Non sono, ovviamente, un “lombrosiano”, però ammetto di aver sempre trovato decisamente inquietante il ghigno perennemente scolpito sul volto dell’ultralaicista, ultraliberista, filosionista nonchè sostenitrice della eticità dei “bombardamenti umanitari” della NATO, Emma Bonino. Forse ancor più di quello scolpito sul volto del suo padre spirituale e politico, Marco Pannella, e, addirittura, audite, audite, di quello della Boldrini (che supera di gran lunga la Santanchè da questo punto di vista, anche se un’ osservazione superficiale potrebbe trarre in inganno).
Si tratta in tutti e tre i casi, di millantatori, di falsi libertari; in realtà sono solo esempi viventi di quella falsa coscienza tanto necessaria ai padroni del vapore per poter confondere le acque e la testa della gente. Se non fosse per questo potrebbero essere equiparati a quei piazzisti che si vedono sui film western, quelli che giravano per i paesi, salivano su una sedia e cercavano di vendere ai gonzi che ci cascavano, per ignoranza o per superstizione, le loro pozioni “magiche”.
Una cosa è certa: i veri libertari, penso ad esempio agli anarchici storici di una volta, si rivolterebbero nella tomba al solo pensiero di essere accomunati a questi tre loschi figuri.
Ma veniamo ai fatti. Oggi la Bonino ci spiega che “se posso donare un rene in questo Paese perché non posso donare un utero? Io non lo farei, ma non capisco perché non si deve fare”.
Bonino su Vendola padre perchè no
E’ lo stesso ipocrita ritornello che è stato ripetuto in questi giorni da tanti esponenti, non solo politici, ma anche giornalisti, “intellettuali” ecc, sia di centrosinistra che soprattutto di centrodestra.
La contraddizione è evidente. Cosa significa infatti “Io non lo farei ma non vedo perché non si debba fare”, come dice la Bonino, oppure, come ho ascoltato spesso, fra cui l’ultimo, in ordine di ascolto, Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera ospite da Lilli Gruber (altra campionessa di pseudo “sinistrismo” politicamente corretto), che ha più o meno detto: “Io non sono d’accordo con la scelta di Vendola però non metto in discussione che si sia trattato di un atto di amore da parte sua e anzi trovo assolutamente grave il giudizio di tanti in questi giorni nei suoi confronti”.
Intanto è bene stabilire che non si tratta affatto di un “dono”, come ha impropriamente e improvvidamente (e a mio parere, anche in palese malafede), dichiarato la Bonino, ma di una spregevole e bieca compravendita di esseri umani dove ad essere comprati sono sia la donna che “affitta” il proprio utero sia il “prodotto” di tale affitto, cioè il figlio che lei ha avuto in grembo e che le viene sottratto, come se fosse una qualsiasi merce, un qualsiasi oggetto, che so, un prodotto artigianale o manifatturiero. Certo, date le condizioni di lavoro e di esistenza di tante donne (e di tanti uomini) in tantissimi paesi del mondo, vendere il proprio utero e il proprio figlio può essere anche (relativamente) molto redditizio. Meglio “lavorare” al caldo e al riparo in una clinica per nove mesi per diecimila o ventimila euro (cioè l’equivalente di una vita o quasi di lavoro per tante donne e uomini del terzo mondo) piuttosto che essere sfruttate in una fabbrica oppure in uno dei tanti bordelli di Bangkok, Singapore o Manila.
