Il trionfo del Front National alle ultime elezioni francesi era decisamente scontato.
La neodestra nazionalista, populista, interclassista e “antieuropeista” (ma niente affatto anticapitalista) va ad occupare uno “spazio elettorale” completamente abbandonato da una “sinistra” (le virgolette sono d’obbligo) che ha sposato, in tutto e per tutto, l’ideologia, le “ragioni” e soprattutto le politiche (non solo economiche) del Capitale e del Mercato. La “sinistra” ha scelto insomma di diventare la garante di quella “governance” tanto cara ai cosiddetti padroni del vapore, cioè al grande capitale finanziario (ma non solo) trans e multinazionale, finendo per aderire totalmente al “progetto” liberista.
Questa metamorfosi della “sinistra” avvenuta negli ultimi decenni (che l’ha portata ad essere una cosa altra rispetto a quella che era) non poteva non favorire la crescita della destra, sia pure parzialmente depurata di alcuni di quegli aspetti ideologici che la rendevano politicamente impresentabile.
Ma quali settori sociali e quali interessi rappresenta la nuova destra francese (ed europea)?
Il FN, come dicevo, è una forza politica interclassista che vede al proprio interno la convivenza e la convergenza di più gruppi sociali intorno ad una stessa proposta politica. Il nucleo centrale è formato da quella parte di media e anche alta borghesia che, a causa del processo di globalizzazione capitalista, ha perso la sua centralità politica, essendo stata collocata politicamente ai margini dal grande capitale multinazionale, e che ambisce ad essere di nuovo protagonista. Per questa ragione sogna il ritorno al vecchio stato-nazione all’interno del quale era egemone. Su questo progetto riesce ad aggregare ampi strati di piccola e piccolissima borghesia impoverita dalla crisi economica ma anche di settori operai, popolari o comunque socialmente marginali che, ideologicamente “disarmati” perché ormai sprovvisti di qualsiasi coscienza e identità di classe, finiscono per vedere nella massiccia presenza di immigrati (anche questa, ovviamente, dovuta alle contraddizioni insanabili e irrisolvibili dell’organizzazione e della divisione capitalistica del lavoro a livello mondiale) la controparte, l’origine e la causa del progressivo e inesorabile peggioramento delle loro condizioni di vita. Un vero e proprio depistaggio ideologico, un clamoroso autogol (di cui le classi subalterne non sono consapevoli), una guerra fra poveri che i vertici del FN (e di tutta la nuova destra europea) alimentano scientemente, per ovvie ragioni. Su tutto ciò mettiamoci una bella spruzzata di nazionalismo (da sempre una componente molto potente nella storia e nella tradizione francese, più che in altri paesi europei) e di nostalgia per la “grandeur”, cioè per i fasti della Francia grande potenza colonialista e imperialista al pari di altre grandi potenze imperialiste, e il gioco (si fa per dire…) è fatto.
Questo è il collante politico e ideologico che lega questi gruppi sociali diversi e potenzialmente (e io aggiungo, oggettivamente) antagonisti. Lo scambio è evidente. “Nel nuovo stato-nazione che andremo a formare quando saremo usciti dall’UE – spiega l’alto borghese (dotato di coscienza di classe, a differenza degli altri) al piccolo e piccolissimo borghese e al proletario – io tornerò ad essere politicamente egemone e a dettare le regole (cioè a fare il padrone), voi resterete quello che siete (cioè dei subalterni) però in quanto cittadini francesi, sarete “garantiti” e non dovrete più temere gli effetti della globalizzazione, cioè l’immigrazione selvaggia che vi toglie il lavoro, che porta insicurezza sociale, delinquenza e ora anche il terrorismo”.
E’ ovvio che in assenza di una coscienza e di una identità di classe (scientemente distrutta) da parte dei ceti popolari e subordinati e in presenza di una “sinistra”che da una parte smantella lo stato sociale, precarizza il lavoro, applica alla lettera le direttive e i ricatti dell’UE e dall’altra si fa paladina dell’ideologia politicamente corretta, il messaggio “neodestro” ha buon gioco e trova terreno più che fertile.
Il Partito Socialista (ma anche il resto delle altre forze di “sinistra”) è totalmente allo sbando. Hollande, per cercare di recuperare consensi, non trova di meglio che rincorrere la destra, spostandosi a sua volta sempre più a destra (senza virgolette), intensificando la politica neocolonialista e imperialista della Francia (soprattutto dopo gli attentati di Parigi) e restringendo gli spazi di libertà e di agibilità democratica in virtù della lotta al terrorismo.
In ultima analisi, siamo di fronte ad un gioco delle parti in cui “sinistra” e “destra”, o meglio, l’attuale “sinistra” e l’attuale “destra”, sono chiamate ad assolvere al loro compito, quello per cui sono state reclutate.
Il FN fa solo finta di opporsi al grande capitalismo internazionale, ma in realtà non ha alcuna intenzione di farlo. Il suo obiettivo, come dicevo prima, è appunto quello di permettere a quei settori di borghesia nazionale di cui sopra di recuperare in parte il terreno perduto e di diminuire per quanto è possibile i flussi di immigrazione. Ma i vertici stessi del FN sanno che è impossibile perché il capitalismo ormai globalizzato ha necessità di una massa di lavoratori precari, flessibili e quanto più possibile privi di diritti. Ergo, oltre a depistare ideologicamente la gran parte dei loro elettori, alimentando una criminale e reazionaria guerra fra poveri, li prendono anche in giro (la “sinistra” fa esattamente lo stesso anche se da posizioni apparentemente diverse…).
In tutta questa situazione, naturalmente, registriamo la drammatica assenza di una Sinistra di classe, degna di questo nome, capace di parlare efficacemente alle masse popolari, di spiegare le contraddizioni vecchie e nuove determinate dai grandi processi di ristrutturazione e trasformazione capitalistica degli ultimi decenni, di ricomporre un fronte popolare e sociale ampio in grado a sua volta di porre le fondamenta per un’alternativa all’attuale ordine sociale e politico che oggi si incarna nell’Euro e nell’UE (e nella NATO).
Una Sinistra capace di leggere e interpretare lucidamente la realtà e, lasciatemelo dire, libera dalla paccottiglia ideologica politicamente corretta che ha contribuito in misura determinante a portarla all’attuale disastro.