Invito a leggere questa analisi interessantissima di Pierluigi Fagan, lucida come sempre, ricchissima di spunti, al di là della sua condivisione o meno (ed io, in buona parte, la condivido), che naturalmente necessiterebbe, per quanto mi riguarda, di un’analisi altrettanto lunga e complessa per riprendere tutti i punti toccati. https://pierluigifagan.wordpress.com/2016/12/05/andando-incontro-alla-tempesta-senza-mappe-e-bussole-litigando-in-un-vascello-di-cui-non-abbiamo-il-timone/
Ma a quel punto tanto varrebbe fare una serie di articoli per snocciolare, uno ad uno, tutti i temi affrontati. Cosa che non escludo di fare, con la modestia dei miei mezzi, prossimamente.
Per ora, mi limito ad una sola osservazione critica che mi è sorta spontanea dopo aver letto il pregevole articolo.
Ma è possibile che un teorico e un analista della complessità di tale calibro e spessore come Pierluigi Fagan, quando si tratta di affrontare il tema della relazione fra i sessi, butti nel cestino tutta quella complessità di cui sopra, che pure contraddistingue il suo metodo di indagine e il suo pensiero, e riproponga, para para, come si suol dire, la narrazione ideologica femminista della storia e della realtà (della relazione fra i sessi)?
Di primo acchito mi verrebbe da dire che è sconcertante. Poi però uno ci ripensa e si rende conto che non c’è un solo intellettuale che sia uno (per lo meno fra quelli riconosciuti come tali…) che produca una sia pur pallida critica nei confronti del femminismo. Quindi non ci si stupisce se un altro ancora – fra i tanti – sia allineato e coperto sotto questo aspetto.
E’ crollato tutto – come spiega Fagan – ma veramente tutto: “cosucce” come il comunismo, il socialismo ecc. e anche i concetti di eguaglianza e democrazia non stanno tanto in salute…
Insomma tutto quello che poteva crollare è crollato, siamo in una fase nuova (e inquietante) un tunnel al termine del quale non si vede luce, e però una certezza, che brilla come una cometa nella notte, sembriamo averla: il femminismo, o meglio, la sua ricostruzione della storia, giudicata infallibile, naturalmente anche da Fagan. E, anche se può apparire paradossale, proprio il fatto che nella complessità della sua analisi dedichi appena una riga o due per riproporre la logica del sempiterno e scontato dominio maschile, conferma la sua adesione, praticamente scontata (“Che diamine, non c’è neanche bisogno di approfondire, vogliamo scherzare?…) all’ideologia femminista.
Che dirvi, sarà che tutti “tengono famiglia”, metaforicamente parlando (tradotto, ma chi me lo fa fare di mettermi contro uno dei pilastri, forse il più potente, che caratterizza l’attuale “spirito dei tempi”?…), e però anche quelli in cui riponiamo più fiducia, non tanto per la loro erudizione (sono in tanti ad essere eruditi e non per questo costituiscono un pericolo per i padroni del vapore, anzi…) ma per il loro approccio alla realtà (appunto la famosa complessità…) che dovrebbe metterli al riparo dai dogmi e dai luoghi comuni, quando si affronta questo tema cadono clamorosamente. E tutta quella complessità di cui sopra – di cui pure, meritevolmente, sono teorici e studiosi, al di là, ripeto, della condivisione o meno delle loro analisi – si capovolge nel suo esatto contrario, e cioè in una sconcertante e disarmante banalità e adesione acritica a uno dei mattoni dell’attuale ideologia dominante, e sfido chiunque a sostenere che non lo sia (basta vedere che capolavoro di personaggio è stato nominato come ministro dell’istruzione…)
Peccato.Un vero peccato.
Ricordo che a scuola i prof. dicevano sempre ai genitori nei colloqui:“E’ un ragazzo intelligente, sveglio, brillante ma non si applica” (lo dicevo anche io per un breve periodo che ho insegnato in un liceo…).
Nel caso specifico (ma non riguarda certo il solo Fagan, pur meritevole di stima, per tanti versi) è forse il caso di dire:”E’ un pensatore molto intelligente, colto e complesso ma non è un cuor di leone…”.