La premessa è che non sono ovviamente un esperto, scienziato, virologo, infettivologo e altro, e come tanti altri cerco di farmi un’opinione sulla base di quello che vedo e ascolto, sui numeri e i dati che ci vengono forniti e su quello che dicono gli esperti, cioè gli scienziati, i virologi e gli infettivologhi di cui sopra. Ed è evidente che i suddetti esperti si sono divisi e diventa difficile per le persone comuni capire come stanno realmente le cose. Anche perché non è che Remuzzi o Bassetti (o altri) sono diventati improvvisamente degli sprovveduti e Galli o Burioni (o altri) degli illuminati da Dio, o viceversa. Hanno solo opinioni diverse sul virus e su come affrontarlo e combatterlo. La differenza sta solo nel fatto che quelli appartenenti al secondo gruppo, a differenza dei primi, sono quelli che dettano la linea ufficiale del governo. Resta il fatto che questa divergenza di opinioni e interpretazioni, che trova ampio spazio sui media, non può non ingenerare indecisione e anche confusione nella gente comune, come è normale che sia. Onde per cui, anche il sottoscritto, si fa (è costretto a farsi) un’opinione sulla base, come ripeto, di quello che vede, legge e ascolta.
Mi pare proprio che anche questa divergenza di opinioni nell’ambito della cosiddetta comunità scientifica che, ripeto, vede scienziati di riconosciuta capacità, dividersi (magari anche perché appartengono a cordate politiche differenti e/o hanno interessi diversi di vario genere?…) abbia favorito un approccio ideologico e molto poco razionale da parte della gente comune alla questione covid, che invece dovrebbe essere affrontata in modo, appunto, razionale, lucido e scientifico (per quanto possibile). Avere smarrito questa lucidità e questa razionalità ha fatto sì che la stragrande maggioranza delle persone si sia divisa in “securitaristi” da una parte e “negazionisti” dall’altra (uso questi termini per semplificare e per capirsi e senza intenti dispregiativi) alla stessa stregua dei tifosi di una squadra e di un’altra che si insultano e si azzuffano.
Il risultato è che si assiste a comportamenti irrazionali e spesso veementi e gratuiti, per cui può capitarti di passeggiare per la strada e incontrare qualcuno (che non ha nessuna autorizzazione a farlo…) che ti intima, con un certo cipiglio e a volte con atteggiamento aggressivo, di alzare la mascherina fin sopra il naso, oppure dall’altra gente che se ne frega altamente e si ammucchia tranquillamente in un bar o in una festa con decine di persone che ballano, bevono, sudano e…si infettano.
Penso che un approccio meno ideologico (e meno da bar sport…) e più equilibrato da parte di tutti – e quando dico tutti, intendo dire tutti, in primis di chi fa politica e ha delle responsabilità, sia al governo che all’opposizione, e soprattutto di chi fa informazione – sarebbe stato di fondamentale importanza nell’affrontare la pandemia e nell’aiutare le persone ad assumere atteggiamenti più equilibrati e responsabili in tutti i sensi, su un versante e sull’altro.
Mi pare di poter dire che così non è stato. Il dibattito sul covid si è svolto sulla stessa identica falsariga del dibattito politico (e parlando di dibattito lo sto nobilitando…) a cui assistiamo normalmente nei vari salotti e salottini mediatici dove esponenti del governo e dell’opposizione si azzuffano o fingono di azzuffarsi. Per lo meno di fronte ad una situazione di emergenza come questa, sarebbe stato auspicabile uno scatto di responsabilità e di maturità che invece non c’è stato e, appunto, anche e soprattutto la crisi covid è servita fin da subito a polarizzare strumentalmente le rispettive posizioni partitiche. Sia chiaro, che questa non vuole essere una sorta di posizione ecumenica da parte mia né tanto meno quella di uno che si erge sul monte a pontificare. Sono perfettamente cosciente che la dimensione politica entra in ogni angolo della nostra esistenza. Mi piacerebbe però che questa dimensione politica, che presuppone, ovviamente, anche il dividersi, avvenisse ad un certo livello di maturità e consapevolezza e non a quello, bassissimo, a cui assistiamo.
