Il grande disprezzo


L’aumento delle pensioni minime di soli tre euro è sintomatico della società neofeudale in cui siamo e versiamo. Il dramma è l’accettazione passiva del “grande disprezzo” e del “vuoto politico”. Nel gioco delle parti e degli equivoci i subalterni subiscono l’ennesima pubblica mortificazione. Elevare le pensioni a 621 euro significa condannare non alla povertà ma alla miseria i più fragili, coloro che nel momento più difficile dell’esistenza dovrebbero essere sostenuti socialmente. L’aumento è tanto più scandaloso, se si considera l’enorme quantità di denaro utilizzato per armare le guerre in atto. Non secondaria è l’evasione fiscale, quest’ultima con le tecnologie presenti potrebbe essere risolta, invece si è “assai cauti a identificare coloro che evadono”. Il problema è annoso, la destra come la sinistra ancora una volta si mostrano forze sociali espressione delle classi agiate. La destra aumenta le pensioni minime umiliando i pensionati, ma le sinistre arcobaleno nulla hanno fatto per migliorare qualitativamente la vita di coloro che vivono una ingiusta condizione. Siamo in pieno neo-feudalesimo, i dominati sono trattati come “servi della gleba”, essi non sono persone per i dominatori, ma creature spettrali che debbono accontentarsi di un obolo. Sui media di sistema, in genere, si annuncia l’aumento a grandi titoli, ma si evita di quantificarlo e per oscurare la vergogna, si afferma che l’obiettivo è portare le pensioni a mille euro.

Il senso di un aumento quantitativo di una pensione o di uno stipendio consiste nell’aumentare il potere di acquisto o nel difendere il potere di acquisto, in questo caso siamo nell’assoluta irrazionalità. Tre euro non migliorano il potere di acquisto, corrispondono ad un kg di zucchine o a mezzo cavolfiore. Non si difende neanche il potere di acquisto delle medesime pensioni, già in sé, misere, poiché l’inflazione è galoppante ed erode il potere di acquisto tanto più che i servizi  come la “sanità”  sono ormai privatizzati. Se non si ha denaro, si è costretti ad attendere un tempo infinito. I pensionati sono anziani, per cui se si considerano i vari aspetti della vita sociale si deduce che essi non vivono, ma sopravvivono. Se sono fortunati, possono contare sui figli, se non possono usufruire dei casi fortunati dell’esistenza la loro esistenza è infernale, dolorosa e solitaria. La lenta agonia di milioni di cittadini e di cittadine è dinanzi a noi da decenni di sistema liberale che ha saccheggiato i diritti sociali con le fanfare dei diritti civili. Il silenzio con cui tale provvedimento è stato accettato e le critiche sollevate sono semplici anodini dinanzi a tale tragica realtà, la quale è la prospettiva verso cui gran parte della popolazione si avvia. I lavoratori precarizzati e mal pagati non possono che avere la visualizzazione del loro destino nei pensionati con l’aumento di tre euro. Il lavoro precario e lo sfruttamento dei lavoratori preparano i servi della gleba del futuro con le pensioni ridotte a niente. Il sistema contributivo premia i ricchi, ovvero coloro che versano molti contributi, mentre i precari e i proletari non possono che versare briciole per la loro futura miseria. Dobbiamo prendere atto di tale condizione, non dobbiamo distogliere lo sguardo, ma unirci per la comune lotta per la dignità di ogni essere umano e di ogni lavoratore. Nessun partito di governo verrà a salvarci, per cui bisogna ricostruire una opposizione capace di fondare legami tra le generazioni e progettare il rispetto della Costituzione quotidianamente vilipesa nei suoi principi.

Fonte foto: Oggi (da Google)

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