Disertare il Capodanno
Il Capodanno è la ricorrenza che più di tutte le altre simboleggia il contesto sociale nel quale ci troviamo. In questo senso è altamente significativa.
Chi sta dentro e chi sta fuori, gli inclusi e gli esclusi, gli integrati e gli emarginati, i “fighi” e gli “sfigati”.
L’ultimo dell’anno è un giorno di angoscia per la gran parte delle persone che non hanno una festa “figa” dove andare o dove provare ad “imbucarsi”; è la celebrazione della inclusione e della esclusione sociale.
E’ la festa di chi si diverte e di chi finge di divertirsi (se ci riesce) ma in realtà è disperato anche se deve fingere di non esserlo altrimenti precipita o viene fatto precipitare nell’oscurità abissale del mondo degli sfigati, dei disperati. Che sono la maggior parte delle persone. Lo hanno capito da molto tempo anche le amministrazioni comunali che organizzano megaconcerti in piazza per l’ultimo dell’anno, soprattutto nelle grandi città, con centinaia di migliaia di persone. Del resto, mal comune mezzo gaudio, come si suol dire, e anche condividere la sfiga ha il suo (importante) risvolto consolatorio, sia dal punto di vista psicologico che sociale.
Del resto, se si è “sfigati” per tutto l’anno come poter diventare, come d’incanto, dei “fighi”, proprio l’ultimo dell’anno?
Prigionieri di questa gabbia, molti fingono di disinteressarsi del Capodanno ma in realtà “lavorano” già da settimane se non da mesi per rimediare una festa e una location che non assomiglino a quelle del ragionier Fantozzi e dei suoi colleghi Filini, Calboni e, naturalmente, della mitica signorina Silvani. L’angoscia aumenta con l’avvicinarsi dell’ora X senza aver trovato un buco dove intrufolarsi. Per molti, questa “incapacità” potrebbe essere devastante.
Altri cercano di cavarsela con il famoso “E’ un giorno come tutti gli altri!” ma è una bugia che si raccontano, una sorta di training autogeno perché, in effetti, il Capodanno non è un giorno come tutti gli altri. E’ il giorno in cui gli “inclusi”, i vincenti, celebrano loro stessi e la loro condizione alla faccia degli “esclusi” e dei perdenti. Del resto, i primi non avrebbero senso di esistere senza i secondi.
Finito il Capodanno, gli esclusi e i perdenti (cioè la gran parte delle persone) tirano un sospiro di sollievo, per la serie “Anche quest’anno ce l’ho fatta, sono sopravvissuto”.
Cari amici e amiche, non c’è soluzione se non distruggere (soprattutto dentro noi stessi) questa “ricorrenza”. Non fatevi del male, statevene a casa, anche se siete da soli, preparatevi una cenetta, vedetevi un bel film o un bel documentario sulla vita animale e prendete placidamente sonno. E’ l’atto più rivoluzionario che potrete fare in questo giorno.