Chiarito questo, dirò la mia sul covid sulla base dell’idea che mi sono fatto in questi mesi, cioè di quello che, da persona comune e non esperta, ho maturato, per lo meno fino a questo momento. Nulla osta che potrei cambiare idea sulla base di fatti, numeri, percentuali, statistiche, dati oggettivi. Non essendo, appunto, un esperto e non disponendo di quei dati e di quelle informazioni che sarebbero necessarie, la sola cosa che posso fare per raccapezzarci qualcosa è affidarmi alla logica, alla quale, per la verità, sempre ricorro. E proprio partendo da considerazioni logiche o che credo tali, sono giunto alla conclusione che sbagliano sia i “negazionisti” che i “securitaristi”.
Partiamo dai primi, cioè coloro che sostengono che il virus sia una invenzione di una fantomatica “spectre” mondiale di cui farebbero parte i governi di tutte le grandi potenze (comprese quelle in conflitto fra loro, come USA e Cina), in combutta con le industrie farmaceutiche, con lo scopo, i primi di controllare l’umanità attraverso la cosiddetta “dittatura sanitaria”, e le seconde di fare profitti. Poi, naturalmente, ci sono anche altre tipologie di “negazionisti”. Quelli che sostengono che il complotto sia stato ordito dalla Cina (quelli di destra) e quelli che sia stato invece concepito dalla CIA o dal Mossad (di estrema sinistra ma in alcuni casi anche di estrema destra), più varie sottospecie. Ma la sostanza è sempre la stessa.
Questa “tesi”, a mio avviso, è in parte una sorta di rassicurazione psicologica e in parte una semplificazione ideologica. In questo modo, infatti, individuando la responsabilità di tutto ciò che accade nel pianeta in una specie di “stanza dei bottoni” dove i “cattivi” di tutto il mondo” muovono le leve e ordiscono i loro complotti, si semplifica la (estrema) complessità del sistema di dominio capitalista (con tutte le sue conflittualità e divisioni fra stati, gruppi di potere, economici ecc.) e ci si rassicura dal punto di vista psicologico. Una volta individuati i “cattivi”, basterà metterli in condizione di non nuocere e il problema sarà risolto. Un termine di paragone a mio parere efficace, per capire quanto sto dicendo, è il dibattito sulla questione dell’immigrazione. Per molti (per lo più a destra ma ce ne sono parecchi anche nell’area “sovranista” e qualcuno addirittura in sparute frange dell’estrema sinistra) l’immigrazione non sarebbe determinata dalle contraddizioni strutturali del sistema capitalista e imperialista bensì dal fatto, appunto, che esistono dei “cattivi” – leggi Soros e le ONG (che certamente del sistema capitalistico fanno parte) – che organizzano il traffico di migranti per i loro interessi economici e politici. Una volta eliminati questi ultimi, il problema immigrazione sarebbe risolto e il “sistema” può continuare a funzionare come e meglio di prima. E’ ovvio come alla fin fine, questo modo semplicistico e rassicurante di interpretare le cose sia funzionale al sistema stesso e nello stesso tempo depistante. Il modo di ragionare di queste persone è stato più o meno lo stesso con la questione del covid. Ma fin qui siamo in fondo ancora nell’ambito delle opinioni. Torniamo invece alla logica.