Ma questo non cancella di certo la gravità dell’atto di chi compra, anzi, lo rende a mio parere ancor più insopportabile, appunto perchè si gioca su un ricatto ancor più subdolo che è quello di far leva sull’”utile”, cioè sul vantaggio economico che ne ricaverebbe e che in effetti, sotto un certo profilo, ne ricava, chi vende. E’ evidente che siamo di fronte ad una nuova, più sofisticata e a mio avviso anche più vergognosa forma di colonialismo e di mercificazione. Per non parlare ovviamente degli effetti e delle conseguenze che tutto ciò potrebbe comportare sulla psiche di quei bambini ai quali prima o poi gli si dovrà inevitabilmente spiegare, specie se i genitori sono gay e non coppie etero (ma non è che cambi molto, anzi non cambia proprio nulla…), che sono stati comprati dalle loro mamme naturali, le quali però non sono delle vere e proprie mamme ma persone, ridotte e meri contenitori, che per soldi li hanno concepiti, partoriti e venduti a terzi, cioè ai loro genitori adottivi. Ora, se tutto ciò è comprensibile, nel caso di bambini adottati, è assolutamente inconcepibile nel caso di bambini comprati, e soprattutto devastante per loro dal punto di vista psicologico, a meno di non pensare, appunto, che un bambino sia un pacco postale o poco più e una madre una specie di macchina incubatrice priva di emozioni e sentimenti. Ammettendo anche che ci siano donne – ed è purtroppo assai probabile che ci saranno perché il processo di mercificazione e di alienazione ha già raggiunto livelli parossistici e ha in larga parte colonizzato l’immaginario psichico di tante e tanti- che si sottoporranno con disinvoltura ad una simile pratica e che opteranno per tale soluzione “consapevolmente” e “liberamente” (come sostiene una parte del mondo femminista), il concetto non cambierebbe di una virgola. Lo scenario che potrebbe aprirsi e che molto probabilmente si aprirà, sarà quello di una nuova forma di prostituzione di massa: non più o non solo il sesso ma l’utero. Come per il fenomeno della prostituzione, ci sarà quindi chi lo farà per necessità e chi per scelta. Resta solo da capire quali saranno le dimensioni e la “qualità” di tale forma di prostituzione e, naturalmente, il volume complessivo dei profitti.
Ora, tornando alle faccende di casa nostra, il cerchio si stringe. O le cose stanno messe nel modo in cui molto sommariamente le ho descritte, e allora Vendola e il suo compagno si sono resi complici di un mercimonio di esseri umani, oppure no. Però allora non ha senso, in questo caso, dire, come hanno detto in tanti “Io non sono d’accordo con la sua scelta ma non va giudicato”, aggiungendo “Salutiamo innanzitutto il piccolo Tobia (il “figlio” di Vendola e del suo compagno)”. Delle due l’una. O Vendola è in errore, e allora invece di salutare il piccolo Tobia (al quale mi sento di esprimere la mia solidarietà più che salutarlo) sarebbe molto più giusto e opportuno stigmatizzare il suo operato, oppure è nel pieno diritto di fare quello che ha fatto e allora non ha nessun senso dire “che non si è d’accordo ma non va giudicato”. Ma, come sappiamo, “cane non mangia cane”, e Vendola fa pur sempre parte del “salotto buono”, sia esso di “destra” o di “sinistra”.
Per concludere questa breve riflessione, circola in questi giorni sulla rete e sui social, non a caso, questa frase di Antonio Gramsci che riporto integralmente:
”La scienza ha il compito disinteressato di rintracciare rapporti nuovi tra le energie, tra le cose. Fallisce solo quando diventa ciarlataneria (…) Il ritrovato scientifico segue la sorte comune di tutti i prodotti umani in regime capitalistico; diventa merce, oggetto di scambio (…) Ecco che il dottor Carrel ha aperto una via nuova alla chirurgia: le possibilità di innesti umani si moltiplicano (…) Il dottor Voronof ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce.
La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno “.
(Antonio Gramsci, 6 giugno 1918)
Antonio Gramsci Sotto la Mole 1916–1920
Ce n’è anche un altra, molto calzante, nel merito, di Karl Marx:
“Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate — virtú, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. — tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.
Karl Marx, Miseria della filosofia 1847
Mi pare di poter dire che la loro profezia si sia avverata o si stia avverando. Non potevano però prevedere che gli alfieri di ciò che essi scongiuravano sarebbero stati proprio coloro che del loro pensiero si autoproclamano eredi. Questo, per quanto mi riguarda, è ancora più intollerabile dei loro comportamenti e delle loro scelte politiche e personali.
P.S. non è affar mio, anche perché non ho dimestichezza né particolare simpatia per le gerarchie vaticane, nè possono essere sufficienti un’ enciclica, per quanto ricca di spunti di riflessione, o alcune prese di posizione su determinati temi, a farmi cambiare idea sulla Chiesa e sulla sua storia, ma Bergoglio non aveva dichiarato che la Bonino è una delle “grandi di questo paese”? Cosa dobbiamo pensare?