La cultura patriarcale è, di fatto, morta da tempo. Tutt’al più può esserci ancora qualche ruggine e qualche pallido residuo, sparso qua e là, nelle province più sperdute dell’impero, per dirla con una battuta.
E la ragione di ciò è molto semplice. L’attuale sistema capitalista non sa più che farsene del patriarcato per tante ragioni che ho più volte spiegato in tanti articoli e anche nel mio ultimo libro. Non ci torno perché non è questo l’oggetto di questa breve riflessione.
Nonostante ciò viene tenuto artificialmente in vita, come si fa con una persona in coma cerebrale irreversibile.
E anche in questo caso la ragione di ciò è evidente anche se ci sembra apparentemente paradossale, contraddittorio. Se si ammettesse, infatti, che il patriarcato (e il maschilismo, che della cultura patriarcale è la diretta conseguenza) è morto, automaticamente e contestualmente dovrebbe morire anche il femminismo (è ovvio che se non c’è più il maschilismo non ha senso neanche l’esistenza del femminismo…).
Siccome però quest’ultimo è oggi un mattone, anzi, il mattone fondamentale dell’attuale ideologia neoliberale dominante, la “cultura” patriarcale deve essere tenuta in vita artificialmente a tutti i costi. O meglio, deve essere tenuta artificialmente in vita l’idea che l’attuale società sia ancora dominata dalla cultura patriarcale e maschilista.
E questo innanzitutto per ragioni ideologiche – la funzione del femminismo come “falsa coscienza necessaria” è oggi di importanza fondamentale per il sistema – e poi, in seconda battuta, perché oggi il femminismo, direttamente o indirettamente, rappresenta una risorsa da cui non si può prescindere per un esercito di giornaliste, opinioniste, accademiche, avvocatesse (e avvocati), psicologhe, servizi sociali, centri antiviolenza (per sole donne, ovviamente, si esclude a priori che gli uomini possano essere vittime di violenza da parte delle donne, e la violenza agita sui minori e sugli anziani da parte delle donne, oltre che degli uomini, non è presa neanche in considerazione dal momento che i CAV esistono solo e soltanto per la violenza subita dalle donne da parte degli uomini…), esponenti politiche, donne in carriera nei più disparati ambiti (quote rosa, discriminazioni cosiddette “positive”, leggi ad hoc) e donne che costruiscono la loro carriera in virtù della loro appartenenza sessuale.
Il maschilismo residuale – per lo meno quello che ancora sopravvive – è una patetica e ridicola parodia di atteggiamenti pseudo machisti già patetici e ridicoli di loro. Anche perché questi atteggiamenti non corrispondono a nessuna reale forma di dominio o di potere, tanto meno sulle donne, e quindi sono del tutto innocui, oltre che patetici.
Ma proprio per questo – perché sono al contempo innocui e pur necessari – vengono tenuti artificialmente in vita e alimentati.
Fonte foto: Pasionaria.it (da Google)