (per lo più una media e spesso medioalta borghesia garantita) ha preferito la giovane Schlein, altrettanto povera di idee e contenuti ma con un appeal che va incontro ai desiderata e agli umori di quella borghesia “ZTL”, “progressista e di sinistra” di cui sopra.
Altro non c’è.
Fonte foto: SkyTG24 (da Google)