Giorni fa ho letto un articolo che spiegava come Cuba, il solo paese socialista al mondo, attualmente, per quanto mi riguarda – la cui economia si fonda pressochè quasi esclusivamente sul turismo – sia stata costretta a chiudere ai turisti provenienti da tutto il mondo da ormai sei/sette mesi per via del covid. E naturalmente, anche a Cuba sono state applicate le stesse misure di cautela, prevenzione, distanziamento ecc. che sono stata applicate anche da noi, con tutte le conseguenze del caso, pesanti per noi, figuriamoci per i cubani che sono sotto embargo e che non hanno accesso ai fondi del “recovery fund” o altri per la semplice ragione che non fanno parte, per scelta politica, peraltro del tutto condivisibile, dei vari organismi internazionali e fondi monetari vari di cui fanno parte i paesi capitalisti. La situazione si sta facendo pesantissima in quel paese che vive praticamente quasi del solo indotto turistico, e dove da qualche tempo hanno anche cominciato a razionare alcuni generi alimentari (e alcuni non si trovano praticamente più).
Ora, mi chiedo e chiedo: quale interesse avrebbe il governo cubano a mettere in ginocchio la propria economia, il proprio paese, il proprio popolo, rischiando una crisi profonda e anche una implosione/esplosione sociale (che non scoppia soltanto perché c’è un consenso diffuso, radicato e di massa della gente nei confronti del governo) se avesse contezza del fatto che il virus è un’invenzione della propaganda imperialista o una “banale influenza”, come viene definita da alcuni? La risposta è ovvia: nessuno, naturalmente.
Perché ho citato Cuba? Perché, se la logica non è acqua fresca, il governo cubano – se avesse ritenuto che il covid è un mero strumento della propaganda imperialista o una banale influenza – avrebbe avuto l’occasione di prendere due piccioni con una fava, come si suol dire, aprendo ancora di più al turismo e denunciando contestualmente la manipolazione ad opera della propaganda imperialista o della presunta “spectre” trans-imperialista. Certo, si potrebbe obiettare che anche il governo cubano sia stato completamente corrotto e coinvolto nella e dalla “spectre mondiale” ma anche questa è una contraddizione logica, per la semplice ragione che i danni provocati dal lockdown sono sicuramente superiori (e di molto…) ai benefici che lo stesso governo cubano potrebbe ottenere allineandosi ai diktat della presunta “spectre trans-imperialista”. Anche ipotizzando la corruzione di tutti i singoli ministri, dirigenti e membri vari dell’apparato cubani, la contraddizione logica resta. Che interesse avrebbe infatti la “super spectre mondiale” a corrompere i dirigenti di una piccola isola di pochi milioni di abitanti che produce solo zucchero, sigari e qualche noce di cocco?
Veniamo ora ai “securitaristi”.
Questi ultimi (come i “negazionisti”, del resto), essendo schierati ideologicamente, tendono a non osservare i fatti e ad assumere un atteggiamento tra l’allarmato e il catastrofista.
Ora, i fatti mi pare che ci dicano che il covid è una patologia grave ma non gravissima, per lo meno per una gran parte della popolazione (quella più giovane, relativamente più giovane, di media età e in discreta salute), che la grande maggioranza dei contagiati è asintomatica oppure ha sintomi lievi o spesso anche gravi ma solo in una relativamente esigua (sul totale) minoranza dei casi l’esito è fatale, per lo meno in questa fase di seconda ondata del virus, per tutta una serie di ragioni (siamo più preparati, più accorti, più consapevoli, conosciamo meglio e di più il virus e sappiamo come contenerlo, e forse ha perso anche una parte della sua carica virale). Nella maggior parte di questi ultimi, si tratta di persone anziane e affette da altre patologie, il più delle volte gravi. La vera criticità è che l’aumento del numero di coloro che hanno necessità del ricovero nei reparti di terapia intensiva, laddove il virus si propagasse in modo esponenziale, oltre a provocare un numero maggiore di decessi, rischierebbe di portare al collasso il sistema sanitario che non sarebbe più in grado di gestire la situazione. A quel punto si innescherebbe un circuito vizioso che porterebbe al fatto che anche tante altre persone, affette da tante altre patologie, si troverebbero a non avere quell’assistenza di cui hanno necessità, con tutte le (gravi) conseguenze del caso.
Mi pare di poter dire che sia questa l’emergenza, oltre, naturalmente, agli effetti devastanti dal punto di vista economico e sociale che la crisi covid ha provocato, e su questa ci si sarebbe dovuti concentrare.
