Il sistema di dominio liberal ricorda la morte di Olivero
Toscani. Le reti unificate di Stato e private lo venerano e lo ricordano. Se si
pone lo sguardo, è il caso di dire, alla lunga carriera e alle foto per le
quali è divenuto una icona estetica del nostro tempo, non si può non notare la
sua organicità al potere capitalistico post 68’. Nel 1973 fu accusato di
blasfemia con il suo “chi mi ama mi segua”. Pasolini in modo lucido e critico
ben individuò in tale immagine-messaggio il sintomo di un’epoca che stava
perdendo ogni senso del sacro e del pensiero per deviare verso la religione
unica del piacere nella forma del capitalismo.
Non si tratta solo di “morale”, ma di una constatazione
storica, ovvero la libertà del 68’ è lo strumento con cui la mercificazione
diventa totale e rompe gli ormeggi da ogni vincolo, per cui tutto è
mercificato. Il piacere e l’idolatria del corpo sono posti sull’altare e ad
essi si accede mediante il denaro. Si mercifica e si compra, con questo gesto
pseudo liberatorio tutto è a disposizione e a forma di denaro. Il sesso è merce
e l’essere umano ipersessualizzato rinuncia alla rivoluzione politica e del
concetto per essere solo un corpo da esporre e da godere.
Dietro le immagini patinate della Benetton che ritraggono
bambini di ogni colore ma vestiti in modo eguale, c’è la decadenza delle
democrazie occidentali, che omologano con la mercificazione libertaria e
riportano le differenze alla radice unica delle mercificazioni. Le foto sugli
escrementi artistici, anch’esse sono parte di questo processo di liberazione da
ogni tabù; Olivero Toscani rompe l’ultimo tabù le ritrae e le rende banali. La logica della rottura dei tabù con cui una
intera epoca declina la libertà non poteva che giungere a mostrare anche i
rifiuti organici posti “in una nuova luce”. Se manca il concetto e il senso,
non resta che il corpo. Alla fine di questo processo di “liberazione”, in cui
l’immagine diventa il veicolo dell’emancipazione nichilistica, in realtà poco o
nulla cambia, poiché le foto riflettono le idee della classe egemone. Sono idee
che liberano da ogni limite al fine di rendere ogni esperienza vitale
accessibile al mercato.
Tale veicolo iconico, mentre libera e riflette l’omologazione
libertaria ed esalta il nichilismo valoriale impone una visione del mondo non
pensata in modo critico e non svelata nei suoi rapporti strutturali e
sovrastrutturali. La liberazione da ogni tabù diventa un dogma che serve a
celare i rapporti di forza vigenti e lo sfruttamento con le immagini patinate
di un occidente che trasforma il nichilismo in liberazione. La parola tace, per cui non
restano che le immagini. La dissacrazione della chiesa e dei suoi valori, non a
caso, ha comportato grande notorietà al
fotografo, ma a tale “facile dissacrazione” non ha corrisposto lo svelamento
del capitalismo e la concettualizzazione per immagine del sistema di dominio e
sfruttamento. Il nemico dell’umanità è il capitalismo, lo constatiamo
quotidianamente, ma si esalta l’uomo e il fotografo che ha dissacrato la
chiesa, che ormai è solo un appendice del sistema e non è più realtà
sostanziale delle dinamiche di dominio.
L’articolo che Pier Paolo Pasolini scrisse nel 1973 sul
Corriera della Sera a commento della pubblicità dei jeans è lucido e reale e
andrebbe riletto. La laicità al tempo del capitalismo è assolutamente nuova, in
quanto essa è “innocente”, poiché esalta le pulsioni senza senso di colpa e di
etica, essa invitava e invita a vivere “senza ideologie” e a lasciarsi andare
senza inibizioni agli istinti con innocenza regressiva. Il nuovo potere neocapitalistico può fare a
meno della chiesa e usarla come strumento per le sue campagne di vendita e di
riposizionamento antropologico dell’essere umano, e ciò Pasolini lo ben
comprese ed espresse in modo nitido. Siamo dinanzi alla morte dell’essere
umano, poiché il pensiero e il sacro sono sostituiti in modo automatico
dall’innocenza delle pulsioni.
La libertà non è riducibile al laicismo nichilistico,
quest’ultimo è una nuova formula ingannevole con cui il potere intende dominare
e omologare in modo che il consumo senza lo scandalo del pensiero possa vivere eternamente. Pasolini definì lo slogan
come l’espressione della seconda rivoluzione industriale e della mutazione dei
valori. Sta a noi porci in senso critico verso tale esperienza estetica per
poterla valutare nella sua verità storica. Le accuse di blasfemia della chiesa
non aiutano a comprendere, Pasolini lo evidenzia, anzi…sta a noi farci veicolo
di un processo di decodifica razionale delle immagini del nostro tempo per
svelare la verità di cui sono l’espressione.
Non fu dunque un rivoluzionario Oliviero Toscani, ma attraverso di lui un’intera epoca si svela nella sua ordinaria verità. Affermò che è più facile fotografare le guerre che i bambini, durante la campagna pubblicitaria Benetton nel 2018. Lo spirito del tempo si rivela anche nelle immagini come nelle dichiarazioni, nelle quali possiamo specchiarci e restare inchiodati all’interno della cornice riflettente o possiamo deviare verso altre direzioni, dopo aver pensato il nostro tempo storico con le sue contraddizioni. Ancora una volta collettivamente e individualmente possiamo decidere di non seguire le immagini con i suoi riduzionismi, ma elaborare altre prospettive libertarie umanizzanti in cui ritrovarci.