Ho letto l’intervista rilasciata ad un giornale da uno pseudo intellettuale di “sinistra” di cui non faccio il nome per ragioni di decenza e soprattutto perché non ho nessuna voglia di aprire una polemica personale, dal momento che la questione che mi accingo a riportare non riguarda soltanto lui ma una pericolosissima tendenza che si sta diffondendo in certi ambienti della “intellighenzia” salottiera liberal e radical(chic).
Questo di seguito è uno stralcio di quella intervista. Leggete questa perla:
“Si tratta di rimettere in discussione il suffragio universale attivo e passivo. Ma, e su questo voglio essere molto chiaro, non in base ai criteri aristocratici, sessisti, razziali e censitari con cui fino a buona parte del Novecento anche i governi liberali hanno negato il diritto di voto a un numero variamente alto di persone.
Bensì soltanto sulla base di conoscenze e competenze basilari che dovranno essere fornite dalla Scuola pubblica (per esempio attraverso la reintroduzione dell’educazione civica e politica, aggiornata al nostro tempo), oppure da scuole serali gratuite per coloro che hanno superato l’età degli studi obbligatori.
Del resto, per esercitare qualunque professione ci vogliono degli attestati, così come per guidare un autoveicolo occorre la patente, direi che è tempo di organizzarsi affinché anche un’attività fondamentale come quella del votare (e del candidarsi) sia democraticamente concessa a tutti coloro che potranno certificare l’acquisizione di competenze basilari rispetto al diritto costituzionale, alla teoria e prassi politica, alla storia (non solo ma principalmente italiana) etc. Non è più tollerabile assistere allo spettacolo penoso di trasmissioni televisive che, andando a interrogare normali cittadini o, peggio, politici che occupano cariche importanti, documentano lacune imbarazzanti e sfondoni ridicoli”.
Non so se è chiaro…
Il “nostro” sta dicendo che per avere diritto al voto bisogna possedere una serie di requisiti “culturali”. In caso contrario questo diritto deve o dovrebbe essere negato a chi non li possiede.
In base a tale ragionamento decine e decine di milioni di persone (quelle che la Sinistra una volta rappresentava e che invece – a prestar fede a quello che sostiene questo personaggio – dovrebbe ora escludere…) solo in Italia non avrebbero potuto godere del diritto di voto così come tuttora moltissime non ne potrebbero godere, dal momento che ancora, quasi esclusivamente fra i ceti popolari, ci sono molte persone che hanno scarse e limitate competenze in fatto di diritto costituzionale, storia e soprattutto “teoria e prassi politica”. Che facciamo? Le escludiamo? Gli togliamo il diritto di voto? E’ ovvio, peraltro, che chi ragiona in questo modo finge di non sapere che sono e saranno sempre i ceti socialmente meno abbienti a disporre di minori “requisiti” culturali rispetto a quelli abbienti.
Sconcertante e solo apparentemente paradossale che questa balsana idea salti in mente ad un intellettuale di “sinistra”. Vorrei ricordare che quella per il suffragio universale è stata una battaglia portata avanti da tutte le Sinistre in ogni contesto e in ogni epoca, per lo meno da quando esiste la Sinistra, proprio in contrapposizione alle Destre che avevano invece una concezione elitaria ed escludente della politica. Curioso e, come dicevo, solo apparentemente paradossale che a sostenere una simile “tesi” sia un “intellettuale” di “sinistra”. Ma in realtà non lo è affatto. Perché il non detto è che quella gente priva di requisiti culturali finisce per votare quelle forze populiste, “brutte, sporche e cattive” che tanto sono disprezzate (insieme a quella gente che le vota…) dall’intellighenzia liberale e di “sinistra”. Non si interroga, il “nostro”, sul fatto che forse il problema non è quella gente che vota quelle forze populiste (spesso turandosi il naso o perché non ha niente di meglio per cui votare…), ma quella pseudo “sinistra” neoliberale del tutto organica al sistema dominante dalla quale – non si capisce per quale oscura ragione – i ceti popolari dovrebbero sentirsi rappresentati. Per lui e per tutti quelli come lui il problema è la gente ignorante, incolta, imbarbarita e abbrutita che invece di scegliere le forze “responsabili”, opta per i “populisti”.
Che poi è esattamente la stessa accusa che muovevano una volta le elite liberali e le Destre storiche nei confronti di quei ceti proletari e popolari che votavano per le Sinistre.
Mi pare che la contraddizione (ammesso, a questo punto, che sia tale e non sia invece l’inevitabile e “coerente” approdo di questa “sinistra” elitaria, salottiera e neoliberale…) è a dir poco macroscopica.
Sempre in tema, un po’ di tempo fa, mi trovai a parlare con un altro pseudo intellettuale di “sinistra” (convinto sostenitore del PD), in questo caso, un “artista”, un pittore, anche affermato (secondo me solo un mediocre pallone gonfiato malato di narcisismo), che abita nel mio stesso palazzo, Siccome aveva avuto problemi nel suo condominio con gente di livello culturale e sociale basso, mi diceva che secondo lui bisognerebbe pensare a dei regolamenti o a delle leggi che consentano ai condomini di un palazzo di poter decidere chi ha diritto ad acquistare e quindi a vivere in un determinato condominio. Sempre secondo lui ci sarebbero dei paesi anglosassoni (ma non ricordo quali) dove sarebbe in vigore questa prassi (non so se si riferisse ad una legge o appunto a semplici “usi e consuetudini”…). Anche in questo casi, i criteri dovrebbero essere di natura “culturale”. Ma è evidente anche ai sassi che nella stragrande maggioranza dei casi, come dicevo poc’anzi, l’assenza di requisiti culturali corrisponde necessariamente ad una determinata condizione sociale…
Verrebbe da dire, stendiamo un velo pietoso su tutto ciò, ma non è possibile, perché è proprio questa gent(aglia) che fa dei danni enormi, gettando i ceti popolari nelle braccia della destra.
Prima ci liberiamo di questa “sinistra” e prima saremo in grado di combattere efficacemente anche la destra.