E cosa è invece successo?
E’ successo che per impedire la diffusione del contagio si sono rese necessarie tutta una serie di misure di contenimento, a partire dal lockdown; misure che però a volte sono state contraddittorie, e questo ha provocato un ulteriore e comprensibile disagio fra la gente. E ancora una volta ci si è concentrati su questioni tutto sommato secondarie se non irrilevanti come l’uso della mascherine, dividendosi in fazioni, fra “no mask” e “sì, mask”, oppure tra chi invoca misure di contenimento e sanzioni per chi non le rispetta ancora più dure e repressive e chi invece grida all’attentato alle libertà costituzionali. E’ interessante notare che entrambi gli schieramenti sono politicamente trasversali: una buona parte del “popolo di sinistra” ma anche della parte più moderata di quello di centrodestra è schierata con il governo, mentre la parte più “radicale” del “popolo di destra”, insieme ad una discreta quota di “popolo di estrema sinistra” (se così può essere definito data la sua esiguità) grida alla “dittatura sanitaria” e all’attentato alle libertà e ai diritti sanciti dalla Costituzione. Curioso che a farlo siano coloro che da sempre sputano sulla Costituzione (penso a buona parte del popolo leghista e addirittura dei gruppi neofascisti) ma anche questo è uno dei tanti paradossi creati da questa situazione.
Tutto ciò ci depista e ci allontana dalle questioni veramente importanti che a mio parere sono ben altre e sono quelle a cui ho fatto cenno prima. La questione vera è che nonostante gli sforzi encomiabili di tutto il personale medico e paramedico, il sistema sanitario italiano rischia di collassare per la semplice ragione che negli ultimi trent’anni la sanità pubblica è stata in parte smantellata o comunque fortemente indebolita dalle politiche neoliberiste – portate avanti da tutti i governi che si sono avvicendati – che l’hanno sacrificata sull’altare del pareggio di bilancio imposto dall’UE e dai suoi diktat. Onde per cui la sanità, che dovrebbe essere collocata al primo posto nell’agenda e nella scala di valori di qualsiasi stato civile e democratico, è stata retrocessa agli ultimi posti. Del resto, la sanità – quando è pubblica – rappresenta una spesa ma non comporta profitti.
Ed è proprio questo, cioè la responsabilità politica di chi ci ha governati per lo meno negli ultimi trent’anni demolendo o indebolendo il SSN per obbedire ai diktat dell’UE, che si deve rimuovere. E a tal fine, va bene scaricare ogni responsabilità su quelle persone che non rispettano le misure cautelative, sui giovani che si assembrano o su quelle che si ammassano sui bus o sulle metropolitane (del resto, queste ultime, cosa dovrebbero fare?…). Con questo non voglio assolutamente de-responsabilizzare le singole persone ma solo analizzare la realtà nella sua totalità. E scaricando tutto sulle spalle di quei singoli cittadini che hanno comportamenti poco responsabili o anche del tutto irresponsabili, i veri responsabili di questa situazione si chiamano fuori. La campagna mediatica allarmistica, il più delle volte con accenti da terrorismo psicologico, da cui siamo bombardati dalla mattina alla sera ha fondamentalmente questo scopo. E’ necessario trovare il capro espiatorio che in questo caso è l’untore, cioè la persona riottosa a rispettare le regole. Sia chiaro che non sto affatto giustificando questo atteggiamento che è del tutto in linea con la visione liberal-liberista e ”anarco-capitalista” della realtà (anche se i “riottosi” si sentono dei ribelli e credono di stare facendo una battaglia in nome della libertà…), ma è evidente che il nocciolo del problema è altrove.
In ultima analisi, come uso purtroppo concludere spesso le mie riflessioni, anche e soprattutto in questa vicenda, si avverte drammaticamente l’assenza di una forza autenticamente socialista e alternativa all’ideologia dominante, in grado di elaborare un’analisi lucida, razionale e adeguata della realtà.