Gaza. Nel deserto del capitalismo


Non si può non  inorridire dinanzi alle affermazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, specchio e ornamento del capitalismo americano, che propone il trasferimento dei palestinesi nel deserto. Gaza si appresta a diventare una enclave sotto il controllo israeliano e americano. Gaza è un affare, già in recenti interviste, Trump ha sottolineato l’ottimo clima, per cui si presta a diventare un concentrato di ville e resort. Il mare su cui, inoltre, si affaccia ha immensi giacimenti di gas. Cemento ed energia sono il volano dell’economia del capitalismo in perenne crisi. Tutto è mostruoso,  ma nulla di nuovo sotto il cielo d’acciaio del “libero mercato”, è solo il capitalismo nella sua verità senza veli e senza i mille mascheramenti dei diritti civili a cui i popoli si assoggettano nel chiasso della chiacchiera.

Sanremo si appresta, in tale clima, ad essere l’oppiaceo di scarsa qualità e di buona  tenuta per impedire alla pubblica ragione di valutare le iniziative trumpiane e i processi degenerativi in corso.

La proposta di trasferire i palestinesi nel deserto ricorda il progetto nazista di spostare, come fossero merci, gli ebrei nel Madagascar.  Il nazismo, in fondo, non è stata una terza via, ma la verità del capitalismo.  I nazisti hanno applicato le logiche coloniali in Europa e hanno estremizzato la logica della produzione libera da ogni vincolo etico e metafisico. Il capitalismo nasce nel sangue e nel dolore atroce del commercio triangolare: i neri prelevati dalle regioni africane, selezionati e schiavizzati sono stati venduti negli Stati Uniti e il loro lavoro ha consentito l’accumulo di capitali da investire nelle industrie. I neri non erano riconosciuti nella loro umanità, per cui erano trasferiti come merce da usare nei luoghi da usare e consumare fino all’ultimo granello di energia.  Gli operai delle grandi industrie della Prima Rivoluzione industriale erano contadini strappati ai loro villaggi da industriali rapaci. Tutto è stato di conseguenza, in una ferrea logica sillogistica e quella violenza è giunta fino a noi, ed è con noi. Non vogliamo vederla, non vogliamo essere informati, si preferisce sopravvivere e non riconoscere che siamo implicati in tale realtà.  Gli ebrei furono eliminati dopo che i nazisti constatarono che il  progetto del loro trasferimento nell’isola africana  era impossibile. Oggi, malgrado le differenze temporali e storiche  anche i palestinesi subiscono una sorte simile. Non possono decidere del loro destino e non hanno scampo. Sono nella morsa di un capitalismo senza cuore e senza concetto. Nessuna pietà per un popolo che ha subìto l’incenerimento del proprio territorio e, ciò malgrado, vorrebbe rientrare nella sua terra dove, forse, vorrebbe ricominciare a vivere per dare onore ai morti e a coloro che hanno combattuto.

E oggi Donald Trump ribadisce  il suo progetto e la sua soluzione al problema palestinese e contemporaneamente le sanzioni colpiscono la Cpi per le indagini su Israele , e il governo italiano è con gli Usa. La verità è l’intero, per cui da ogni aspetto la si guarda la realtà è semplicemente disumana.

L’atto stesso di pensare ad un trasferimento di un popolo che ha assistito alla sua agonia e ora è costretto ad ascoltare simili iniziative, non può non destarci dal sonno in cui siamo: la nostra non è una democrazia. La democrazia è parola, è riconoscimento della pari dignità di ogni popolo e persona, altrimenti è solo l’esoscheletro senza sostanza di una ideologia senza credibilità. Anche questo inquieta, si sta logorando la fiducia nei principi della democrazia, per cui si apre la via che conduce al nulla. Si decide sulla pelle dei palestinesi arsa dai bombardamenti, dalla polvere e dal dolere cocente di un popolo a cui si vuole sottrarre la terra. Non si può non tacere sulla gerarchia razziale fondata sulla ricchezza: i potenti del mondo con il loro servidorame decidono per i sudditi, i quali, a parer loro, devono obbedire o morire. Siamo dinanzi alla verità, al nucleo  mortale che muove il capitalismo, ovvero un illimitato desiderio di potenza e di ricchezza che risponde in modo irriflesso solo alla legge dell’accumulo esponenziale del denaro e del dominio. È un automatismo che si infiltra ovunque, è nel nostro corpo, ciò malgrado la nostra natura umana solidale ci consente ci pensare e di capire. La verità ora la possiamo guardare e non ci saranno oppiacei che ci renderanno stupidamente innocenti.

La verità dei “signori e padroni della terra” è esposta con la calma nervosa dei burocrati e, se resteremo indifferenti, ancora una volta, procederanno. Ogni popolo può fare qualcosa e agire per difendere con la democrazia i palestinesi e ogni popolo oggetto di dinamiche disumanizzanti.  Il popolo americano e israeliano potrebbero essere i  protagonisti di una rinascita della umanità nella giustizia con il loro “no” a tutto questo.  Le classi dirigenti non sono i popoli, pertanto le voci possono elevarsi ovunque e rovesciare le logiche della violenza che regnano sovrane, ma nulla è eterno,  e che con il loro ritmo incalzante pare stiano consumando l’umanità, la verità e la giustizia. Ciascuno deve far sentire la propria voce, non si deve tacere. Le tragedie del passato, se si ripeteranno non troveranno innocenti ma solo colpevoli.

Fonte foto: da Google

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