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Il femminismo della differenza getta la maschera
“Arrivata divisa a Filadelfia la famiglia democratica ne esce unita, e ne esce unita proprio in quanto non ha nascosto sotto il tappeto la polvere dei suoi conflitti interni. Non è la prima volta: otto anni fa, ricorda Obama, “Hillary e io eravamo rivali, ed è stata dura, ve lo dico, perché lei è tosta e non molla mai, ma poi abbiamo fatto squadra, perché entrambi sapevamo che in gioco c’era qualcosa di più grande di me e di lei”. Adesso c’è di nuovo in gioco qualcosa di più grande di tutti i giocatori in campo. È l’America plurale e post-razziale di Obama, che non si può lasciare alla revanche bianca e proprietaria di Trump; è il sempreverde American dream, che non si può rovesciare in un American nightmare alimentato dalla paura, e se a Filadelfia lo dice Bloomberg che diventò sindaco di New York dopo l’11 settembre ci si può credere; è l’America di Black Lives Matter, che i muri li vuole abbattere e non innalzare; è l’America di Occupy Wall street, che un formidabile Sanders ha saputo far pesare nella contrattazione con Hillary contro i lasciti neoliberali di Bill; è l’America delle donne che nella prima donna alla Casa Bianca vedono la dimostrazione che non ci sono limiti al desiderio di qualunque donna”. Convention Filadelfia http://www.internazionale.it/opinione/ida-dominijanni/2016/07/28/convention-filadelfia-clinton
A pronunciare queste parole non è un “grande elettore” di Hillary Clinton bensì – audite, audite – Ida Dominijanni, storica penna del sedicente quotidiano comunista Il Manifesto, intellettuale comunista(?…) e soprattutto una delle leader indiscusse del femminismo della differenza.
Complimenti, verrebbe da dirle di primo acchito. La realtà supera di gran lunga la fantasia, è il caso di dirlo.
La Dominijanni non propone un sostegno tattico alla Clinton dettato dalla necessità. Per la serie serie:”Ragazzi, turiamoci il naso e votiamo la Clinton perché altrimenti vince Trump, cioè la destra xenofoba, razzista, ecc. ecc.”. Se così fosse, il suo ragionamento, per quanto assolutamente non condivisibile, per lo meno dal mio punto di vista (perché Clinton e Trump sono solo le due facce di una stessa medaglia e non avrebbe nessun senso parteggiare per l’una o per l’altro), sarebbe comunque politicamente accettabile.
Nossignori. Lei celebra la Clinton, in quanto donna, perchè rappresenta “l’America delle donne che nella prima donna alla Casa Bianca vedono la dimostrazione che non ci sono limiti al desiderio di qualunque donna”.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da mettersi le mani nei capelli. L’essere donna rappresenta quindi per la Dominijanni un valore aggiunto, una “specificità” che va oltre qualsiasi altra considerazione. Poco se non nulla conta il fatto che la Clinton sia l’espressione delle grandi lobby finanziarie, dei grandi gruppi di pressione sionisti, delle multinazionali che dissanguano il pianeta, dell’apparato militare-industriale, cioè dei cosiddetti “poteri forti”, quelli che comandano negli USA e purtroppo non solo negli USA ma in gran parte del mondo. Quelli che succhiano risorse ai popoli della terra, che scatenano guerre, bombardano, occupano militarmente, uccidono centinaia di migliaia di persone con i loro embarghi e le loro politiche imperialiste e guerrafondaie, rovesciano governi legittimi, organizzano colpi di stato, destabilizzano intere aree del mondo, armano organizzazioni terroristiche. Gli stessi che finanziano la sua campagna elettorale, insieme allegramente – come potevano mancare? – alle petromonarchie dell’Arabia Saudita e del Kuwait, note a tutti per l’attenzione che hanno per i diritti umani e civili Ecco chi finanzia la campagna elettorale di Hillary Clinton
La Clinton è colei che ha scientemente proseguito la politica di Brzezinski, cioè il progetto di destabilizzazione sistematica di tutta l’area che va dall’Asia centrale fino all’Africa, che prevedeva e prevede (anche se oggi la resistenza siriana e sciita e l’intervento della Russia hanno dato uno stop a questa politica) la distruzione degli stati nazionali e la creazione di una serie di stati e staterelli su base etnica e confessionale. Le ricadute concrete di questo progetto imperialista sono state le guerre e l’occupazione dell’Afghanistan, dell’Iraq, prima ancora la guerra e lo smembramento della ex Jugoslavia, l’aggressione alla Siria e alla Libia, e tutti gli altri interventi militari in Somalia, in Ciad, nello Yemen e via discorrendo.
La Clinton è una delle mandanti politiche e morali della guerra contro la Libia, colei che brindò di fronte al macabro spettacolo del linciaggio del suo presidente, Gheddafi, ad opera delle bande jihadiste sostenute dalla Nato e dai suoi alleasti sauditi e qatarioti. Ecco un famoso video in cui questa campionessa di femminismo e di diritti umani da esportare, pronuncia sorridente le testuali parole, riferendosi all’ infame aggressione alla Libia e all’assassinio di Gheddafi:” Siamo venuti, abbiamo vinto, lui è morto”
Tutto ciò è del tutto indifferente alla Dominijanni che scrive un panegirico celebrativo in suo favore. Perché quello che conta è che una donna vada alla casa Bianca. Anche se cinica e spregevole, anche se complice di gruppi industriali e finanziari che non esitano a scatenare guerre per fare profitti e difendere i loro interessi.
Il femminismo della differenza getta la maschera (da quel dì che l’aveva gettata ma in pochi hanno occhi per vedere…) e si rivela per quello che è: un’ideologia sessista il cui “prius” è l’appartenenza di genere, oggettivamente funzionale (come altri femminismi…) al sistema capitalista dominante, come appare evidente.
Mi sembra che ci sia poco altro da aggiungere perché i fatti parlano da soli. Dopo di che, chi vuole, ci dia pure dei maschilisti, lo prenderemo a questo punto come un apprezzamento…