Elon Musk


La disputa a distanza tra Mattarella e Elon Musk pone a “confronto la politica e il privato”, ma in tale diatriba il pubblico e il privato si fondono e si confondono mostrando che la politica è ormai flatus vocis. Siamo dinanzi alla verità svelata, si potrebbe affermare che il “re è nudo”.

La campagna per la presidenza di Trump è stata all’ombra di Elon Musk; l’imprenditore è stato uno dei massimi finanziatori della campagna elettorale. Ora che il risultato è stato ottenuto, il finanziatore con il suo immenso potere economico esce allo scoperto e dimostra che tra politica e finanza non ci sono filtri: è la finanza a controllare la vita politica che risponde solo agli interessi dell’oligarchia. L’intrusione dell’imprenditore sudafricano nelle “scelte politiche italiane” e la risposta stizzita di Mattarella sono parte di una verità che tutti conoscono, ma che si fa fatica a rendere pubblica, ovvero la finanza guida la politica. I popoli sono soltanto pedine da manovrare.

L’arroganza dell’imprenditore che interviene negli affari interni italiani ha quasi un valore di disvelamento di un’altra verità che in tanti conoscono: l’Italia è una semicolonia a traino statunitense. Sono i finanzieri a dettare legge negli Stati Uniti e sono i medesimi che tengono sotto lo zoccolo del dominio la nostra nazione. Tutto si sta sfaldando rapidamente, ormai non ci sono ideologie, etiche e opposizioni politiche reali che possano contenere la supremazia della finanza sulla politica, quest’ultima si estende in modo tentacolare dagli Stati Uniti ai suoi satelliti. La deglobalizzazione in corso e la regressione generale della vita civile nell’Occidente non potranno che portare ad un balzo in avanti dei privati che gestiscono la vita politica e pubblica curvandola sugli interessi gerarchici delle plutocrazie.

Con la sconfitta della globalizzazione l’artiglio statunitense peserà in modo ancor più pressante sull’Europa. Già Lenin affermava che i parlamenti nelle democrazie occidentali  erano istituzioni formali e non sostanziali, in quanto le decisioni erano prese nei salotti dell’aristocrazia finanziaria. Il parlamento era solo un passaggio burocratico, un filtro che ingannava i subalterni, i quali giudicavano i loro stati democratici per la sua esistenza e per le campagne elettorali. Ora che tutto è stato consumato – i partiti di opposizione sono inesistenti mentre i popoli sono ridotti, dopo decenni di manipolazione, a massa amorfa – si può procedere a normalizzare la gestione privata della politica, la quale si inoltra, in tal modo, verso il “niente” che corrisponde al saccheggio del pubblico. L’indifferenza verso tale verità è il pericolo più grande. Siamo ad un passo dalla barbarie compiuta, poiché i privati con il loro immenso potere finanziario hanno svuotato le istituzioni di ogni credibilità etica e ideologica.

I ceti subalterni senza partiti che li possano rappresentare sono facile preda di demagoghi e di ideologie conservatrici e reazionarie. Siamo nell’anno zero della nostra civiltà. Senza politica le comunità implodono nella violenza, in quanto il controllo dei privati sulla politica è negazione del “senso della politica”. La politica è sintesi degli interessi dei cittadini; la barbarie è la supremazia del potere finanziario che può schiacciare  “i piccoli” e “rovesciare” in ogni momento i loro diretti servitori. Il disvelamento della terribile verità del nostro tempo può essere occasione di consapevolezza comunitaria o il punto finale di una lunga erosione delle istituzioni e dei diritti che conduce ad un tempo di oscurantismo e violenza.

Fonte foto: CNN (da Google)

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